Perché Israele ha paura di Ahed Tamimi

Palestine Chronicle. Di Marion Kawas. La narrazione di Ahed Tamimi, che ha recentemente diventato il volto dei giovani prigionieri palestinesi, ha raggiunto un nuovo record nel primo giorno del 2018: Israele ha sottolineato che avrebbe accusato l’adolescente, trasformandola in un esempio di “giustizia israeliana”, il che significa che quasi sicuramente dovrà passare del tempo in prigione.

Il destino di Ahed è lo stesso di quello di tutti i giovani detenuti palestinesi, nati nell’occupazione e nella tirannia, a cui è stata distrutta l’infanzia.

La storia di Ahed mi ricorda la giovane ragazza, forse di 12 o 13 anni, narrata nel film “Jenin, Jenin” la quale affronta la telecamera alla fine del film per dirci, nei termini più agghiaccianti, che ha come obiettivo quello di combattere per la sua gente e che non dimenticherà mai, tanto meno si arrenderà. Aggiungendo anche: “Ho visto cadaveri, ho visto case distrutte, ho visto cose che non si possono descrivere… e ora, dopo aver rovinato tutti i miei sogni e le mie speranze, non ho più vita!” Quella sequenza del film è rimasta con me da quando l’ho visto per la prima volta nel 2003.

E questo è davvero il punto cruciale che circonda il caso di Ahed Tamimi e ciò che rappresenta. Questi ragazzi, costretti a maturare prima del tempo, non hanno mai avuto una possibilità se non quella di essere sotto occupazione o colonizzazione israeliana. Hanno avuto un’ infanzia rubata, le loro vite brutalizzate fin dal primo giorno dai soldati israeliani, le loro famiglie decimate e vessate dallo stato israeliano. Quindi, la domanda su come e perché una ragazza si opporrà ai suoi oppressori israeliani è ridondante, potremmo solo meravigliarci che abbia ancora speranza sul fatto che comunicare con il mondo sia utile. Che ha ancora speranza che il mondo abbia una coscienza.

Perché fino a questo punto, la comunità internazionale è stata più che negligente nel chiamare Israele a rendere conto dei suoi abusi contro i prigionieri politici, ma soprattutto i bambini detenuti. E, nel caso di Ahed, ci sono ampie prove che i suoi carcerieri desiderano farle del male, dal ministro israeliano dell'”Educazione”, che vuole che lei sia condannata all’ergastolo, fino ai suggerimenti sottilmente velati di violenza sessuale da parte di un giornalista israeliano. Con pochissime eccezioni, i paesi che potrebbero esercitare un’influenza su Israele sono stati apertamente complici (come il Canada e gli Stati Uniti) o si sono impegnati nella peggiore forma di ipocrisia come le nazioni dell’UE, con banalità altisonanti mentre continuavano i loro affari come al solito.

Ricordo la famigerata citazione dell’ex primo ministro israeliano Golda Meir, in cui affermava: “Possiamo perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli. Non possiamo perdonarli per averci costretti a uccidere i loro figli. Avremo pace con gli arabi solo quando ameranno i loro figli più di quanto odiano noi”.

Che livello profondo di arroganza e razzismo! È quasi impossibile comprendere il livello implicito di supremazia. E ora, naturalmente, con il pieno appoggio del governo degli Stati Uniti, questa arroganza è eguagliata dall’impunità.

Potremmo chiedere più correttamente: quando i genitori israeliani smetteranno di mandare i loro figli ad essere carne da macello per uno Stato militarista impazzito, costringendoli a commettere crimini di guerra contro altri bambini ancora più giovani? E quando Israele ameranno i loro figli più di quanto temono la presunta minaccia demografica ed esistenziale del popolo e della nazione palestinese?

Le parole della ragazza nel film “Jenin, Jenin”: “Sia maledetta l’occupazione continua e la sua disumanità più del devastante danno fisico al campo profughi di Jenin”. E questo è anche il vero impatto di Ahed Tamimi. Le sue parole, la sua storia, le sue vessazioni da parte dell’esercito israeliano sono un’accusa di tutto ciò che è sbagliato in ciò che Israele rappresenta. Il mondo non ha ascoltato bene nel 2002 la ragazza di Jenin; presteranno attenzione questa volta all’adolescente di Nabi Saleh?

Traduzione di Bushra Al Said