Perché la Palestina?

A cura dell’Abspp onlusPerché la Palestina?
Secondo dati dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, nel 2017 i rifugiati palestinesi erano oltre  5 milioni. Vittime di un conflitto che dura da decenni, risiedono, tra sovrappopolazione, violenza e mancanza di opportunità, in  58 campi profughi distribuiti tra Libano, Giordania, Siria e Territori palestinesi.

La vita quotidiana in Palestina si svolge tra controlli ai check-point, blocchi stradali, richieste di permessi e lunghi viaggi per percorrere piccole tratte. A complicare il quadro vi è la presenza di molti insediamenti israeliani illegali per soli i cittadini israeliani, che a partire dalla Guerra dei 6 giorni (5-10 giugno 1967) si son diffusi all’interno del territorio palestinese della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, e considerati illegali dal diritto internazionale perché violano l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra.

Gaza e il blocco illegale. Il blocco di Gaza. Gaza sotto embargo.

Il blocco della Striscia di Gaza è un blocco terrestre, aereo e marittimo di entrata nella regione imposta da Israele ed Egitto a partire dal giugno 2007.
La Striscia di Gaza confina con Israele, Egitto, e il Mar Mediterraneo. Egitto e Israele hanno chiuso in gran parte le loro frontiere con muri di cemento e filo spinato. Israele esercita il controllo sui tipi di merce che entrano nella Striscia. Il volume delle merci che Israele lascia entrare a Gaza è un quarto del flusso precedente al blocco. Il cemento e l’acciaio sono, fino ad oggi, totalmente vietati, impedendo la ricostruzione della Striscia di Gaza dall’ultima offensiva israeliana. La marina israeliana mantiene un blocco marittimo a tre miglia nautiche dalla costa. L’Egitto, prima dei rivolgimenti democratici del febbraio-marzo 2011, stava costruendo una barriera d’acciaio sotterranea per evitare la violazione del blocco con i tunnel.
A causa dell’embargo i palestinesi sono limitati nei loro movimenti via terra, aria e mare. L’impatto di dodici anni di blocco è ulteriormente accentuato dopo quasi tre anni dalla fine dei 51 giorni di offensiva israeliana del 2014.


Le tre massicce operazioni  militari israeliane hanno provocato moltissime perdite umane e ingenti danni materiali. Dai dati forniti all’Ambasciata Palestinese in Italia, con l’operazione del 2014 la situazione è peggiorata drasticamente: sono morte più di  2.250 persone, quasi tutti  civili, compresi  551 bambini e  299 donne. Più di  11.230 persone sono state ferite, mentre  12.620 case sono state completamente  distrutte e  6.455 sono state  seriamente danneggiate 

Alcuni dati.
Nel 2020 Gaza sarà invivibile”
Il rapporto delle Nazioni Unite: “I parametri economici e sociali si stanno deteriorando rapidamente, in  tre anni si esauriranno le riserve d’acqua potabili.
L’accesso ad acqua ed all’elettricità è discontinuo per la maggior parte degli abitanti. Il  40% della popolazione  di Gaza riceve acqua solo due volte alla settimana. Il  60% fa ricorso a forniture d’acqua non sicure.
Inoltre, fino ad  1 MILIONE di persone potrebbero essere esposte a  malattie mortali portate  dall’acqua.

Oltre  35.000 persone hanno perso la casa e sono rimaste sfollate a causa dell’escalation del 2014. Il  47% delle famiglie di  Gaza vive in uno stato di insicurezza dovuto ai prezzi del cibo troppo alti. L’ 80% dei  2 milioni di abitanti nella Striscia di Gaza dipende dagli aiuti esteri.
Il tasso di disoccupazione qui è al  44%, ma raggiunge il  60% nella fascia tra i  15 e i  29 anni.

 

Il Muro della Vergogna.
Si tratta del muro divisorio più famoso costruito da Israele nei Territori palestinesi occupati. E’ alto  13 metri  ed è lungo  570 km; parte dal nord della città palestinese di Tulkarem scendendo poi verso i quartieri palestinesi di Gerusalemme fino a sud di Betlemme.
Costruito per impedire ed ostacolare il passaggio di civili tra diversi territori, divide soprattutto palestinesi da altri palestinesi.
Nel 2005 persino la Corte Suprema israeliana ha giudicato all’unanimità che la parte della barriera di separazione edificata in territorio occupato è illegale.
La maggior parte dei territori agricoli, delle risorse naturali e delle terre disponibili è di fatto a uso esclusivo degli israeliani.
   
Dheisheh, uno dei tanti campi profughi.
Il campo di Dheisheh è stato fondato nel 1949 su un’area di  0,3km  quadrati all’interno dei confini del comune di Betlemme.
Mentre tutte le case sono collegate alle reti idriche ed eoliche dell’infrastruttura, il  15% delle abitazioni non è collegato al sistema di drenaggio pubblico e utilizzano invece latrine collegate a pozzi neri.
Le Onlus hanno sottolineato la serietà delle minacce al campo di Dheisheh e dei crimini sionisti contro i giovani del campo, soprattutto alla luce di un continuo e deliberato silenzio dei media.
Nel campo si offrono servizi e assistenza sanitaria, cibo, sostegno e assistenza sociale.
Statistiche:
–         Circa  14.000 rifugiati registrati
–         Distribuzione demografica:
–         Due scuole
–         Un centro di distribuzione alimentare
–         Un centro sanitario dell’UNRWA e altri due centri
–         Un centro di riabilitazione comunitario
–         Centro per bambini
–         Un centro per i programmi delle donne

L’ Associazione  Benefica di  Solidarietà con il  Popolo  Palestinese lavora in Palestina dal 1994, operando a stretto contatto con le comunità più vulnerabili e focalizzando l’attenzione in particolare sulla gente bisognosa. Lavora per difendere i diritti umani.

Come contribuire :
  1. Tramite un bollettino postale al conto corrente.
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  1.  Tramite bonifico bancario.
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  1. Recandosi alle sedi dell’A.B.S.P.P. ONLUS.
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