Perché Vladimir comanda e Obama bombarda

RT. Di Pepe Escobar. Sia sul caso NSA che sulla crisi siriana Putin ha giocato a scacchi mentre Obama ha giocato a dama con se stesso – e ha perso. Ogni anno la rivista Forbes pubblica una lista di capi di stato, titani finanziari e potenti uomini d’affari che “governano veramente il mondo”. Si suppone che il Presidente degli Stati Uniti in carica – comandante in capo dell’esercito più letale della storia del mondo – occupi il primo posto.

Eppure non è stato così nel 2010, quando Barack Obama è stato superato dall’allora presidente cinese Hu Jintao, all’indomani della crisi finanziaria causata da Wall Street. Non è così neppure nel 2013, quando in vetta alla classifica compare il presidente russo Vladimir Putin.

Non a caso, Cina e Russia sono i più influenti tra i paesi in via di sviluppo che compongono il BRICS. Le classifiche dei mezzi di comunicazione americani, come “la persona dell’anno” del Time, potrebbero essere irrilevanti, e di solito si dimostrano estremamente provinciali. Ma come colpo propagandistico il riconoscimento americano dell’influenza di Putin non ha prezzo, pur arrivando dopo il riconoscimento de facto da parte della schiacciante maggioranza della vera “comunità internazionale”: i paesi in via di sviluppo.

A conferma di ciò, Forbes sottolinea che “chiunque abbia osservato la partita a scacchi di quest’anno in merito alla Siria e alla fuga di notizie dell’Agenzia Nazionale di Sicurezza, ha ormai un’idea chiara delle dinamiche con cui il potere individuale si sta spostando”.

Ma c’è molto, molto di più. Putin ha lasciato che il caso estremamente delicato di Edward Snowden fosse gestito in totale e assoluta legalità e trasparenza, tra l’altro senza compiacersi della debolezza americana. Putin ha letteralmente salvato l’amministrazione Obama, all’ultimo minuto, da un’altra guerra nel Medio Oriente, che avrebbe potuto avere conseguenze potenzialmente devastanti. Una congiuntura geopolitica pericolosa quanto la crisi missilistica cubana.

Prevedibilmente, i “grandi pensatori” americani, con il quoziente intellettivo collettivo atrofizzato da decenni di supponenza e dalla normalizzazione del complesso Orwelliano/Panottico – ha avuto difficoltà ad affrontare l’evidenza. Mosca non ha bisogno di rappresentare l’iper-potere come debole e/o inaffidabile. I fatti parlano da soli, dalla corsa al galoppo verso la guerra a causa di un’immaginaria “linea rossa” inventata sconsideratamente da Obama all’ubiquo spionaggio sia di “amici” che di potenziali avversari. Durante un’udienza  della Commissione dell’Intelligence, il direttore dei servizi segreti nazionali James Clapper è stato categorico nel dire che la NSA e la CIA non possono spiare i cellulari personali di nessun leader politico senza il permesso della Casa Bianca. Comunque la si giri, quindi, Obama sapeva dello spionaggio ai danni, tra gli altri, della Presidente brasiliana Dilma Rouseff e della Cancelliera tedesca Angela Merkel.

Non c’è bisogno di aver letto Orwell per notare che questo è un altro esempio della visione del mondo dei Padroni imperialisti dell’Universo. E’ “legittimo” spiare gli americani. E’ “legittimo” spiare tutto il Sud del mondo – compresi i più influenti BRICS.

Chiamatelo neo feudalesimo elettronico – dove nessuno, da nessuna parte, è un cittadino in grado di esercitare pienamente i suoi diritti; è solo una specie di contadino senza gloria. Con la Merkel la storia è leggermente diversa: lei è parte del club Padroni dell’Universo, questa è la sola ragione per cui qualcuno a Washington si domanda se la NSA non abbia forse esagerato.

Quel famoso editoriale di settembre del New York Times, in cui Putin distrugge la straordinarietà americana, è riecheggiato forte in tutti i paesi in via di sviluppo perché ha svolto il ruolo di apripista. I cinesi, naturalmente cauti, non l’avrebbero detto così apertamente per primi (l’hanno fatto solo più tardi, chiedendo un mondo de – americanizzato, con enfasi economica piuttosto che politica). Scordatevi gli europei, o anche il Brasile. Solo Putin ha avuto l’autorità di dichiarare ciò che la stragrande maggioranza del mondo pensa ormai da un pezzo.

Nessuno può più sopportare l’eccezionalità degli Stati Uniti. Ancora un esempio: l’assemblea generale dell’ONU, debitamente spiata, ha condannato con una schiacciante maggioranza l’embargo commerciale, economico e finanziario degli Stati Uniti verso Cuba, per il ventiduesimo anno di fila. Il risultato è stato 188 – 2, con tre astensioni. Solo Stati Uniti e Israele hanno votato contro la condanna.

Mentre i cani della guerra e della sorveglianza abbaiano, il caravan russo passa silenziosamente. Putin sta estendendo l’influenza russa nell’Europa Centrale, consolidando nel frattempo la cooperazione con la Germania. La collaborazione strategica cino – russa procede con facilità. La Russia è tornata una giocatrice importante in Medio Oriente. Putin sta cercando di creare un’alternativa multilaterale ai diktat imperialistici americani. È tanto politica aggressiva quanto diplomazia.

Le proverbiali Cassandre americane avranno sempre da ridire sull’economia russa “stagnante”, la “tensione” etnica e religiosa, l’”atrofia politica” a causa dell’”autoritarismo” di Putin, e altri problemi assortiti. Sciocchezze. Questo saggio di The Saker, importante blogger, sottolinea meticolosamente i colpi di scena principali e le correnti sotterranee nelle relazioni USA – Russia nel corso degli ultimi 20 anni – compresa la proverbiale demonizzazione di Putin.

Tornando al contesto geopolitico, Putin ha colto l’attimo ed è probabilmente l’attore chiave per la creazione di un nuovo ordine emergente, alternativo e multilaterale. L’anatra zoppa Obama sembra invece destinata a continuare a fallire.

Pepe Escobar è corrispondente itinerante di Asia Times/Hong Kong, opinionista di RT e TomDispatch e frequente collaboratore esterno per siti web e radio, in un raggio di paesi che va dagli Stati Uniti all’Asia orientale.

Traduzione di Silvia Zanzi