Persecutori dei propri concittadini: i servizi di sicurezza dell’Anp e la tortura

Il Pchr richiede un’inchiesta sull’arresto e la tortura di una persona fino a farle perdere la parola nell’ufficio dei Servizi di sicurezza preventiva palestinesi a Doura

Il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) fa appello al Procuratore Generale della Cisgiordania perché investighi seriamente sulle circostanze relative alla detenzione e alla presunta tortura di Mohammed Abdul Karim Dar Mohammed, 44 anni, del villaggio di Tarama a Hebron. Secondo informazioni fornite al Pchr, Mohammed è stato torturato mentre veniva interrogato nella prigione dei Servizi di Sicurezza preventiva (Pss) di Doura, e a causa dell’interrogatorio ha perso la capacità di parlare.

Un intervistatore del Pchr ha incontrato Mohammed, il quale, non potendo parlare, ha dovuto fornire la sua testimonianza per iscritto. Mohammed ha raccontato al Pchr di essere stato arrestato dal Pss il 27 aprile 2013 senza alcun mandato d’arresto. Ha anche detto di essere stato torturato durante l’interrogatorio: gli inquisitori hanno sbattuto la sua testa contro il muro, e a causa dei colpi non è più stato in grado di parlare.

Nella sua testimonianza scritta, Mohammed ha raccontato:

“Mi è stato ordinato di stare in piedi contro il muro, mentre le guardie erano ancora lì. Chiamavano una delle persone presenti “capo”. Poi ho capito che si trattava del capo degli inquisitori. Oltre a lui ce n’erano altri quattro. Mi hanno picchiato colpendomi in faccia con le mani. Poi il “capo” mi ha tenuto la testa e l’ha sbattuta contro il muro per cinque volte finché non ho perso completamente la conoscenza. Mi hanno picchiato senza avermi interrogato o fatto domande prima. Dopo un po’ mi sono risvegliato all’ospedale governativo di Hebron. Sono rimasto in ospedale per mezz’ora, poi sono ritornato in prigione. Il mattino dopo mi sono reso conto di avere difficoltà a parlare. Per questo motivo mi hanno portato di nuovo in ospedale. Ho cercato di descrivere ai dottori quello che mi era successo scrivendo su un foglio, ma loro non mi hanno dato retta e mi hanno chiesto di parlare. Hanno fatto dei test e mi hanno rimandato in prigione”.

Mohammed ha aggiunto che i membri del Pss lo hanno portato in prigione dopo essere stato dimesso dall’ospedale. È stato interrogato per mezz’ora, durante la quale ha scritto su un foglio senza poter dire una parola. È stato rilasciato intorno alle 4 del pomeriggio del 28 aprile 2013. Il fratello di Mohammed, Riyadh, lo ha ricevuto all’uscita dell’ufficio del Pss e lo ha portato alla clinica neurologica del dottor Emad Talahma. Il dottor Talahma ha informato Riyadh della necessità di trasferire suo fratello all’ospedale. Mohammed ha spiegato che l’amministrazione dell’ospedale governativo di Hebron si è rifiutata di consegnargli un rapporto che confermasse il suo ricovero in ospedale, riferitogli dalla prigione del Pss, nonostante fosse stato ricoverato due volte in 24 ore.

Il Pchr condanna la condotta dei membri del Pss e:

1. fa appello al Procuratore generale affinché avvii serie indagini sull’incidente e persegua i colpevoli per assicurarli alla giustizia;

2. ricorda che la tortura è proibita dalla Carta Fondamentale dell’Autorità nazionale palestinese e costituisce una grave violazione dei diritti umani che vengono garantiti dalle convenzioni e dagli standard internazionali, in particolare dalla Convenzione del 1984 contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti. Il Pchr sottolinea che i crimini di tortura non rientrano nello statuto delle limitazioni che permettono agli esecutori di scampare alla giustizia;

3. fa appello ai membri del Pss affinché cessino immediatamente ogni pratica di tortura.

Traduzione per InfoPal a cura di Elisa Proserpio