MEMO. La poetessa palestinese Darin Tatur, in possesso di cittadinanza israeliana, ha affermato lunedì di non essere dispiaciuta per le poesie che ha scritto e che si sarebbe consegnata alle autorità d’occupazione per scontare la sua pena, ha scritto Arab48.
La scorsa settimana, un tribunale israeliano l’ha condannata a cinque mesi di carcere per istigazione, in relazione ad una poesia pubblicata su Facebook tre anni fa.
Nell’ottobre 2015, la trentaseienne Darin Tatur, di al-Reine, nel distretto di Nazareth, pubblicò su Facebook e YouTube un video mentre leggeva il suo poema intitolato “Resist, My People, Resist”, insieme a filmati di giovani palestinesi mascherati che lanciavano pietre e molotov contro le forze di sicurezza israeliane. Venne arrestata pochi giorni dopo il caricamento del video.
Venne incarcerata per tre mesi e poi lasciata agli arresti domiciliari.
Parlando con Arab48 Tatur ha dichiarato: “Non sono dispiaciuta. Continuerò ad alzare la voce di fronte ai governanti oppressivi in un momento in cui non abbiamo più niente in questo Paese oltre alle parole per esprimere le nostre sofferenze.
“Ho pagato il prezzo della politica [israeliana] oppressiva. Sono stata privata della mia libertà per tre anni, ma sono riuscita a rivelare la realtà della presunta democrazia israeliana. Il mio messaggio sulla falsa democrazia israeliana ha raggiunto tutti. È una democrazia per gli ebrei ed un razzismo verso i non ebrei.
“Il mio sacrificio non è stato vano. Gli arabi rimarranno a testa alta nel loro Paese, orgogliosi della loro lingua, ed esprimeranno le loro posizioni e sentimenti senza temere le minacce o le leggi razziste.
“Spero, di essere brava come le persone pensavano che fossi. Prometto di lasciare la prigione più decisa e più forte”.
Traduzione di F.H.L.