Pulizia etnica: il Negev è teatro di un’aspra battaglia

Negev-Bedouin-Woman (1)Palestine Chronicle. “Utilizzando come pretesto lo sviluppo, le autorità di occupazione israeliane hanno lavorato per anni per cacciare gli arabi residenti dai villaggi e dai quartieri del Deserto del Negev”, viene riportato sul sito Arab48.com.

“Dall’inizio dell’occupazione israeliana della Palestina, avvenuta nel 1948, tutti gli indigeni palestinesi che sono riusciti a rimanere nelle loro case sono stati denominati arabo-israeliani. I governi israeliani succedutisi hanno tentato di incorporare le comunità arabe, ma la maggior parte di esse si ostina nel voler mantenere la propria identità palestinese”, aggiunge il sito.

“Il Negev è il teatro di una delle più feroci battaglie di questo tipo. Il governo israeliano ha cercato di realizzare numerosi ‘piani di sviluppo’ nel corso degli anni nel tentativo di far spostare le comunità palestinesi in quelle che sono, a tutti gli effetti, riserve o bantustan, togliendo loro le terre e distruggendo il loro tradizionale modo di vivere. Molti di coloro che ne hanno subito le conseguenze sono Beduini ai quali hanno promesso abitazioni nelle nuove municipalità, risarcimenti o altri trattamenti di favore. Anche se alcune delle persone hanno accettato le offerte israeliane e si sono spostate volontariamente, il governo non ha tuttavia rispettato i propri impegni.

“Uno dei progetti più recenti è stata la proposta di sviluppo quinquennale denominata Prawer Plan. Gli “arabo-israeliani” lo hanno rifiutato e hanno organizzato proteste massicce fino a che il governo non lo ha sospeso. Il ministro dell’agricoltura Ori Ariel ora ha ripreso in mano il Prawer e vi ha investito 3 milioni di nuovi shekel israeliani. Il suo collega di gabinetto, il ministro delle Finanze Moshe Kahlon, ha accettato di includerlo nel budget per il 2017.

“Per obbligare i Palestinesi ad abbandonare le loro case, i governi israeliani che si sono succeduti hanno tagliato i servizi di base come l’elettricità, l’acqua e le infrastrutture fognarie. Hanno anche compiuto demolizioni mirate di numerose case nei villaggi e nei quartieri, uno dei quali – Al-Araqib – è stato demolito 105 volte: i residenti ricostruiscono il villaggio ogni volta che i bulldozer del governo lo distruggono.

“Si tratta di una politica deleteria che colpisce la popolazione del luogo che vuole soltanto continuare a condurre la propria vita sulla propria terra. Il mondo resta in silenzio, permettendo così al governo israeliano di continuare con quella che non è niente di meno che una pulizia etnica. Tutto ciò deve essere fermato”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi