Quali lezioni possiamo trarre dalla morte di Morsi?

Middleeasteye.net. Di Hossam Shaker. La mancanza di volontà dei leader occidentali di schierarsi a favore della democrazia in Egitto descrive un quadro desolante per il futuro.

L’Egitto ha visto un solo presidente che ha fatto apparizioni pubbliche in abiti civili e che è salito al potere attraverso elezioni senza precedenti e che probabilmente non potranno ripetersi.

Apparentemente incapace di sopportare la vista di un presidente democraticamente eletto, l’esercito lo ha ben presto rovesciato con un colpo di stato, dopo un mandato di appena un anno. E’ stato trascinato in carcere direttamente dal suo ufficio presidenziale, mentre veniva attaccato in campagne diffamatorie, come è consuetudine con i colpi di stato militari.

Il 17 giugno, poco dopo il sesto anniversario dal rovesciamento della democrazia in Egitto, è stata annunciata l’improvvisa morte di Mohamed Morsi, avvenuta durante lo svolgimento del processo a suo carico.

Democrazia schiacciante.

Contrariamente alle consuetudini in Egitto, Morsi era entrato nel palazzo presidenziale da civile. Non era stato nominato da militari, né nominato in modo antidemocratico, anche se sostenuto dai militari. Quelle stesse forze armate che hanno poi annientato il breve periodo di democrazia del paese.

I capi militari sono di solito pronti a presentarsi in abiti civili, cambiando le uniformi e adottando una terminologia e comportamenti da civili. In alcuni casi, come per il presidente Abdel Fattah el-Sisi, anche il sostegno delle democrazie occidentali è stato di grande aiuto.

Sisi è riuscito a rovesciare ed imprigionare Morsi, sottoponendolo a pubbliche umiliazioni in tribunale, fino alla morte avvenuta in circostanze misteriose.

Le democrazie dell’Europa negli ultimi sei anni non hanno cercato di intervenire concretamente, esprimendo solamente le loro “preoccupazioni” per le violazioni dei diritti umani, senza però esercitare alcuna pressione reale. Nelle capitali europee, i funzionari hanno srotolato il tappeto rosso per Sisi e costruito relazioni con lui, nonostante il fatto che le sue forze avessero massacrato centinaia di dimostranti civili in Piazza Rabaa al-Adawiya nel 2013.

La feroce dittatura è stata tollerata dai leader politici europei, nonostante decine di migliaia di uomini e donne siano stati detenuti come prigionieri politici in condizioni disumane, a prezzo, per alcuni di loro, della vita.

Rassicurare l’Occidente.

Tra i detenuti nelle carceri di Sisi vi sono personaggi pubblici e politici di alto livello scelti dal popolo durante l’anno di democrazia in Egitto, tra il 2012 e il 2013. Morsi è rimasto il prigioniero politico più importante fino alla sua morte prematura.

In Egitto, ed in altri paesi arabi, il sogno di una democrazia è stato distrutto. La stessa storia si ripete a pochi anni l’una dall’altra, aprendo la strada a leader illegittimi che vengono nominati dopo elezioni dai risultati predeterminati. Ciò non potrebbe ripetersi così facilmente se l’Occidente non ignorasse continuamente le violazioni dei diritti umani, pur mantenendo la sicurezza economica.

I regimi autoritari hanno lo scopo di riassicurare l’Occidente sul fatto che stanno salvaguardando gli interessi occidentali nella regione; questa affermazione è stata accettata senza alcuna critica da personaggi come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha addirittura elogiato Sisi come un “grande” leader.

L’unica conclusione che si può trarre dalla morte di Morsi è che chiunque raggiunga il potere attraverso libere ed autentiche elezioni nella regione governerà per un breve periodo, morirà in tempi brevi e sarà tradito dalle democrazie mondiali.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi