Quando la scuola termina con i lacrimogeni

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ImemcL’ISM (International Solidarity Movement) ha monitorato due differenti check-point ad al-Khalil (Hebron), il 31 di agosto, Qeitun (29) e Salaymeh (29) che separano entrambi le zone H1 e H2 di questa città occupata (H1 si presume sotto il controllo totale dell’Autorità Palestinese, mentre H2 è sotto il controllo totale israeliano).

Al check-point di Salaymeh, tre lacrimogeni sono stati sparati verso alcuni bambini che tornavano a casa da scuola. Un bambino ha lanciato una pietra in direzione del check-point e, forse per colpa del malfunzionamento dell’arma, il soldato del check-point non ha sparato.

Alcuni istanti più tardi, un bambino si è avvicinato al check-point per oltrepassarlo ed il soldato ha sparato un lacrimogeno direttamente verso i piedi del bambino. Il gas ha riempito la strada ed i bambini della scuola, alcuni di sei anni, hanno dovuto fuggire dalla zona con tosse e occhi lacrimanti.

Più tardi un gruppo di tre bambini palestinesi ha lanciato pietre in direzione del check-point ed i soldati hanno risposto con un altro lacrimogeno. La stessa scena si è ripetuta solo dopo alcuni minuti. Il gas lacrimogeno è rimasto nell’aria per parecchi minuti, irritando gli scolari, gli insegnanti e gli altri residenti che si trovavano in strada, mentre cercavano di evitarlo passando da altre parti.

Allo stesso modo, i bambini che passavano attraverso il check-point di Qeitun non hanno terminato la loro giornata a scuola, incolumi. Un gruppo di bambini ha gettato pietre da un tetto, in direzione del check-point. I soldati hanno sparato un totale di quattro lacrimogeni verso il tetto sul quale i bambini erano posizionati.

Nel pomeriggio del 2 settembre, due volontari dell’ISM hanno tenuto sotto controllo il check-point di Salaymeh al momento della chiusura della scuola. Due soldati israeliani erano situati all’inizio del check-point e, come al solito, i bambini hanno cominciato ad incamminarsi verso casa dopo la giornata di scuola. Ad un certo punto due ragazzi hanno lanciato pietre contro il check-point. In breve tempo è seguito un lancio di lacrimogeni a corto raggio, sparati da uno dei soldati che mirava ai bambini colpevoli di aver lanciato pietre, ma ha invece interessato coloro che avevano necessità di oltrepassare la nuvola di gas lacrimogeno per poter raggiungere le loro case.

Nel momento in cui altri gas lacrimogeni sono stati sparati, molti dei bambini più piccoli si sono spaventati, piangendo e correndo per il panico. Alcuni minuti dopo, altri due soldati sono giunti al check-point. Un bambino ha scagliato cinque o sei pietre contro di esso e, come le altre pietre, nessuna di esse ha colpito il check-pont o i soldati. Due altri gas lacrimogeni a breve raggio sono stati sparati, oltre a tre o quattro più distanti, cadendo il primo dentro il cortile della scuola e gli altri nel mezzo di un gruppo di circa 80 bambini che stavano uscendo da una scuola delle Nazioni Unite e proseguendo lungo la strada.

Un lacrimogeno è caduto sulla strada percorsa da tre scolari, non più grandi di 6 anni, che stavano camminando in direzione del check-point; i volontari dell’ISM hanno visto come una delle due bambine è stata trascinata via dal gas da un bambino, mentre l’altra non è scappata via, probabilmente troppo scioccata e spaventata per riuscire a muoversi.

Un volontario dell’ISM presente ha raccontato “Sono corso verso la nuvola di gas per portare via la bambina che stava piangendo e metterla in salvo. In una situazione come questa è difficile far capire ad un bambino, che è così terrificato e dubbioso riguardo al mondo che gli è attorno, che si può fidare di te. Soprattutto nel momento in cui diviene difficile vedere e respirare quando si è avvolti dal gas lacrimogeno. Fortunatamente si è aggrappata alla mia mano e l’ho riportata assieme agli altri due bambini coi quali stava camminando”.

Il gruppo di bambini colpiti dai lacrimogeni si trovava a più di cento metri di distanza dal check-point e non era certamente una minaccia per i soldati. Il risultato di tutto questo è stato ritardare i bambini sulla loro strada verso casa, o perché hanno dovuto attendere che il gas si disperdesse o perché costretti a fare una deviazione per raggiungere casa. E’ chiaro che si sta assistendo ad una tattica di punizione collettiva dell’esercito israeliano attuata nella vita quotidiana dei Palestinesi, ed i casi di inalazione di gas lacrimogeno da parte dei bambini, prima e dopo la scuola, non è un evento insolito ad Hebron.

Aisha T. Bravi