Rapporto di Human Rights Watch evidenzia maltrattamenti di bambini nelle aziende degli insediamenti di Israele

palestinian-child-labour-israel-660x370Memo. Human Rights Watch (HRW) ha pubblicato un rapporto dal titolo: “Maturi per gli abusi: il lavoro dei bambini palestinesi negli insediamenti agricoli israeliani in Cisgiordania”. Il rapporto di 74 pagine si basa su interviste effettuate a 38 bambini e 12 adulti nelle comunita’ palestinesi della Valle del Giordano. Tra questi bambini, 33 hanno abbandonato la scuola per lavorare a tempo pieno negli insediamenti israeliani.

Il gruppo ha registrato le istanze di bambini di 11 anni che guadagnavano circa 19$ per un’intera giornata di lavoro (che può arrivare fino a 12 ore nei periodi della raccolta).

La maggior parte dei bambini intervistati raccoglie, pulisce e confeziona le verdure che crescono nelle aziende degli insediamenti israeliani. Secondo quanto riportato nella relazione, il lavoro, che comprende l’irroramento di pesticidi velenosi senza protezione adeguata ed il trasporto di carichi eccessivi, ha provocato nei bambini lavoratori vomito, vertigini, eruzioni cutanee ed intorpidimento del corpo. Essi lavorano spesso in serre nelle quali le temperature possono raggiungere i 50 gradi centigradi. Nessuno dei bambini riceve indennizzi medici o sociali e le spese mediche sostenute a causa degli infortuni sul lavoro o di malattie non vengono coperti dal datore di lavoro.

L’impiego di bambini viola il diritto internazionale, così come le leggi israeliana e palestinese. Secondo l’HRW, i tribunali del lavoro di Israele e la Suprema Corte del paese hanno emesso numerose sentenze che estendono le protezioni delle leggi sul lavoro israeliane anche ai lavoratori palestinesi nelle colonie. Le leggi del lavoro israeliane stabiliscono un’età minima di 15 anni per poter lavorare (permettendo “lavori leggeri” per bambini di 13 e 14 anni). Proibisce ai minori di 18 anni il trasporto di carichi pesanti, lavoro ad alte temperature e lavoro con pesticidi pericolosi.

Il valore stimato dei prodotti agricoli coltivati nelle colonie della Valle del Giordano e del Mar Morto ammonta ad un totale di circa 128 milioni di dollari all’anno. La produzione viene inviata in tutto il mondo, finendo sugli scaffali dei supermercati in Europa e negli Stati Uniti. L’Unione Europea si è attivata per escludere i prodotti degli insediamenti israeliani dal trattamento tariffario preferenziale fornito alle merci di Israele secondo quanto stabilito dall’accordo Association Agreement tra UE ed Israele. I prodotti degli insediamenti, tuttavia, continuano spesso ad essere venduti con il marchio “Made in Israel”. Il rapporto afferma che Israele confeziona i prodotti delle colonie assieme alle merci israeliane, per esportarle verso l’Europa, e reclama l’esenzione dai dazi per l’intera spedizione. Gli importatori esteri devono quindi determinare quali siano i prodotti provenienti dalle colonie esaminando i codici postali di ogni partita. Sono state emesse alcune linee guida per gli importatori, in alcuni paesi membri della UE, ma un divieto di importare merci dalle colonie non e’ ancora stato messo in pratica.

Gli USA in pratica continuano a garantire un trattamento preferenziale ai prodotti degli insediamenti di Israele in forza del Free Trade Agreement in vigore tra USA ed Israele.

Gli stati e le imprese che continuano ad avere relazioni d’affari con gli insediamenti israeliani devono ritenersi responsabili. Le loro relazioni non solo sostengono l’industria delle colonie considerata illegale a livello internazionale, ma legittimano ed incoraggiano il suo ulteriore sviluppo. Le politiche di Israele che stanno dietro questa industria supportano la pulizia etnica dei Palestinesi. Ad esempio, l’HRW afferma che 80.000 Palestinesi vivono nella Valle del Giordano – quasi il 90% della sua popolazione – ma le restrizioni israeliane effettuate sui movimenti dei Palestinesi implicano che ad oltre il 94% dei Palestinesi sia vietato l’utilizzo del suolo della Valle del Giordano. Al contrario, Israele ha posto circa l’86% dei terreni della Valle del Giordano sotto la giurisdizione dei consigli regionali degli insediamenti. Tali restrizioni costringono i Palestinesi a lavorare nell’industria delle colonie al di sotto del salario minimo definito dalla legge israeliana, in condizioni insalubri e senza nessuna sicurezza sul lavoro.

Questa relazione non evidenzia soltanto quanto sopra riportato, ma dimostra che questo settore è quello che è anche disposto ad impiegare bambini a spese della loro salute e del loro futuro. Al commercio con questo settore deve essere posta la parola “fine”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

Si legga anche:

Human Rights Watch: Israel is profiting from Palestinian child labour

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