Rassegna stampa del 4 marzo.

Rassegna stampa del 4 marzo.

A cura di Chiara Purgato.

http://notizie.virgilio.it/

Israele, a Gerusalemme est coloni ebrei inneggiano al medico che uccise 29 palestinesi in preghiera

Lo hanno fatto durante il carnevale ebraico, cantando inni a Baruch Goldstein, che sedici anni fa sparò su musulmani in preghiera nella Tomba dei Patriarchi a Hebron – Alcuni cittadini ebrei che vivono nel quartiere arabo di Sheik Jarrah, a Gerusalemme est, hanno elogiato la figura del medico ebreo Baruch Goldstein, che sedici anni fa sparò su musulmani in preghiera nella Tomba dei Patriarchi a Hebron, assassinando 29 palestinesi prima di essere ucciso a sua volta. A diffondere la notizia è il quotidiano Yedioth Aharonoth che nella sua edizione on-line ha mostrato un filmato in cui si vedono abitanti ebrei del quartiere mentre, davanti a vicini arabi, durante la festa religiosa del Purim (una specie di carnevale ebraico), ballano e cantano “Dottor Goldstein, non c'ènessuno come te al mondo. Dottor Goldstein tutti noi ti amiamo … ha mirato alla testa dei terroristi, premuto il grilletto e sparato, sparato, sparato”. Il quartiere di Sheik Jarrah è al centro di forti tensioni tra la locale popolazione araba e coloni ebrei che cercano progressivamente di insediarsi nell'area. Pacifisti e attivisti di sinistra israeliani hanno indetto per il prossimo sabato una manifestazione nel quartiere per denunciare il comportamento dei coloni e le loro violenze.

 

 

http://www.asianews.it/it.html 
Lega araba: quattro mesi per “nuovi negoziati” fra Israele e Palestina
I Ministri degli esteri assicurano il sostegno alla ripresa delle trattative fra i due fronti, interrotte nel dicembre 2008 in seguito al raid israeliano su Gaza. Una fiducia a tempo, altrimenti la questione dovrà passare al Consiglio di sicurezza Onu. Disco verde da Tel Aviv e dall’Autorità palestinese; attesa per la risposta dell’Olp. 
  04/03/2010 12:08
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Quattro mesi di tempo per far ripartire i colloqui – indiretti – di pace fra israeliani e palestinesi, per dare vita a “nuovi negoziati” dopo un anno di stallo. È quanto chiedono i 14 Ministri degli esteri dei Paesi arabi riuniti al Cairo, in Egitto, che assicurano il loro sostegno all’iniziativa. La diplomazia sembra spingere sull’acceleratore, per scongiurarel’escalation della tensione in Terra Santa e il pericolo di una “terza intifada”.

 

Tel Aviv accoglie con favore la proposta, che giunge dopo mesi di trattative disgiunte fra Stati Uniti e le due parti in causa. Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese, afferma di accettare la decisione dei Ministri degli esteri dei Paesi arabi e il principio di colloqui indiretti. Ora la palla passa nel campo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), che deve avallare la proposta. Una riunione dei leader dell’Olp è prevista per il fine settimana.

 

Amr Moussa, segretario generale della Lega araba, precisa che “a dispetto della scarsa fiducia nella serietà della controparte israeliana”, il comitato è intenzionato a “dare una possibilità ai colloqui indiretti” come “ultimo tentativo” e per facilitare “il ruolo degli Stati Uniti”. Una fiducia a tempo, precisano i leader arabi, che deve garantire risultati “entro i prossimi quattro mesi”, altrimenti la questione dovrà passare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

Il sostegno dei Paesi Arabi segna un punto a favore per Abu Mazen, che ha promosso con forza il vertice al Cairo (nella foto). I cosiddetti “proximity talks” – discussioni diplomatiche attuate attraverso intermediari, ndr – coinvolgeranno con molta probabilità un negoziatore statunitense che farà da spola fra Gerusalemme e Ramallah, sede dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania.

 

Tuttavia, i leader palestinesi non manifestano grande ottimismo e frenano le aspettative. Un portavoce dell’Autorità precisa che non sono – al momento – previsti colloqui diretti fra Israele e Palestina.

 

I dialoghi fra le parti si sono interrotti nel dicembre 2008, in seguito all'operazione “Piombo fuso” nella striscia di Gaza. A questo si aggiungono due elementi fonte di controversia: la costruzione di insediamenti di coloni ebrei nei territori occupati in Cisgiordania e il controllo di Gerusalemme est. Tel Aviv considera la città santa capitale “eterna e indivisibile” dello Stato d'Israele; i palestinesi vorrebbero a Gerusalemme est (che è territorio occupato militarmente) la capitale del loro futuro Stato.

 

http://www.ansamed.info/it/

MO: HEBRON, FRA PIETRE E PANNI, TOMBA DEI PATRIARCHI DIVIDE

(di Laura Conti e Alessandro Logroscino) (ANSAmed) – HEBRON (CISGIORDANIA)) – Panni stesi di fronte alla Tomba dei Patriarchi, come se fosse il cortile di casa, per rivendicare i propri diritti su uno dei luoghi santi della discordia in Cisgiordania. E' l'iniziativa di circa 60 donne palestinesi, che sono tornate a sfilare per le strade della citta' vecchia di Hebron a poco piu' di una settimana di distanza dalla criticata decisione unilaterale del governo israeliano di porre sotto la tutela archeologica dello Stato ebraico due siti storico-religiosi inglobati nel cuore dei territori dell'autonomia palestinese: la Tomba di Rachele di Betlemme e, appunto, quella dei Patriarchi di Hebron, venerata dai musulmani col nome di Moschea di Abramo (Ibrahim). Una protesta che stavolta si e' conclusa senza incidenti, dopo giorni in cui nei vicoli della citta' vecchia – fra sassaiole dei dimostranti e cariche dei militari israeliani – si erano respirati tensione e fumo di lacrimogeni, quasi come ai tempi della seconda Intifada. Ma che conferma un'atmosfera di fibrillazione, estranea da queste parti ai segnali positivi emersi appena ieri sulla prospettiva di un imminente rilancio di colloqui indiretti israelo-palestinesi, mediati dagli Usa, sui grandi temi eternamente irrisolti del processo di pace. ''Gli israeliani vogliono solo provocarci e mostrare al mondo che reagiamo in maniera violenta'', commenta Mohammad Khatuf, studente universitario di giornalismo che ha assistito nei giorni scorsi alle varie fasi dello scontro. Dopo la rabbia esplosa lunedi' scorso, gli abitanti di Hebron, pur condannando unanimemente l'inatteso gesto del governo Netanyahu sui siti contesi, restano divisi nell'individuarne le motivazioni: per alcuni costituisce l'ennesimo affronto verso i palestinesi; per altri solo una parte insignificante di un piu' vasto piano di blindatura dei luoghi santi della regione a beneficio dei voleri della destra nazional-religiosa israeliana; per altri ancora rappresenta una strategia volta a tenere lontana l'attenzione dei media internazionali da temi politicamente piu' scottanti quali la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est. ''La moschea di Abramo e' un patrimonio culturale per l'umanita', che non si puo' espropriare o dividere'', afferma da parte sua all'ANSA Khaled Osaily, sindaco palestinese di Hebron, che circa un anno e mezzo fa aveva candidato il cuore storico-religioso della citta' a essere incluso tra i siti tutelati dall'Unesco. Osaily si mostra in aperta polemica con le posizioni islamico-radicali di Hamas, che la scorsa settimana, dalla sua roccaforte di Gaza, ha invocato una terza Intifada. E invita piuttosto alla calma: ''l'Autorita' palestinese – sottolinea – e' qui per costruire, non per distruggere, mentre Hamas vuole solo strumentalizzare questa storia''. ''Tuttavia – prosegue – Netanyahu deve essere a sua volta consapevole che in una citta' fortemente legata alle tradizioni religiose come Hebron, giocare coi luoghi santi e' come scherzare col fuoco''. (ANSAmed).

 

http://www.corriere.it/

La vita di Yahia è appesa a un filo. Di latte

Neonato palestinese salvato dal nutrimento speciale portato dalla Cri. Ma basterà soltanto per due mesi

ROMA – Yahia stringe forte il suo latte venuto dall’Italia. Ha quattro mesi, e la sua vita non è iniziata nel migliore dei modi. Vive in una modesta casa a Izbet Beit Hanoun, al nord della città di Gaza, vicino al confine di Eretz, zona sovrappopolata e bombardata più volte durante l'ultimo conflitto con Israele. I suoi genitori hanno presto scoperto la sua malattia: Yahia è affetto da un'anomalia che non gli permette d'assorbire né il latte materno né un semplice latte in polvere. Per vivere ha bisogno del Galactomin 19, che costa ben 80 euro a lattina. Impossibile trovarlo sul mercato nero della Striscia. Non riesce a procurarselo, attraverso canali ufficiali, nemmeno il ministero della Salute di Gaza.

SENZA LAVORO – Il padre, Ahmed Salam Abu Shabab, ha 28 anni ed è disoccupato come il 40 per cento degli abitanti di Gaza. La madre si occupa a tempo pieno del piccolo Yahia, primo figlio arrivato dopo una lunga attesa. Nelle loro condizioni, è impossibile comprare anche solo una lattina di Galactomin 19. E così ad Ahmed Salam è rimasto che fare un appello alle agenzie di stampa: «Aiutateci a salvare nostro figlio».

L'INTERVENTO DELLA CRI – A rispondere a questa richiesta di aiuto è stata per prima la Croce Rossa Italiana. Il giornale con l’appello di Ahmed Salam è capitato nelle mani del commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca, che rientrato a Roma ha subito predisposto l’acquisto di 30 lattine di Galatomin 19, la scorta necessaria per circa due mesi. In Italia il prodotto costa circa la metà (40 euro), ma le operazioni di spedizione sono state lunghe e difficili. «Ci sono voluti quasi due mesi per consegnare il latte alla famiglia – racconta al telefono Gian Marco Onorato , capodelegazione della Cri in Israele e Palestina – perché occorrono permessi su permessi. Abbiamo dovuto coordinare l’intervento con il Comitato Internazionale di Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa Palestinese». Quando gli operatori della Mezzaluna Rissa sono arrivati a casa Abu Shabab, hanno ricevuto il caloroso abbraccio della famiglia.

CORSA CONTRO IL TEMPO – La mamma, con il fazzoletto viola sui capelli, ha fatto fatica a tenere fermo il piccolo Yahia. Il padre, emozionato e composto, ha ringraziato più volte per il dono. Un regalo così grande che Ahmed Salam ha voluto condividere con altre tre famiglie nella sua stessa situazione che avevano chiesto aiuto al Ministero della Salute di Gaza. Un aiuto che, per ora, non è mai arrivato. «Il latte che abbiamo portato – spiega ancora Onorato – servirà a sfamare quattro bambini. Ma le scorte finiranno a breve e quindi già dalla prossima settimana ci metteremo di nuovo al lavoro per Yahia e gli altri». Forse la strada più semplice è quella di comprare il Galatomin 19 direttamente in Israele e aprire un canale per la fornitura ufficiale. I neonati hanno bisogno di questo prodotto almeno fino al primo anno di vita. «Ma è davvero difficile stabilire un contatto – aggiunge Onorato – visto che i Paesi europei non riconoscono il governo di Gaza. Per portare il latte, quindi, dovremo chiedere l’intervento dell’Autorità palestinese di Ramallah e i tempi si allungano. Giorni e mesi che Yahia e gli altri tre bambini non possono perdere.

 

Economia | 04/03/2010 | ore 12.53 »

Milano, 4 mar. (Adnkronos) – “Il sostegno allo sviluppo economico in Palestina puo' aiutare il processo di pace, dare speranze, creare condizioni favorevoli ai giovani e garantire alla Palestina una pace duratura nel futuro”. Questa l'opinione di Stefania Craxi, sottosegretario al Ministero degli Esteri, a margine dell''Italian-Palestinian Business Forum', in corso a Milano. “Una buona politica a sostegno dell'economia -ha spiegato puo' dare un importante contributo alla pace e all'indipendenza dei popoli”.

Nel corso della conferenza sono state firmate due lettere di intenti: il primo fra l'Ice, l'istituto italiano per il commercio estero, e il Paltrade, il Palestine Trade Center, e il secondo fra Promos, l'azienda speciale della Camera di commercio di Milano, e la camera di commercio di Betlemme.

 

http://met.provincia.fi.it/default.asp

Provincia di Firenze
ISRAELE-PALESTINA: A FIRENZE LE LORO FERITE CHIEDONO “PACE”
Aramin e Reshef, prima nemici, ora ‘Combatants for peace’. Conferenza stampa, Venerdì 5 marzo, ore 11, Palazzo Medici Riccardi, via Cavour 1
Bassam Aramin, palestinese, e Yaniv Reshef, israeliano, appartengono all'organizzazione Combatants for Peace, movimento israelo-palestinese che riunisce insieme ex soldati israeliani ed ex prigionieri palestinesi. Entrambi saranno ricevuti venerdì 5 marzo dalla Commissione consiliare per i Rapporti internazionali della Provincia di Firenze, presente anche il Presidente della Provincia. Alle 11 è prevista una conferenza stampa con Aramin e Reshef , presso la Sala Quattro Stagioni di Palazzo Medici Riccardi, in via Cavour 1. 
Il movimento di cui Aramin e Rashef fanno parte, tramite la non violenza punta alla riconciliazione dei due popoli, con l'obiettivo e la consapevolezza che si possa raggiungere la pace solo attraverso l'incontro e il dialogo. L'organizzazione è stata vincitrice dell'Euromed Award 2009, consegnato il 21 settembre 2009 a Stoccolma, in occasione del Forum «Restore Trust, Rebuild Bridges» organizzato dalla Fondazione Anna Lindh e dalla Fondazione Mediterraneo. Aramin e Reshef sono a Firenze ospiti dell’iniziativa ‘Semi di Pace’, accompagnati da Lucia Cuocci, responsabile dell'Ufficio Programmi del mensile Confronti, all’origine di ‘Semi di Pace’ e ‘Fiori di Pace’.

04/03/2010 12:07 

 

http://www.notiziedalmediooriente.it/


Nuova legge in Israele vieta ai palestinesi di manifestare lutto e dolore il 15 maggio, giorno della Nabka (l’olocausto palestinese)

2 marzo 2010

Una nuova legge in Israele rende crimine la commemorazione di ciò che i Palestinesi chiamano “Nakba”, la catastrofe del loro sradicamento e pulizia etnica dalla Palestina, con la creazione dello Stato sionista nel 1948. La Knesset, il Parlamento israeliano, ha ratificato la “legge Nakba” già alla prima lettura.

Saranno imposte penalità a chiunque mostri il 15 maggio, segni di tristezza e di lutto dentro i confini (indefiniti) di Israele; in quella data i palestinesi ricordano la creazione della crisi dei rifugiati.

La radio ebraica ha riportato questa settimana che lo scopo della legge è queelo di far cessare che vi sia gente a lutto per quello che per Israele è il Giorno della Indipendenza; atti commemorativi, viene rilevato, sono equivalenti a “negare il carattere ebraico di Israele e insultare i simboli dello Stato”.

La radio ha fatto notare che le sanzioni possono ammontare a 3 volte tanto le spese dei programmi commemorativi.

Secondo il commentatore, è ironico che questa legge sia passata in un momento in cui Israele si sta lamentando dei tentativi di “delegittimare” lo Stato sionista. Ecco qui un esempio – ha detto di Israele che delegittima i Palestinesi della loro cultura e terra”.

 

http://www.cineblog.it/

Caos Totale, il documentario sulla marcia negata di Gaza

pubblicato: giovedì 04 marzo 2010 da carloprevosti in: Anticipazioni Documentari Italiano Attualità Medio orientale

E’ il 26 dicembre 2009. Oltre 1400 persone provenienti da 42 paesi, fra cui quasi centocinquanta italiani, si danno appuntamento a Il Cairo per dare vita a una manifestazione pacifica, una lunga marcia che avrebbe dovuto attraversare il Sinai, il valico egiziano-palestinese di Rafah per poi concludersi nella Striscia di Gaza dove, il 31 dicembre avrebbe dovuto svolgersi la Gaza Freedom March alla presenza di almeno 50.000 palestinesi. Un atto simbolico per dimostrare come sia necessario un cambiamento di rotta tra i rapporti internazionali del medio oriente.

Peccato che la marcia non ha mai avuto luogo, bloccata da impedimenti burocratici legati proprio ai rapporti difficili tra le nazioni di questo angolo del mondo. Tra i manifestanti c’era il critico cinematografico Maurizio Fantoni Minnella che ha realizzato un film dove mostra la cronaca esatta dei giorni confusi e appassionati, trascorsi al Cairo, dopo il rifiuto da parte del governo egiziano, di concedere alle delegazioni internazionali il diritto di recarsi al confine con la Striscia, di partecipare alla Marcia e quindi, di lasciare la stessa capitale egiziana.

Il documentario vuole raccontare un episodio piccolo (in confronto al lungo scontro tra Israele e la Palestina) ma che ben rappresenta le modalità con cui il mondo mediatico dimentica sistematicamente di trattare temi scomodi o legati a luoghi dove gli interessi economici non sono rilevanti per le grandi nazioni occidentali.

Caos Totale sarà presentato in anteprima italiana sabato 6 marzo 2010 alle ore 18.00 presso la Sala Comunale (ex Cinema Rivoli) in via Speroni, a Varese. L’ingresso è libero, dopo il continua potete vedere il trailer.

 

http://www.ansa.it/

Cisgiordania: presi due miliziani Jihad

Cattura dopo scontri a fuoco con esercito Israele in zona Jenin

03 marzo, 14:08

(ANSA) – RAMALLAH,3 MAR – Due uomini del braccio armato della Jihad islamica in Cisgiordania sono stati presi dall'esercito d'Israele in scontri nella zona di Jenin. Entrambi i miliziani -ricercati da diversi anni- sono rimasti feriti e uno di loro versa in condizioni gravi. Secondo fonti locali l'operazione dell'esercito israeliano si e' estesa in vari villaggi della zona di Jenin. Le fonti aggiungono che durante l'operazione militare, nei villaggi della zona e' stato imposto il coprifuoco.

 

 

 

 

 

 

 

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