Report: aumento delle violazioni contro la libertà di stampa nei territori occupati

377452CBetlemme-Ma’an. Un report emesso dal Palestinian Center for Development and Media Freedom (MADA) ha evidenziato come durante lo scorso novembre si sia verificato un notevole incremento delle violazioni contro la libertà di stampa nei territori palestinesi occupati, la maggior parte delle quali commesse dalle forze di occupazione israeliane.

Il rapporto, pubblicato a fine dicembre dalla Ong con base a Ramallah, ha reso noto che nel solo mese di novembre, tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza,  si sono registrate un totale di 31 violazioni contro la libertà di stampa, di cui 27 commesse dalle forze israeliane, e 4 commesse dalle autorità palestinesi.

Rispetto al mese di ottobre si sono verificate 11 violazioni in più. Tra queste si segnalano le restrizioni alla libertà di movimento di molti giornalisti e mezzi di informazione, raid su uffici stampa, distruzione di proprietà appartenenti ad agenzie stampa e detenzione di giornalisti palestinesi.

Secondo la MADA le autorità israeliane hanno impedito ad almeno 28 giornalisti di spostarsi tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania per assistere alla settima conferenza annuale di Fatah, nonostante i giornalisti avessero richiesto i permessi necessari da tempo.

Il 17 novembre le forze israeliane hanno attaccato più di nove giornalisti percuotendoli e facendo uso di gas lacrimogeni e spray al peperoncino mentre questi partecipavano ad una manifestazione pacifica contro gli insediamenti illegali israeliani e lo sgombero dei beduini nella Valle del Giordano.

Tra i contusi si segnalano i cameraman dell’Associated Press (AP) Majdi Muhammad Ishtayeh, 34 anni, Muhammad Turkman, il fotografo della Reuters Saed Hawari, il fotografo della AP Abbas Moumani, il reporter di Sky News Feras Lutfi, il cameraman di Sky News Abed al-Rahman Khabeisa, il reporter di Roaya TV Hafeth Abu Sabra, il cameraman di Roaya  Muhammad Abu Shousheh e il fotogrado di IRIB Khalid Sabarneh.

Il 16 novembre le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’ufficio stampa del programma per lo sviluppo sanitario di Ramallah, dopo aver fatto esplodere le porte d’ingresso, distruggendo macchinari e confiscando apparecchi, inclusi tre hard disk, due server e macchinari per registrazioni video.
In tutto il mese le forze israeliane hanno assaltato tre tipografie in Cisgiordania- la Taj printing house di al Fawwar nel campo per rifugiati di Hebron, la Asayel Yafa printing house a Qaqiliya e la Alam al-Ibdaa printing house a Salfit- causando danni per migliaia di shekel.

L’esercito israeliano ha anche arrestato alcuni giornalisti palestinesi identificati dalla MADA: Khaled Maali, 49, di Salfit, il cameraman dell’agenzia Ramsat, Nidal Asmar Al-Natsheh di Hebron, e il giornalista freelance Hamza Burnat, di 28 anni. Inoltre le autorità israeliane hanno prorogato il regime di detenzione amministrativa- carcerazione senza capi di accusa o giudizio rinnovabile per periodo indefinito – di Omar Nazzal, membro della Segreteria del Sindacato dei Giornalisti Palestinesi, per un ulteriore mese.

La moglie di Maali, Afaf Maali ha dichiarato al MADA che l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella loro casa nella città di Salfit, nel nord della Cisgiordania, la mattina del 3 novembre, confiscando il telefono ed il pc di Khalid prima di arrestarlo.
Secondo quanto dichiarato da Afaf, le autorità israeliane hanno interrogato Khalid riguardo quattro foto personali e sulla foto della Moschea di Al-Aqsa che aveva postato su Facebook, considerandole foto che “incitano all’odio”.
Khalid comunque ha confutato le loro affermazioni e ribadito con forza che quelle foto erano null’altro che un normale reportage giornalistico e che tutto quello che aveva pubblicato era perfettamente legale e rientrava negli standard professionali.
La MADA ha criticato la disposizione emessa dalle autorità israeliane che impedisce a Maali, che intanto era stato trattenuto per otto giorni per incitamento all’odio tramite Facebook, di impegnarsi in alcuna attività giornalistica per un mese dopo il suo rilascio, fissando la cauzione a 7000 shekel ($ 1832).

Nel caso di Nidal Asmar al-Natsheh, di 28 anni, le forze israeliane lo hanno prelevato il 9 novembre dalla sua casa di Hebron, nel sud della Cisgiordania, trattenendolo in isolamento nel carcere di Petak Tikva.
Al-Natsheh ha raccontato a MADA che durante la sua detenzione è stato interrogato in merito ad un film che aveva prodotto un anno e mezzo prima riguardante la situazione di alcuni detenuti palestinesi, rinchiusi in carceri israeliane, in sciopero della fame, e di come le autorità israeliane cercavano di farli mangiare nonostante la loro protesta.

Il report sottolinea anche come il 22 di novembre le forze israeliane impedirono ad alcuni giornalisti di filmare l’omicidio di Jihad Muhammad Said Khalil,  48 anni, colpito a fuoco dai militari che sostenevano l’uomo cercasse di accoltellare uno di loro nel check-point di Qalandiya.
Secondo MADA, i soldati israeliani coprirono gli obiettivi delle telecamere dei giornalisti, impedendo loro di filmare l’intera scena.

Intanto le violazioni nei confronti della libertà di stampa commesse dall’Autorità Palestinese son passate da 11 nel mese di ottobre a 4 nel mese di novembre.

Le violazioni palestinesi registrate in Cisgiordania e a Gaza consistono nell’aver impedito per tre volte di fare filmati, interrompendo delle dirette, e in un caso di detenzione di un giornalista.
Il 18 novembre la polizia palestinese ha arrestato il reporter di Palestine Today TV Alaa Abdulaziz Salameh, di 33 anni, e interrotto la diretta di una partita di calcio che il reporter stava riprendendo. Abdulaziz ha raccontato al MADA che è stato arrestato sulle basi di una “lamentela ufficiale” avanzata da un tenente della polizia che lo accusava di sfruttamento, dopo un’intervista che Abdulaziz aveva registrato con l’ufficiale lo scorso mese di agosto sulle elezioni municipali.
Il 29 novembre le forze di sicurezza palestinesi hanno impedito ad un gruppo di giornalisti di al-Ghad TV di assistere alla conferenza annuale di Fatah, minacciandoli e chiedendo loro di allontanarsi dall’area.

Le autorità israeliane hanno inasprito le misure di sicurezza contro giornalisti e attivisti dei diritti umani a seguito di un’ondata di violenza esplosa lo scorso ottobre in Israele e nei territori occupati, arrestando e trattenendo dozzine di giornalisti.

Jamal Dajani, un rappresentante del ministero dell’Interno palestinese dichiarava in una nota stampa emessa dopo l’attacco israeliano ai giornalisti palestinesi che prendevano parte alla World Press Freedom demonstration lo scorso maggio: “Le aggressioni sistematiche contro i giornalisti palestinesi e i media sono parte di una più vasta campagna per istillare paura e ridurre al silenzio l’intera popolazione”.

“Oggi la libertà di espressione è diventata passibile di arresto, coperta dall’accusa di “incitamento alla violenza”. Israele vuole impedire ai palestinesi di raccontare le violazioni ai diritti umani commesse dagli israeliani; Israele non vuole che il mondo sappia cosa sta veramente succedendo”.

Traduzione di Mafalda Insigne