Ricordando la Naksa

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. A poco meno di 20 anni dalla Nakba, la catastrofe palestinese in cui furono espulsi più di 750mila palestinesi e distrutti più di 500 paesi, si verificò un nuovo tragico evento nella nostra terra. Tra il 5 e l’11 giugno 1967, durante e come conseguenza della guerra dei 6 giorni furono cacciati ed espulsi circa 400mila palestinesi e, furono demoliti molti villaggi tra cui Imwas, Yalo, Bayt Nuba, Surit, Beit Awwa, Beit Mirsem, Shuyukh, Al-Jiftlik, Agarith e Huseirat e furono sfollati i campi profughi di Aqabat Jaber e Ein as-Sultan. Questo doloroso esodo fu definito dai palestinesi la Naksa.
La guerra dei 6 giorni segnò una devastante sconfitta per il mondo arabo. L’Egitto perse il Sinai ed il Canale di Suez, che fu reso inoperabile in quanto costituiva il fronte tra le truppe egiziane ed israeliane, la Siria perse le alture del Golan (nonostante avesse accettato il cessate il fuoco delle Nazioni Unite) e la Giordania perse il controllo sulla Cisgiordania compresa Gerusalemme Est.

I palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, rispettivamente precedentemente amministrati da Egitto e Giordania, furono occupati dall’esercito israeliano. Alla fine della guerra dei 6 giorni Israele controllava tutta la Palestina storica.
Durante la guerra Israele perse tra i 776 e i 983 soldati israeliani, mentre dalla parte araba i morti dell’esercito egiziano furono tra 9.800 e 15.000 e le vittime tra le famiglie dei soldati furono circa 4338, dal lato giordano invece, circa 6000 soldati persero la vita, 533 famiglie furono catturate e 2.500 soldati furono feriti, mentre in Siria furono uccisi circa 1.000 soldati e 367 ne furono catturati.
Durante questo periodo, i palestinesi tornarono alla partecipazione attiva della resistenza: i gruppi di guerriglieri palestinesi noti come fedayeen, con Fatah in testa, aumentarono in termini di appartenenza ed influenza, ed insieme ad altri gruppi di guerriglieri palestinesi, in particolare il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), portarono un nuovo spirito e significato all’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

A Gerusalemme Est, le forze israeliane immediatamente distrussero 135 abitazioni e sfollarono 600 palestinesi dallo storico quartiere Maghribi (marocchino), vicino al muro occidentale. Il 28 giugno Israele ha annesso formalmente la città e i quartieri circostanti, espandendo così in modo drammatico l’area collegata al comune di Gerusalemme Ovest. Israele cominciò immediatamente la costruzione di insediamenti civili e militari nei territori occupati, in violazione delle Convenzioni di Ginevra del 1949. Il 27 luglio 1967, il ministro del gabinetto israeliano, Yigal Alon presentò un piano (piano Alon) per stabilire insediamenti e controllo permanente israeliano nei territori occupati. Nel 1972 erano 29 gli insediamenti in Cisgiordania e 4 quelli a Gaza, che ospitavano più di 1.200 coloni e oltre 8.600 coloni nei confini allargati di Gerusalemme.

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