Se è tutto vero, è alto tradimento

 

Di Khalid Amayreh

Pal-Info. Se le rivelazioni fatte domenica sera su Al Jazeera riguardo ai segreti di anni di trattive tra Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp) sono vere (e non ho il minimo dubbio che lo siano), allora non possiamo sfuggire alla conclusione che chiunque abbia accordato queste incredibili concessioni al regime sionista è un traditore.

Traditore della Palestina, traditore del suo popolo, traditore dei suoi martiri, e traditore delle moltitudini di politici e combattenti della resistenza che languono dietro le sbarre delle carceri israeliane.

Al Jazeera sostiene di aver rinvenuto ben 1.600 documenti, che sono in realtà minute d'incontri avvenuti tra i funzionari palestinesi, israeliani e statunitensi.

Secondo il materiale reso pubblico, i negoziatori palestinesi hanno effettivamente accettato di cedere a Israele il cuore di Gerusalemme, liquidare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e scambiare “terra occupata con altra terra occupata”.

L'Anp ha anche servito ed agito in qualità di subappaltatrice d'Israele ricercando, arrestando, tormentando e persino torturando i palestinesi sospettati di essere coinvolti nella resistenza anti-israeliana.

È inoltre previsto che Al Jazeera riveli ulteriori materiali incriminanti su altre questioni riguardanti le negoziazioni, inclusi i rifugiati e le collaborazioni a livello di sicurezza. Il risultato sarà quello di smascherare la stupidità, irresponsibilità e inferiorità dei negoziatori e funzionari dell'Anp.

Questi ultimi, profondamente imbarazzati e stupiti dalle sconvolgenti rivelazioni, si sono trovati particolarmente incapaci a spiegare quel che è successo veramente.

Sa'eb 'Ereqat, la cui firma è stata mostrata su molti dei fogli resi pubblici, ha cercato invano di eludere il problema reale, rimproverando ad Al Jazeera di aver scelto il momento sbagliato per diffondere questo genere d'informazioni.

Altri membri dell'Anp hanno negato l'autenticità dei documenti, affermando che alcuni di essi sarebbero in realtà fasulli: una possibilità piuttosto lontana, considerando le firme personali di personalità palestinesi, israeliane e statunitensi che li sanciscono.

Oltre ad esprimere la propria disponibilità ad accordare la maggior parte di Gerusalemme est occupata all'illegittimo regime sionista, i fogli mostrano anche come l'Anp fosse seriamente pronta ad approvare enormi concessioni sull'altro argomento di fondamentale importanza, ovvero i rifugiati.

Secondo le offerte fatte, l'Autorità di Ramallah avrebbe infatti accettato di far ritornare nella Palestina occupata dal 1948 solo 100mila degli abitanti che furono sradicati dalle loro case con la minaccia delle armi. Questo, inoltre, dovrebbe avvenire nell'arco di dieci anni, al ritmo di 10.000 profughi rimpatriati ogni anno.

Traditi alla luce del sole

Di sicuro, non ci siamo mai aspettati che l'Anp ripetesse l'esempio del Saladino: i suoi membri non hanno abbastanza dignità da guadagnarsi un simile onore.

In molti hanno occasionalmente cercato di assicurarci che costoro si sarebbero mantenuti fedeli alle costanti nazionali, che conoscono praticamente l'approvazione di tutte le fazioni della politica e della resistenza palestinesi, continuando a rappresentare il minimo che un palestinese potrebbe definire un consenso.

Adesso, persino questo consenso rattoppato viene infranto e abbandonato da persone che sostengono di essere i custodi del sogno palestinese di libertà e indipendenza. L'attuale leadership in Palestina non fa che mentire spudoratamente alla popolazione, e indulge in veri e propri atti di perfidia.

Siamo davanti a qualcosa di più di un semplice deviare da aspirazioni e obiettivi nazionali preziosi e portati avanti da lungo tempo: questo è alto tradimento, puro e semplice.

Dico tradimento, perché nessuno ha autorizzato Mahmud 'Abbas, Sa'eb 'Ereqat, Ahmad Qrei' e il resto della compagnia a compromettere o a svendere i diritti inalienabili del nostro popolo.

In fondo, Gerusalemme è patrimonio dell'intera 'Umma [la comunità islamica, ndr]. In ultima analisi, se 'Omar Ibn al-Khattab fece ingresso nella città sacra e il Saladino la liberò dalle mani dei Franchi, non fu certo per il bene del nazionalismo arabo.

Cedere ai sionisti la città, o ampi settori di questa, rappresenta quindi un tradimento scandaloso, non solo nei confronti di chi ha perso la vita per la causa fin dal 1948, ma anche di numerose generazioni di palestinesi, arabi e musulmani vissute fin dal 637 d. C., quando il califfo 'Omar il Giusto entrò nella città e diede ai suoi abitanti il suo famoso statuto, conosciuto come al-'Uhda al-'Omariyya.

Per concludere in bellezza, l'Anp e i suoi membri cercano di nascondere la vergogna insistendo nel dire che i documenti in questione sono sempre stati condivisi “con i nostri fratelli” in Egitto, Giordania, Arabia Saudita e altri paesi.

Ebbene, una simile scusa è peggiore di un peccato mortale: da quando l'alto tradimento può essere giustificato se scusato, avallato ed accettato da “altri tiranni arabi”, la cui priorità nella vita è restare al potere, preferibilmente con il beneplacito degli Stati Uniti?

Dopotutto, compiacere Israele vuol dire compiacere gli Usa, e niente compiacerebbe Israele – e quindi gli Usa – più della cessione di Gerusalemme, o di gran parte di essa. E poi, quando mai questi “Fratelli Arabi” si sono preoccupati davvero di Gerusalemme, o della Palestina in genere?

 

 

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