Sesto giorno di sciopero della fame per i cittadini palestinesi bloccati all’aeroporto di al-Arish.

Gaza – Infopal

I profughi palestinesi bloccati in Egitto hanno confermato ieri che solleveranno maggiori proteste in risposta al mancato rispetto, da parte dell’ambasciata palestinese in Egitto, dell’accordo stabilito con le autorità egiziane per mettere fine alla crisi dei profughi bloccati all’aeroporto di al-Arish, e in risposta al proseguimento della chiusura dei passaggi, che impedisce loro di ritornare nella Striscia di Gaza.

Coloro che si trovano nel deserto del Sinai sono ormai giunti al sesto giorno di sciopero della fame, un atto di protesta dovuto al pessimo trattamento che stanno ricevendo in territorio egiziano e al fatto che da sei mesi si continua a cercare una soluzione al loro esilio, senza risultato.

Diversi profughi sono stati contattati telefonicamente e hanno dichiarato che “negli ultimi tempi avevamo stretto un accordo con Hani al-Jabur, coordinatore per il rientro dei cittadini palestinesi, e con il rappresentante dello Stato Palestinese al Cairo, per risolvere, insieme alle autorità egiziane, la questione dei palestinesi bloccati all’aeroporto di al-Arish”. Secondo quanto affermato dai profughi, l’accordo avrebbe previsto l’uscita dei palestinesi da al-Arish entro tre giorni e l’assegnazione di 100 dollari a persona da parte dell’ambasciata palestinese perché potessero mantenersi fino al loro ritorno nella Striscia di Gaza. Al-Jabur, tuttavia, ha informato i profughi che l’ambasciata non è legata a nessun tipo di accordo e neanche alle loro condizioni, “perfino se dovessero morire tutti”.

Nel frattempo, fonti mediche palestinesi hanno annunciato il decesso di quattro profughi negli ultimi tre giorni, mentre altri tre sono stati ricoverati all’ospedale al-Arish a seguito del peggioramento della loro salute.

 

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