‘Soffocamento e isolamento’, un nuovo rapporto esamina l’impatto di 15 anni di embargo israeliano sulla vita a Gaza

Ginevra-Wafa. L’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor (Euro-Med) ha chiesto di porre fine alla tragedia dell’embargo di 15 anni a Gaza, sottolineando che le attuali disposizioni per lo svolgimento delle elezioni generali palestinesi richiedono serie garanzie internazionali e che l’embargo finirà senza condizioni relative ai risultati elettorali.

Nel suo rapporto annuale sulle ripercussioni dell’embargo di Gaza, intitolato “Soffocamento e isolamento – 15 anni di blocco israeliano su Gaza”, Euro-Med Monitor ha esaminato gli effetti del blocco israeliano sulle vite degli abitanti di Gaza. Il rapporto confronta da un lato le condizioni di vita degli abitanti di Gaza prima del blocco e dall’altro la situazione attuale (15 anni dopo).

Il rapporto conferma che nell’ultimo decennio le perdite economiche pro capite a Gaza hanno raggiunto circa 9mila dollari a causa della chiusura a lungo termine e delle operazioni militari a cui è sottoposta anche la Striscia di Gaza. Un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), pubblicato il 25 novembre 2020, ha concluso che il costo economico dell’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza negli ultimi dieci anni è stimato a 16,7 miliardi di dollari.

Noura Erakat, membro del consiglio di amministrazione di Euro-Med Monitor, ha affermato: “Stiamo entrando nel 2021, il quindicesimo anno del blocco navale israeliano e dell’assedio di terra, e la comunità globale sembra imperturbabile riguardo alle condizioni invivibili nella piccola enclave costiera o dal fatto che un’intera generazione è cresciuta isolata dal mondo, tranne che per il suo contatto con tecnologie di armi avanzate che piovono su di loro dai cieli di Gaza.

“Queste condizioni sono inconcepibili e non hanno giustificazioni morali, legali o politiche. L’assedio deve finire senza presupposti, deve essere condannato dalla storia per le sue atrocità e non deve essere ripetuto mai più”. Il rapporto indica che il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza è ancora tra i più alti del mondo. Dopo aver raggiunto il 23,6% nel 2005, nel 2020 ha raggiunto il 49%, mentre la quota pro capite del PIL si è ridotta del 27%.

Anche i tassi di povertà sono aumentati dal 40% nel 2005 al 56% nel 2020. Anche il divario di povertà è aumentato dal 14% al 20% e il costo per sollevare la popolazione di Gaza dalla povertà è quadruplicato: da 209 milioni di dollari a 838 milioni di dollari.

Il rapporto afferma che nel 2020 il numero mensile di camion mercantili che sono entrati nella Striscia di Gaza era di circa 7.000. Questo numero non è sufficiente neanche per metà dei bisogni di Gaza, tenendo conto dell’aumento della popolazione dal 2005 e del numero di camion entrati in quell’anno.

Prima che l’embargo fosse imposto alla Striscia di Gaza, il numero mensile di palestinesi che viaggiavano attraverso il valico di Erez/Beit Hanun, gestito da Israele, è stato circa di 30.000. Nel 2019, è stato di circa di 14.960, mentre nel 2020 è sceso a 4.600 casi, una diminuzione di circa l’85% rispetto a prima del blocco nel 2006.

Per quanto riguarda il passaggio di Rafah, al confine con l’Egitto, nel 2019 il numero mensile di viaggiatori che lo hanno attraversato è stato di circa 12.172, mentre nel 2020 la media mensile è stata di soli 4.245.

Il rapporto ha confermato che i transiti sono stati colpiti principalmente dallo scoppio del Coronavirus. Il valico è rimasto chiuso a lungo, e centinaia di migliaia di pazienti, studenti e uomini d’affari sono rimasti in attesa dell’apertura.

Per quanto riguarda il settore sanitario, rimane il più colpito, mostrando una chiara indicazione del peggioramento delle condizioni umanitarie. In aggiunta alla grave carenza di medicinali e attrezzature mediche, gli ospedali e centri di assistenza primaria continuano a operare a livelli di capacità ridotti. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo lo scoppio del Coronavirus (COVID-19).

Gli accordi in corso per lo svolgimento delle elezioni generali palestinesi richiedono mobilità locale, regionale e internazionale per porre fine al blocco e fornire garanzie affinché non si ripeterà in futuro se fosse revocato, ha affermato Euro-Med.

L’organizzazione ha evidenziato che il giusto approccio per garantire il successo delle imminenti elezioni è l’emissione di una delibera internazionale vincolante per porre fine al blocco, che rappresenta, secondo le leggi internazionali, un crimine di guerra. Dovrebbero essere fornite garanzie che il blocco non verrà ripetuto (se fosse portato a termine), che la volontà degli elettori palestinesi sarà rispettata e che sarà assicurata una circolazione pacifica e democratica in modo da raggiungere stabilità e prosperità per i palestinesi. 

Traduzione per InfoPal di Silvia Scandolari