Solo il 3% dell’acqua di Gaza è adatta al consumo umano

199995750Gaza–PIC–di Yousef M. Aljamal. La Striscia di Gaza, un’enclave costiera di 365 chilometri quadri, è abitata da una delle comunità più densamente popolate del mondo, dove l’acqua è diventata una risorsa sacra.

I quasi due milioni di palestinesi di Gaza hanno il 3% di acqua adatta al consumo umano, secondo le ultime statistiche. Il futuro dell’acqua e la realtà dei palestinesi sembrano bui.

Mazin Gunaim, presidente dell’Autorità per l’acqua palestinese, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi a Ramallah il 5 maggio 2016 che “la falda acquifera della Striscia di Gaza non sarà più idonea al consumo umano alla fine del 2016. La quantità giornaliera di acqua per persona è di 90 litri, al di sotto degli standard internazionali, e per la maggior parte è inquinata”.

Nel report delle Nazioni Unite “Gaza nel 2020: un posto vivibile”, pubblicato nell’agosto del 2012, si leggeva: “Oggi il 90% dell’acqua della falda acquifera non è sicura da bere senza trattamento. La disponibilità d’acqua è perciò limitata per la maggior parte dei gazawi a una media di 70–90 litri giornalieri per persona (a seconda della stagione), al di sotto dello standard globale dell’OMS di 100 litri”.

Secondo l’Autorità per l’acqua palestinese, circa 10mila residenti di Gaza non hanno rubinetti né dentro né vicino alle proprie case, e circa un milione di persone non hanno continuo accesso all’acqua.

“L’intero sistema idrico ha bisogno di essere migliorato. C’è una seria carenza d’acqua, che in molti casi è imbevibile”, ha riferito al Palestine Chronicle Bisan Aljadili, uno studente dell’Università islamica di Gaza, che vive nel campo profughi di Alnusierat.

L’occupazione israeliana, inoltre, nega l’ingresso di attrezzature e forniture necessarie per la costruzione, la manutenzione e la gestione delle strutture idriche e sanitarie nella Striscia di Gaza assediata.

La mancanza di approvvigionamenti d’acqua è un’altra tragedia patita dal popolo palestinese. Tuttavia, non hanno altra scelta che adattarsi alla situazione per poter sopravvivere.

Secondo quanto riferito al Palestine Chronicle da Bilal Alqidra, un ingegnere idrico di Khan Younis, “tre sono i problemi principali: la scarsità d’acqua e l’uso eccessivo della falda, l’inquinamento dell’acqua a causa dei nitrati e l’intrusione dell’acqua marina nelle acque sotterranee”.

Ha aggiunto: “Non abbiamo desalinizzatori; le acque di scarico non sono trattate; senza parlare della questione della mancanza di elettricità. Anche l’acqua pulita comprata dalla gente non è ben monitorata dalle autorità competenti. E i veicoli usati per distribuire l’acqua non sono abbastanza puliti”.

Il Servizio idrico per i comuni costieri, che porta avanti numerosi progetti idrici nella Striscia, ha un messaggio da condividere con il mondo: “Bisogna rimuovere il blocco imposto sul settore idrico e migliorare l’energia fornita per alimentare il sistema idrico. Il blocco e i tagli di corrente incidono negativamente sulla realizzazione dei progetti idrici necessari per migliorare la qualità dell’acqua nella Striscia di Gaza”.

Traduzione di F.G.