Studentessa statunitense aggredita da soldati israeliani ad Al-aqsa (video)

Imemc. Tre donne statunitensi sono state violentemente aggredite dalle forze di occupazione israeliane martedì 19/3, mentre stavano cercando di aiutare una donna disabile alla moschea di Al-aqsa, nonostante avessero mostrato i propri passaporti ai soldati.

Nour Hawash una studentessa di infermieristica dello stato della Virginia, che si trovava a Gerusalemme in vacanza, stava facendo delle foto con la madre e la sorella dopo la preghiera del mezzogiorno, quando i soldati di occupazione israeliani hanno preso d’assalto l’area e hanno iniziato ad evacuare la Cupola della Roccia.

“All’improvviso abbiamo sentito degli spari e le persone hanno iniziato a correre in ogni direzione. Abbiamo visto le Forze di Difesa Israeliane, correre con i mitra puntati, cercando di inseguire la gente. Quindi siamo corse anche noi di lato con le altre persone”, ha riferito Nour.

Il numero delle truppe israeliane presenti nel cortile è velocemente aumentato, da una decina ad una cifra fra i 50 e i 100; Nour ha anche notato che diversi uomini palestinesi venivano arrestati.

“Non facevano avvicinare nessuno alla Cupola della Roccia, l’avevano circondata in tutti i suoi lati”, ha detto la studentessa 21enne. “E c’era un’anziana signora che è stata tirata fuori mentre stava lasciando la zona di preghiera ed è caduta dalla sedia a rotelle non riuscendo più a risalirci. Poi, ho visto che un paio di donne stavano cercando di aiutarla ma sono state spintonate, per questo ho cercato di avvicinarmi anch’io”.

Ad ogni modo, nel momento in cui Nour si è avvicinata verso l’anziana, è stata spintonata a terra da un soldato israeliano, che le ha ammanettato uno dei polsi e ha proseguito sedendosi su di lei, impedendole di muoversi.

“È stato allora, che circa dieci o quindici soldati mi trattenevano a terra con i propri piedi, cercando di ammanettarmi l’altro polso. Io, che avevo tirato fuori il mio passaporto le ho detto (al soldato) che ero una cittadina americana e lei mi ha risposto: ‘Non mi importa del tuo documento’, e ha gettato di lato il passaporto”.

Altri soldati hanno poi trascinato la madre di Nour,  Germen Abdelkarim, lontano dalla figlia e l’hanno spinta contro il muro, ammanettandola, mentre la sorella più piccola Safa guardava in preda al panico.

“Mia sorella continuava ad andare avanti e indietro cercando di raggiungerci, ma è stata buttata a terra di forza, picchiata e spintonata. Le hanno tirato via il foulard e hanno cercato di utilizzarlo per strozzarla, così che non mi si è potuta avvicinare” ricorda Nour.

Dopo essere stata tenuta a terra per più di mezzora, una guardia israeliana ha raccolto da terra il passaporto americano di Nour e ha ordinato agli altri soldati di liberarla. Sia lei che sua madre sono state spintonate violentemente e rimandate dalla Cupola della Roccia ai cancelli dell’area.

Ciò nonostante, tutte le porte erano state sbarrate e la famiglia è rimasta intrappolata vicino all’entrata per un’ora, non potendo accedere né alla moschea né alla Città Vecchia. Anche dopo l’apertura dei cancelli, la Città Vecchia è stata tenuta sotto blocco per ulteriori tre ore, prima che le donne potessero far rientro all’hotel.

Nour ha contattato l’ambasciata USA a Gerusalemme per informarli del trattamento subito dalla famiglia; benché gli ufficiali hanno affermato che faranno un’indagine su quanto accaduto, è improbabile che qualsiasi altro provvedimento venga preso per considerare responsabili dell’accaduto i soldati. A parte tagli e lividi, le donne non hanno subito ferite gravi.

Le tensioni sono crescenti a Gerusalemme, nelle ultime settimane, dopo che i palestinesi sono rientrati nella porta di  Al-Rahma, area di Al-aqsa e vi hanno recitato le preghiere per la prima volta dopo 15 anni. Ciò nonostante, il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che il governo intende chiudere la porta ancora una volta nonostante la condanna degli ufficiali palestinesi.

La settimana scorsa, le forze israeliane sono entrate nella zona di preghiera di Al-Rahma con le scarpe indosso, in quello che è stato considerato un deliberato tentativo di provocare i devoti palestinesi.

Per Nour, la cui madre è originaria di Gaza, la sua esperienza riflette la realtà che i palestinesi affrontano regolarmente.

“Vediamo sempre queste scene alla TV o su Facebook, ormai siamo insensibili di fronte a questi eventi. Ma viverlo veramente e testimoniare la realtà dei palestinesi è totalmente diverso. Ha cambiato il mio punto di vista, e onestamente stiamo solo scalfendo la superficie di ciò che essi affrontano ogni giorno”, conclude.

Sotto l’accordo dello status quo su Gerusalemme, alle forze israeliane non è permesso l’accesso alla moschea di Al-Aqsa, che è sotto la gestione del Waqf giordano (Beni religiosi), o attaccare fisicamente i fedeli musulmani.

Tuttavia, i coloni israeliani prendono regolarmente d’assalto l’area, coordinandosi con le forze israeliane, eseguendo rituali ed impegnandosi a distruggere la moschea, mentre i musulmani vengono molestati o è vietato loro l’ingresso. Gruppi di coloni estremisti hanno ripetutamente invocato crescenti incursioni nell’area, soprattutto durante le festività ebraiche.

Traduzione per InfoPal di Laura Della Ciana