Tagli di potenza di Gaza: quando il carburante si esaurirà, “i bambini moriranno”

Gaza-Al-Jazeera. I medici di Gaza temono la morte inevitabile dei pazienti se le riserve di carburante saranno esaurite entro la fine di giugno.

Nell’ospedale al-Shifa, il più grande ospedale di Gaza, 50 bambini sono stipati in 30 posti nell’unità di terapia intensiva neonatale (NICU). All’esterno, il cortile assomiglia a una fabbrica, mentre i generatori ruggiscono e mormorano, trasformando il carburante in elettricità, fornendo ai bambini ossigeno attraverso i ventilatori.

A causa della carenza di elettricità a Gaza, i generatori sono l’unica via di salvezza per questi neonati, ma anche questo può essere tagliato presto perché le riserve di carburante di Gaza dovrebbero esaurirsi in un mese, mettendo a rischio la vita dei pazienti.

“La maggior parte dei neonati sono collegati alla ventilazione meccanica, se l’elettricità viene tagliata, la maggior parte di loro morirà in pochi secondi”, ha dichiarato il dottor Allam Abu Hamida, direttore della NICU di al-Shifa.

“Vedi”, Abu Hamida indica un monitor che mostra il livello dell’ossigeno fornito: “L’ossigeno dovrebbe essere a 90 e oltre, ma è solo a 62”.
La metà dei neonati del NICU sono prematuri, alcuni pesano solo 700 o 800 grammi. Sono tutti casi critici, alcuni nati con difetti congeniti, e tutti dipendono dai generatori per mantenerli vivi.

Israele ha annunciato la scorsa settimana che avrebbe ridotto la fornitura di energia elettrica su richiesta dell’Autorità palestinese. Da allora quattro ospedali della Striscia di Gaza sono già stati chiusi e gli interventi sono stati rinviati.

(Traduzione di Parallelo Palestina).

2ª parte.

Nell’eventualità che ci sia uno spegnimento totale a Gaza, i pazienti che hanno bisogno di elettricità per sopravvivere – come quelli ricoverati in Terapia Intensiva, le sale operatorie e coloro che devono sottoporsi a dialisi – saranno seriamente in pericolo di vita. Nell’ospedale di al-Shifa, uno spegnimento totale provocherà la morte immediata di 100 pazienti e altri 1000 ne sarebbero indirettamente colpiti.

“Se questo problema continua, il reparto andrà al collasso; sarà una catastrofe”, dice Abu Hamida. “Abbiamo già problemi di carenza di personale, di provviste, di tutto”.

Secondo Robert Piper, Coordinatore ONU per gli Aiuti Umanitari e le Attività di Sviluppo nei Territori Palestinesi Occupati, le riserve di carburante di Gaza si esauriranno “entro la fine di giugno, inizi di luglio al massimo”.

In una email inviata ad Al Jaazera, Piper ha scritto “Con la corrente che manca per 16-20 ore al giorno, la crisi dell’energia elettrica a Gaza non risparmia nessuno”.

L’ONU sta coordinando la distribuzione di carburante per generatori a 180 strutture fondamentali, di cui 32 sanitarie. Questo aiuta a preservare i servizi essenziali, ma non può sostituire l’intera rete.

Questo mese, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha dichiarato che Gaza è sull’orlo di “un collasso sistematico delle infrastrutture e dell’economia, già martoriate”.

L’ONU aveva già avvertito, recentemente, delle conseguenze devastanti di un eventuale esaurimento delle scorte di carburante.

Negli ospedali di Gaza la corrente viene erogata per circa quattro ore al giorno. I generatori che alimentano al-Shifa per le restanti 20 ore costano 3000–4000 $ per 2000 litri di carburante industriale.

Tuttavia, essendo progettati per funzionare solo per sei ore ogni volta, c’è il rischio che anche i generatori si rompano.

“I nostri generatori non hanno serbatoi grandi per il carburante, quindi funzionano giorno per giorno” ha dichiarato Ayman al-Sahabani, rappresentante di al-Shifa. “Questo mette ulteriore pressione e stress sul nostro personale, poiché dobbiamo stare sempre attenti a quanto ce ne rimane e decidere quando parlare con il ministro della Salute [per averne altro]”.

Al-Sahabani ha poi aggiunto: “immaginate come sarebbe se ci fosse un altro attacco a Gaza. Ne abbiamo già abbastanza”.

Qualche giorno fa, il ministro della Salute era giunto in visita ma è rimasto bloccato in ascensore per sette minuti per via di un problema ai generatori.

“Siamo nel 21° secolo. Non vogliamo arrivare al punto di perdere i pazienti per mancanza di corrente”, ha detto al-Sahabani.

Le interruzioni costanti di fornitura di corrente significano anche gravi malfunzionamenti dei macchinari medici.

Nel reparto NICU, su un monitor vicino a un’incubatrice lampeggia la scritta “fuoriuscita di gas fresco”.

Abu Hamida spiega: “Non sta fuoriuscendo, è il sensore che non funziona bene”, mentre preme bottoni nel tentativo di aggiustarlo.

All’al-Rantisi Pediatric Hospital di Gaza, i bambini con malattie croniche ai reni sono sottoposti a emodialisi tre volte a settimana dalle due alle quattro ore per restare in vita.

La loro unica alternativa ai macchinari sarebbe sottoporsi a un trapianto di rene, ma trovarne uno compatibile è difficile.

Il dott. Jomaa Waleed Younis ha detto che, negli ultimi sei anni, ci sono stati sette trapianti di rene per i pazienti di Gaza, tre a Gaza, due in Israele e uno in Giordania.

“Se manca la corrente, non ci sarà più niente da fare per loro perché sono in una situazione critica” ha continuato Yonis.

Per ora, la priorità all’interno dell’ospedale va ai reparti che hanno più bisogno di corrente; una volta che un reparto ha completato la terapia, la corrente passa a un altro.

Najwan al-Samnai è preoccupata per suo figlio di otto anni, Yahia. A causa della carenza di corrente, spesso Yahia si sottopone sedute di dialisi di tre ore invece che quattro, con serie ripercussioni sulla sua salute.

“Ha effetto sui polmoni, sulla pressione, e quando torna a casa pesa di più”, ha detto al-Samnai.

Con solo il 33% dei medicinali, provviste pari a zero e i pazienti che non possono ottenere le dimissioni per farsi curare in Israele o in Cisgiordania, la visione dei dottori sulla situazione a Gaza è decisamente pessimistica.

Mohamed el-Ron, primario del reparto di chirurgia di al-Shifa, ha lavorato per due anni a Sarajevo, assediata durante la guerra in Bosnia agli inizi degli anni ’90.

“Durante la guerra in Bosnia, non mi sono mai sentito senza speranza”, ha detto. “Speravamo sempre che presto si sarebbe giunti a un accordo e la guerra sarebbe finita”.

“Qui, non abbiamo niente. Le persone a Gaza hanno perso la speranza. Ora, aspettiamo solo il peggio”.

Traduzione di Giovanna Niro