‘The Palestine Papers’: le prime reazioni

Ramallah – InfoPal. Dai documenti “The Palestine Papers”, divulgati dalla Tv “al-Jazeera”, spuntano “concessioni generose”, senza ottenere nulla di soddisfacente in cambio, soprattutto per quanto riguarda le questioni più “care” alla causa nazionale palestinese: al-Quds (Gerusalemme), rifugiati, confini e sicurezza.

Al contrario, si evince la scelta dei negoziatori palestinesi di abbandonare principi che, nei criteri negoziali con Israele, hanno sempre rappresentato una costante per il popolo palestinese.

Nella tarda serata di ieri, 23 gennaio, “The Palestine Papers” vengono resi pubblici: documenti e trascrizioni dei colloqui tra negoziatori palestinesi e israeliani incendiano il clima a Ramallah.

Concessioni e avalli, riconoscimento all'esistenza delle colonie – illegali per la legislazione internazionale –  dimostrano che, nel 2011, la causa nazionale palestinese gode di un rapporto pari a 1:50 per gli israeliani.

Ciò che colpisce maggiormente, il giorno dopo le prime pubblicazioni sono la dimensione delle concessioni accordate dai negoziatori dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e, soprattutto, il livello di confidenza tra le parti.

Le reazioni di Anp e di Fatah. Immediatamente con la pubblicazione di questa documentazione da parte della Tv al-Jazeera, da Ramallah, il movimento di Fatah ha convocato una riunione d'emergenza per decidere la linea da adottare in risposta alle rivelazioni.

Fonti anonime, interne a Fatah, hanno riferito al nostro corrispondente che alla riunione avrebbero preso parte i vertici politici palestinesi dell'Anp, tra cui uno dei maggior imputati, il capo dei negoziatori Sa'eb 'Erekaat, il quale sarebbe apparso particolarmente provato.

Ora, di fronte al ciclone al-Jazeera, l'Anp potrebbe optare per la tattica dello scetticismo e della diffidenza su questi documenti.

Il presidente dell'Anp, Mahmoud 'Abbas intanto, si è affrettato a mettere in chiaro: “I Paesi arabi erano a conoscenza dei contenuti resi pubblici in 'The Palestine Papers'”.

Dalla sua abitazione al Cairo, 'Abbas ha riferito alla stampa egiziana che ogni negoziato è stato fatto alla presenza israeliana e statunitense con una sorta di supervisione della Lega Araba, costantemente presente per seguirne gli sviluppi.

Un altro rappresentante palestinese, tra i negoziatori maggiormente esposti dai contenuti rivelati, Ahmed Qurei', ha convocato una riunione d'emergenza, invitando le fazioni palestinesi e alla presenza di un Comitato arabo, per discutere quelle che definisce “calunnie funzionali agli interessi israeliani”.

E mentre online le prime reazioni sono state quasi contestuali alla pubblicazione dei documenti, questa mattina, dall'interno di Fatah, qualcuno ha gridato alla condanna di al-Jazeera, invitando la popolazione ad attaccare la sede di Ramallah.

Per converso, sono in molti coloro che ora si attendono una rivolta popolare palestinese nei confronti degli apparati di sicurezza dell'Anp, ora più che mai vulnerabili di una reazione alle loro quotidiane azioni di repressione.

Le fazioni palestinesi. Per Nafez 'Azzam, membro dell'ufficio politico del Jihad islamico: “Nessuno – nemmeno i Paesi arabi o islamici – sono autorizzati a fare concessioni sulla terra palestinese”. Un loro coinvolgimento insomma, non giustifica la gravità delle rivelazioni. 'Azzam aggiunge: “Siamo consapevoli che questo avvenga in uno dei periodi più duri della storia palestinese, ma nessuna concessione sarà mai considerata valida all'infuori di quella legittimata dalla volontà del popolo palestinese”.

Dall'ufficio politico del Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp), Kahlida Jarrar, deputato del Consiglio legislativo palestinese (Clp), afferma: “Il nostro movimento si è sempre distinto per l'opposizione a qualunque tipo di negoziato con l'occupante, sia esso bilaterale o multilaterale. Oggi non siamo sorpresi di quanto rivelato, ma più che mai auspichiamo di superare le divisioni politiche palestinesi”.

Sono forse più allarmanti le reazioni del leader del Fplp, Maher Taher, che parla di “tentativo di liquidazione della causa palestinese”, dal momento che i contenuti di “The Palestine Papers” riguardano proprio Gerusalemme, confini e diritto al ritorno.

Dello stesso parere è Mahmoud al-Bahar, vice presidente del Clp, il quale, da Gaza, parla di “scandalo” e “disastro per la causa nazionale”.

“Una lunga campagna denigratoria nei confronti del Movimento di resistenza islamica, Hamas, ha visto il governo di Ramallah architettare divisioni e lotte intestine, reprimere la popolazione in Cisgiordania e avallare la guerra israeliana contro la Striscia di Gaza. L'attuale livello di coordinamento di sicurezza con l'occupante è una collusione senza precedenti e, per il popolo palestinese, rappresenta un tradimento”.

Il fronte israeliano. Sia Olmert che Livni tentano di sottrarsi dalla polemica e affermano che la questione sia tutta interna alla parte palestinese, pur aggiungendo che la documentazione presentata da al-Jazeera sia inesatta e, in alcuni punti, errata.

Puramente politiche invece, suonano le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, che afferma: “Le rivelazioni sono la dimostrazione delle malefatte del governo di Olmert, della sua inefficienza e del fallimento del team di negoziatori israeliani al suo seguito. Hanno rischiato di fare 'concessioni generose' in cambio di cosa? Hanno ottenuto solo un fallimento”.

In attesa dei prossimi documenti intanto, in molti si domandano quale sia la fonte di “The Palestine Papers”.

La stampa israeliana con “Ma'ariv” intravede l'azione di Mohammed Dahlan, intepretando detta ipotesi come l'effetto del lungo antagonismo con 'Abbas.

D'altra parte, lo scorso 31 dicembre, proprio Dahlan aveva rivelato alla stampa di essere nelle condizioni di ribaltare il “tavolo dei negoziati” quando sosteneva di essere in possesso di mezzi (o meglio di prove) per farlo.

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