Tunnel e scavi minacciano le fondamenta di al-Aqsa

Gerusalemme-PIC. Nella relazione annuale pubblicata dalla Al-Quds International Foundation si legge che i tunnel scavati sotto la moschea di al-Aqsa sono attualmente 64, situati ai quattro angoli del complesso sacro, metà dei quali a ovest della moschea, e insieme ad altri 32 scavi mettono la moschea in serio pericolo di crollo.

La relazione, della quale PIC ha ricevuto una copia, si intitola “Occhi su Aqsa” e sottolinea come l’incontro del governo di occupazione, tenutosi il 28 maggio 2017 presso uno dei tunnel sotto al-Aqsa in occasione del 50° anniversario dell’occupazione di Gerusalemme, ha sottolineato che “gli scavi sono solo un espediente per la leadership dell’occupazione, che li usa per promuovere una storia ebraica inventata”.

La relazione ha confermato poi che gli israeliani continuano i lavori di costruzione nelle vicinanze di al-Aqsa, e che l’occupazione sta per avviare la costruzione di Beit Halibah/Beit Al-Juhar, a 20 metri di distanza dal Muro di al-Buraq, e della sinagoga “Perla di Israele”, a circa 200 metri di distanza dal Muro Occidentale di al-Aqsa. L’occupazione ha inoltre approvato la costruzione di una sinagoga sul Monte Mukaber, nella parte sud-ovest della Città Vecchia.

Sempre secondo la relazione, l’intenzione sarebbe quella di “ebraicizzare” il Monte degli Ulivi e alcune porte di al-Aqsa. Anche i cimiteri limitrofi, come quelli di Rahmah e Yusufiyah, sono stati bersaglio dei sionisti; parte dei terreni è stata confiscata e trasformata in giardini talmudici e vi sono state installate alcune tombe ebree.

La presenza ebraica ad al-Aqsa.

La relazione evidenzia la presenza ebraica ad al-Aqsa da un punto di vista politico, religioso, legale e di sicurezza pubblica. Nel periodo in cui è stata scritta la relazione, l’occupazione ha cercato più che mai di assumere il controllo totale di al-Aqsa per diventare l’unica autorità nella zona.

Inoltre, il ruolo della polizia israeliana è stato apprezzato ed elogiato dai coloni estremisti che hanno trovato sostegno nel ministro della Sicurezza interna, Gilad Erdan, e dal comandante della polizia israeliana a Gerusalemme, Yoram Halevi, i quali hanno facilitato le incursioni all’interno della Moschea.

“Al-Aqsa è stata presa di mira non solo dal punto di vista politico e della sicurezza ma anche dal punto di vista legale, con i vari tentativi di legalizzarne l’occupazione e l’approvazione, da parte dello Knesset, di un disegno di legge che vieta l’appello alla preghiera” si legge nella relazione.

Il Knesset ha approvato la prima lettura della “legge unificata di Gerusalemme” che conferisce agli israeliani la sola autorità su Gerusalemme e richiede l’approvazione di 80 membri sui 120 totali del Knesset per rinunciare ad essa in qualsiasi luogo, compresa la Moschea al-Aqsa.

In un’altra sentenza, un tribunale israeliano ha deciso che “gli impiegati del Waqf islamico non hanno alcun potere sugli ebrei che si recano ad al-Aqsa, e ogni impiegato che eserciti l’autorità sugli ebrei sarà rimosso dall’incarico per condotta inopportuna”.

Sul piano religioso, la relazione ha sottolineato che i Gruppi per il Tempio Ebraico hanno continuato a esortare i coloni a presentarsi ad al-Aqsa, ritenendo la situazione attuale ideale.

Le incursioni ad al-Aqsa.

Uno dei capitoli della relazione è dedicato al monitoraggio dei tentativi da parte dell’occupazione di stabilire una presenza fissa alla Moschea al-Aqsa attraverso incursioni, dichiarazioni ostili e accese e interventi diretti nell’amministrazione.

Si fa riferimento ai tentativi da parte di alcuni politici israeliani di fare irruzione nella Moschea di al-Aqsa, nonostante il primo ministro lo abbia proibito, specialmente da parte del parlamentare Rabbi Yehuda Glick, che ha pregato davanti al cancello di Qatanin dopo che era stato interdetto dalla Moschea il 19 settembre 2016.

In relazione alle visite degli estremisti ebrei al complesso sacro islamico, 23.661 di essi ha fatto irruzione nella moschea sacra durante il periodo in cui è stata scritta la relazione. Ciò significa un aumento del 58% rispetto all’anno scorso, quando se ne erano registrati 13.733. Si potrebbe affermare quindi che il numero di coloro che hanno fatto irruzione ad al-Aqsa quest’anno è il più alto dal 1967, anno di occupazione della Moschea.

Per quanto riguarda l’intervento diretto negli affari di al-Aqsa, la relazione ha fatto riferimento all’insistenza delle autorità dell’occupazione nell’impedire al Dipartimento del Waqf islamico di avviare circa trenta progetti di manutenzione necessari nella Moschea.

Le forze di occupazione avevano deciso di installare cancelli elettronici e telecamere di sicurezza agli ingressi di Aqsa, ma sono state costrette a rimuoverli in seguito a pressioni pubbliche.

Reazioni e posizioni politiche.

Un altro capitolo della relazione è dedicato alle reazioni e le posizioni politiche riguardo gli sviluppi ad al-Aqsa. Qui si legge che i palestinesi presenti ad Aqsa hanno ottenuto una vittoria storica il 14 luglio 2017, riuscendo a capovolgere l’ingiusta decisione di installare telecamere e cancelli. Nel frattempo, la posizione politica ufficiale araba ha continuato a opporsi al silenzio assoluto, accettando anche negoziazioni politiche su al-Aqsa.

Nel contesto delle posizioni politiche internazionali, l’UNESCO ha approvato alcune risoluzioni importanti, tra cui la principale che ha ignorato le insegne ebree della Moschea al-Aqsa e ha confermato quelle islamiche, provocando l’ira dell’occupazione israeliana. La risoluzione ha chiaramente condannato tutti gli attacchi contro Gerusalemme e le incursioni, gli scavi e i tentativi di capovolgere l’attuale situazione storica ad al-Aqsa.

Consigli.

Tra i consigli contenuti nella relazione vi è quello di prendere spunto dalla vittoria dei gerosolimitani e sostenere la leadership popolare e religiosa a Gerusalemme, incoraggiando la popolazione a ribellarsi contro le decisioni dell’occupazione e a frequentare la città.

Inoltre, la popolazione della Striscia di Gaza è stata invitata a creare un movimento popolare costante, di varie forme, e a trarre vantaggio dalla propria capacità di mobilitarsi e organizzarsi per il bene di al-Aqsa.

Alla popolazione della Cisgiordania è stato chiesto invece di non arrendersi ai tentativi di esclusione dal conflitto, e di aumentare le interazioni con l’occupazione. I palestinesi all’estero sono stati chiamati a diffondere in tutto il mondo ciò che sta vivendo al-Aqsa.

“Speriamo che l’Autorità Palestinese prenda una decisione per sbloccare la resistenza in Cisgiordania e assicurare tutto il sostegno necessario a Gerusalemme e ad al-Aqsa, e non accolga le iniziative di negoziazione che gli Stati Uniti stanno cercando di avviare”.

Tutte le fazioni dell’OLP sono state chiamate a produrre grandi sforzi per riparare la frattura interna palestinese, facendo appello anche alle fazioni della resistenza, a tutti i partiti e forze affinché lavorino duramente per mettere fine alle divisioni.

La Al-Quds Foundation ha fatto appello anche alla Giordania affinché metta a disposizione le proprie risorse per salvaguardare al-Aqsa, e ai giornalisti affinché facciano luce su al-Aqsa e su tutta Gerusalemme.

Traduzione di Giovanna Niro