Umanità negata.

Le drammatiche notizie di ieri, provenienti dalla Palestina occupata, si sono susseguite rimbalzando da un desk giornalistico all’altro in varie parti del mondo. Ormai, i mezzi della globalizzazione informatica offrono il privilegio delle news in tempo reale, da qualunque parte ci giungano e dovunque noi ci troviamo.

La scelta è dunque ampia. Non si capisce allora perché alcuni fra i maggiori quotidiani italiani abbiamo preferito esaltare solo l’attentato kamikaze di un giovane ventiquattrenne palestinese, saltato per aria insieme ai quattro israeliani che gli avevano offerto un passaggio nei pressi dell’insediamento di Kedumim, piuttosto che il bombardamento a tappeto della Striscia di Gaza da parte degli F16 israeliani, o dell’uccisione di un leader dei Comitati di Resistenza popolare. Come se, ancora una volta, i morti di una parte avessero più diritti di quelli dell’altra.

Perché non inserire due-tre-quattro notizie eclatanti in una pagina sul conflitto israelo-palestinese? L’attentato ai coloni e la strage di gente inerme a Gaza. Notizie da entrambi i fronti nemici. Invece no. La scelta di campo è netta, unilaterale. La voce parlante è solo quella di Israele che accusa Hamas per l’operazione suicida, ma non quella di madri, bimbi, vecchi, ragazzi vittime o testimoni giornalieri di una violenza brutale, altamente tecnologizzata – Israele ha uno degli eserciti più moderni e avanzati del mondo, non si deve mai dimenticare – che si accanisce dall’alto e da ogni punto dei Territori e della Striscia di Gaza, vero inferno a cielo aperto. Perché esaltare sempre e solo le ragioni degli uni e negare quelle degli altri, bypassando le regole stesse su cui si fonda il giornalismo? Cioè, scoprire le notizie, raccontare la cronaca, dare spazio alle opposte fazioni…

Certo giornalismo italiano, in molti, troppi casi, si è dimostrato più realista del re, sottolineando la propria dipendenza da questo o da quel potere politico o economico. Non che in altri paesi sia molto diverso, ma qui si cerca proprio di "strafare". Il vecchio e drammatico (per la libertà di espressione) espediente delle "veline" (qualcuno ricorderà ancora quelle che inviava Mussolini ai cronisti) funziona sempre: le notizie su e da zone "scottanti" spesso sono già "confezionate" in ambienti che nulla hanno a che vedere con il giornalismo. E i tanti servizi pubblicati oggi ce lo ricordano senza lasciarci neanche l’illusione del dubbio.

I palestinesi fanno parte di quella grande, enorme fetta di umanità che ha solo torti e nessuna ragione da rivendicare; di quell’umanità che tuttavia ha fame, freddo, paura, che è ammalata, sofferente, schiava, oppressa, violata, umiliata, offesa, negata, beffata, insultata, rapinata delle proprie risorse e territori, e di cui i potenti della terra, e i loro media, si occupano solo per impartire punizioni o "lezioni morali".

Angela Lano

direttore di Infopal.it

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