Un caffè in Puglia con Mahmud Darwish

Editoria Araba.com. Il viaggio di Darwish, un progetto di Bruno Soriato e Iyas Jubeh che vi avevo raccontato qui, volge quasi al termine. Tra le numerose tappe in giro per la Puglia, i due si sono fermati anche a Bitonto (Bari), dove ad assistere allo spettacolo c’era anche Silvia Moresi, arabista e traduttrice, che ne ha scritto per editoriaraba.

 Dalla vita voglio solo l’odore del caffè. L’odore del caffè per riprendermi, per poter alzare i piedi e mutarmi da rettile a essere umano, per raddrizzare la mia porzione d’alba. Per scendere giù in strada insieme, io e questo giorno, e andare alla ricerca di un altro luogo.

Una memoria per l’oblio (in Una trilogia palestinese, Feltrinelli, trad. E. Bartuli)

 Il Viaggio di Darwish, dell’attore italiano Bruno Soriato e del regista palestinese Iyas Jubeh, come loro stessi hanno spiegato, non è uno spettacolo teatrale, ma appunto un viaggio. Un viaggio reale in bicicletta attraverso la Puglia, e un viaggio intenso  tra i versi del grande poeta palestinese Mahmud Darwish.

Ogni tappa dura il tempo di un caffè, il tempo di un caffè arabo al cardamomo, un tempo dilatato e quasi irreale.

L’odore del caffè, preparato e sorseggiato davvero da Bruno e Iyas, pian piano, assieme alle parole di Darwish, riempie la scena.

Non a caso, il primo testo letto è Una memoria per l’oblio, scritto dal poeta palestinese nel 1982 a Beirut durante l’assedio israeliano, in cui lo scrittore descrive gli abituali gesti della preparazione del caffè mattutino e il suo aroma, contrapponendoli a una quotidianità devastata dall’orrore della guerra.

Mentre il caffè bolle, si passa alla lettura di Murale, unico poema lungo di Darwish, scritto nel 1998 dopo il suo risveglio dal coma causato da un delicato intervento al cuore. In quest’opera il poeta descrive le visioni avute durante la sua “assenza” dalla vita, dialoga con la morte, si interroga come sempre sull’esilio, sull’esistenza e sulla sua patria.

Iyas, interrogato da Bruno, ferma spesso la sua lettura per spiegare i passaggi più complessi di questo testo, per spiegare cosa abbia rappresentato e cosa ancora rappresenti Mahmud Darwish  per tutti i palestinesi, che nei suoi versi riescono a trovare una patria reale e esistenziale, una casa che nessun bulldozer israeliano potrà mai abbattere.

Sa-asiru yawman ma uridu, sa-asiru yawman ma uridu

“Un giorno sarò ciò che voglio, un giorno sarò ciò che voglio”

Questo verso, ripetuto in arabo all’unisono da Bruno e Iyas, porta inevitabilmente a interrogarsi sulle proprie vite, e sulla difficoltà di riuscire ad essere realmente ciò che si desidera. Ma questa difficoltà è doppia, se non tripla, per ogni palestinese che ogni giorno, davanti alla brutale occupazione israeliana, deve riaffermare la propria esistenza prima di tutto come essere umano e poi come commerciante, maestro, operaio, intellettuale, poeta…

Un giorno sarò ciò che voglio.

Un giorno sarò un’idea. Nessuna spada la porterà

alla terra desolata, nessun libro…

Come pioggia su una montagna spaccata

allo spuntare di un filo d’erba,

non vincerà la forza

né la giustizia smarrita.

(Murale, Epoché, trad. Fawzi al-Delmi)

Chiacchierando con il pubblico, il caffè finisce, e tacciono le parole di Darwish.

Un grazie sincero va a Iyas e Bruno per questo progetto, per aver avuto l’idea di portare i versi di Darwish in giro per la Puglia, e speriamo presto in giro per l’Italia. Un grazie sincero, perché ascoltare i versi di questo grande poeta, anche solo per il tempo di un caffè, placa l’animo spesso infangato in una quotidianità mediocre e immobile.

Le foto sono di Silvia Moresi. La foto di copertina è presa dalla pagina Facebook Il viaggio di Darwish.