Uno Stato israeliano per i coloni in Cisgiordania, Gerusalemme Est

Israeli flag flutters over view of Jewish settlement of Ofra...An Israeli flag flutters over the view of the West Bank Jewish settlement of Ofra near the unauthorized outpost of Amona January 12, 2006. REUTERS/Laszlo Balogh

Imemc. Secondo recenti statistiche, le demolizioni e le confische messe in atto da Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme Est nel 2016 hanno subito un aumento del 450% rispetto al 2015, segnale di un tentativo occulto di fondare uno Stato per i coloni israeliani nello Stato palestinese.

Colonizzazione esponenziale. Dalla firma degli accordi di Oslo nel 1993, il numero di coloni e colonie israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est è incrementato del 600%.

La popolazione israeliana, che occupa illegalmente le suddette aree, sta gradualmente trasformando il sogno palestinese di uno Stato autonomo palestinese in un miraggio.

Dal 31 dicembre 2015, il numero dei coloni israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est ha superato i 765 mila, registrando così un forte aumento dal 1993, quando i coloni erano solo 105 mila.

Secondo alcuni dati, in queste aree il tasso di crescita dei coloni supera quello tra gli israeliani in Israele e i palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

L’aumento del numero dei coloni è del 5,8% rispetto all’1,8% in Israele e al 2,9% tra i palestinesi, indice di un deliberato attacco allo Stato e alle risorse palestinesi.

Considerando la situazione sul campo, statistiche ed esperti evidenziano che Israele è quasi riuscito a istituire uno Stato per i coloni nel cuore dello Stato promesso dei palestinesi.

Israele ha fondato intere città, diventate territorio di centinaia di migliaia di coloni a danno delle vite e del futuro dei palestinesi, distruggendo le abitazioni di questi ultimi e negando loro il diritto di costruire nelle loro terre.

Secondo le dichiarazioni di Ghassan Daghlas, addetto al controllo e alla documentazione delle attività di insediamento in Cisgiordania, rilasciate a WAFA in seguito all’assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin, il governo israeliano e la lobby sionista erano d’accordo e iniziarono ad attivarsi per fondare uno Stato per i coloni in quelle aree.

L’espansione degli insediamenti nella Cisgiordania occupata e nell’annessa Gerusalemme Est è stata appoggiata e sostenuta pienamente da politici e uomini d’affari della destra e dell’estrema destra. Il numero di unità abitative pubblicizzate e vendute è aumentato dell’850% nel 2016 rispetto al 2015.

Secondo le statistiche e i dati raccolti da Daghlas, attualmente Israele controlla e sfrutta l’Area C, che copre il 60% della Cisgiordania ed è patria di circa 180 mila – 300 mila palestinesi e di almeno 325.500 coloni che vivono in 125 insediamenti e circa 100 avamposti.

Secondo B’Tselem, Centro israeliano di Informazioni per i diritti umani nei territori occupati, “Israele mantiene il controllo della sicurezza e della gestione del territorio nell’Area C e considera questa zona in ragione delle proprie esigenze, quali addestramento militare, interessi economici e sviluppo delle colonie”.

Israele ignora i bisogni dei palestinesi e vieta loro di costruire, aggiunge B’Tselem. “Al tempo stesso, esso incoraggia gli insediamenti israeliani mediante un meccanismo di pianificazione parallelo, e l’Amministrazione pubblica chiude un occhio sulle violazioni edilizie da parte dei coloni”.

Demolizioni di abitazioni. Secondo ‘Al-Maqdese for Society Development (MSD)’, un’organizzazione non-profit istituita per tutelare e difendere i diritti dei Palestinesi, tra il 1967 e il 2000, Israele ha demolito circa 500 costruzioni mentre tra il 2000 e il 2014 altre 1.342 a Gerusalemme, sfollando con la forza 5.760 palestinesi.

A Gerusalemme Est, i palestinesi sono costretti a intraprendere la strada più difficile, ossia distruggere le proprie case per evitare multe salate di demolizione emesse dal governo israeliano.

Numerosi palestinesi devono scegliere tra demolire le proprie abitazioni accollandosene i costi, o andare in tribunale, pagare multe, pagare l’ingegnere e l’avvocato per poi alla fine perdere.

Tra il 2000 e il 2014, a Gerusalemme Est circa 340 palestinesi sono stati costretti ad abbattere le proprie abitazioni.

Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), le forze israeliane hanno distrutto 417 edifici in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, causando lo sfollamento forzato di 495 palestinesi, tra cui 277 bambini.

Jad Issac, dell’Istituto di Ricerca Applicata – Gerusalemme, ha dichiarato a WAFA che Israele intende creare due Stati in Cisgiordania. “Israele prevede di dare ai coloni israeliani circa il 75% dell’Area C, pari al 60% della Cisgiordania, e alla fine trasformare lo Stato palestinese in cantoni isolati su meno del 50% dell’area originale.

Isaac ha sottolineato, secondo WAFA, che l’aumento delle demolizioni è ormai fuori controllo, sostenendo che tra gennaio e maggio 2016, Israele ha demolito 276 abitazioni e 348 alloggi, rispetto ai 198 e 59 rispettivamente nel 2015, per lo più a Gerusalemme, Nablus e Hebron.

La concentrazione in aree specifiche mira a sostenere la presenza di coloni in queste zone e a istituire uno Stato solido per gli stessi assicurandosene il controllo.

Ebraicizzazione di Gerusalemme. Tuttavia, a Gerusalemme è diverso; secondo Isaac, Israele sta cercando di svuotarla dei palestinesi e di mantenere una maggioranza israeliana. Molti quartieri palestinesi della città affrontano tentativi drastici da parte di Israele di confiscare più case.

“Israele emette 143 permessi di costruzione per i palestinesi a Gerusalemme Est quando questi ultimi ne necessitano di più di 2000. Di conseguenza, essi sono costretti a costruirenei pressi di Gerusalemme in aree come al-Ram e al-Issawiya, trasformando queste località in luoghi sovraffollati dotati dei servizi minimi”.

I costi che i palestinesi sono costretti a pagare al fine di ricevere permessi sono considerati i più alti in tutto il mondo. Se una famiglia palestinese vuole ottenere una licenza edilizia deve aspettare tra gli 8 e i 12 anni, mentre il costo medio per ricevere un permesso per un appartamento di 110 metri quadri a Gerusalemme va dai 60.000 ai 70.000 dollari, escluse le tasse e le commissioni previste successivamente alla fase di costruzione.

Dal 2000, Israele ha demolito 3.979 abitazioni in Cisgiordania e sfollato migliaia di palestinesi.

Per quanto riguarda i terreni confiscati, tra gennaio e giugno 2016, Israele ha assunto il controllo di 7.773 dunum di terra, per lo più a Gerico, Betlemme e a Salfit, facendo registrare così un aumento del 439% rispetto al 2015.

Secondo Waleed Assaf, Ministro delle questioni del muro di separazione e delle attività di insediamento, il governo di estrema destra, alla guida di Israele, ha distrutto la Cisgiordania,isolandone il nord dal centro e dal sud mediante posti di controllo militari.

Ha inoltre aggiunto che Israele espropria regolarmente l’area A, pari attualmente a circa il 18% dei terreni della Cisgiordania, che include tutte le città palestinesi e la maggior parte della popolazione palestinese in Cisgiordania; all’Autorità Palestinese spettano i più ampi poteri in questa zona, e nega ai palestinesi l’utilizzo dell’Area C.

“Le somme di denaro versate per le infrastrutture dentro e fuori dai blocchi di insediamento e i fondi governativi erogati per le strade di collegamento tra le colonie nonché per la costruzione di reti idriche e fognarie e di elettricità sono indice che Israele mira a istituire un nuova entità per i coloni”, ha dichiarato Assaf.

“A due decenni da Oslo, Gerusalemme è diventata più ebrea e israeliana per via degli insediamenti, del muro di separazione, e di una politica che prende di mira le istituzioni palestinesi. La Moschea al-Aqsa rappresenta il principale obiettivo dei coloni israeliani, che provano a prendere il controllo del luogo sacro”.

Nel 1992, l’idea di creare una barriera fisica che separasse i due popoli fu avanzata dall’allora primo ministro Yitzhak Rabin e nel 2012, 440 km (62%) della barriera erano stati completati, 57 km (8%) erano in fase di costruzione e 212 km (30%) non erano ancora stati iniziati, con alcuni progressi compiuti nel 2014.

Gerusalemme è diventata una città isolata con 120 mila palestinesi bloccati fuori dai confini comunali, con il 36% dei terreni sotto il controllo israeliano. Mentre ai palestinesi venivano concesse piccole zone per costruire, ai coloni israeliani venivano date decine di migliaia di insediamenti.

Entro il 2020, Israele intende completare la costruzione di 58 mila unità abitative, gran parte delle quali è stata già costruita negli ultimi vent’anni.

In merito ai beduini palestinesi, Assaf ha indicato che al momento Israele prende di mira quelle popolazioni per svuotare completamente l’Area C, che si estende da Yatta al sud passando per Betlemme, Gerusalemme e Ramallah fino alle città del nord, alla fine annettendo anche queste aree.

Il Governo di estrema destra intende altresì accelerare l’espansione degli insediamenti e portare a termine l’isolamento di Gerusalemme e la divisione del complesso della Moschea di al-Aqsa.

(Colonia israeliana a Ofra, 2006. REUTERS/Laszlo Balogh).

Traduzione di Patrizia Stellato