Vaccini anti-Covid unica salvezza? Solo un diverso modello di sanità sarà la soluzione! – Parte VI

Di Lorenzo Poli. Vittorio Agnoletto, qualche giorno fa ha scritto un post sulla sua bacheca di Facebook in commento alla nomina di Letizia Moratti alla Sanità al posto di Gallera. Non entrando nel merito delle vicende legali e degli scandali passati che l’hanno coinvolta, ha semplicemente fatto una considerazione: “Non serve un’operazione d’immagine, non serve una rappresentante al massimo livello dell’imprenditoria privata che per di più non ha alcuna esperienza in ambito sanitario. Forse Salvini, Berlusconi e la Meloni guadagneranno nell’immediato un po’ d’immagine, ma certamente per i cittadini lombardi la luce in fondo al tunnel non si vede”.

Non solo. Ha scritto un elenco di priorità per risolvere i problemi della sanità lombarda e fra questi non rientra né la nomina della Moratti, appunto, né la corsa a vaccinare quante più persone possibile.

L’urgenza, secondo lui, è per:

  • finanziare la medicina territoriale,
  • abbattere le liste d’attesa,
  • istituire i distretti sanitari,
  • far funzionare i servizi di medicina del lavoro,
  • moltiplicare le USCA,
  • fornire supporto ai medici di medicina generale,
  • rilanciare i consultori, i CPS ecc. ecc.,
  • controllare e imporre regole precise alle RSA,
  • rafforzare l’assistenza domiciliare pensando in futuro a strutture diverse dai cronicari attuali per ospitare le persone anziane malate;
  • garantire tamponi e test sierologici gratuitamente inserendoli nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza),
  • assumere medici e infermieri,
  • aumentare le strutture ospedaliere intermedie,
  • aumentare i posti in medicina d’emergenza,
  • ridurre pesantemente il ruolo del privato nella sanità
  • rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale. 

Ammesso che il vaccino funzioni (non sembra che per ora si sappia), ammesso che il rapporto costi-benefici sia positivo (non sembra che per ora si sappia), Regione Lombardia non sembra all’altezza della sua diffusione, e pure questo è un problema di classe, evidentemente, però la questione è ben diversa.

Ad oggi il dibattito è sempre più banalizzato, polarizzato, rarefatto ed appiattito. Come a dire: si parla di Covid-19? Bene, vaccini sì o no? No, non è così che si affrontano i problemi. Forse uno dei più grandi sbagli dei nostri tempi è trattare tutti i problemi come se fossero “emergenze” e “urgenze” da risolvere nell’immediato e poi nel futuro “si vedrà”. Non deve essere così, perché se un problema è strutturale, il problema cronicamente si ripresenterà. La mala-gestione della crisi sanitaria da Covid-19 ha generato morti che si potevano evitare se avessimo avuto una sanità potenziata, interamente pubblica e diversamente gestita. Il vaccino fa la sua parte, ma non potrà mai essere l’unica vera soluzione se avremo ancora una sanità che non sarà in grado di affrontare strutturalmente crisi come quella che stiamo passando. Il vaccino non potrà mai essere l’unica soluzione in un sistema sanitario che non prevede nemmeno la prevenzione primaria.

Le questioni centrali per una sanità pubblica inclusiva, equa ed efficiente sono altre, in questo delirio bipartisan in cui sembra assodato che una puntura sia lo strumento esclusivo cui dobbiamo delegare la soluzione di un problema sanitario sistemico.

Nella lista che Agnoletto ha stilato, non accenna al vaccino, che in questo momento per tutti, a sinistra, sembra essere l’unica soluzione. Sembra che il massimo “di sinistra”, che riesce a dire la sinistra, è che non ci sono vaccini per tutti e che la somministrazione va a rilento.

Normalmente il mainstream, con un’altra personalità, avrebbe additato questa posizione come “novax”, ma è molto difficile additare Agnoletto di posizioni anti-scientifiche. Del resto la posizione che il mainstream definisce “novax” (nata per definizione dello Stato e del campo avverso, i sì-vax) riunisce tante sfumature. Da una piccola minoranza contraria tout court ai vaccini (no-vax) a chi è contro l’obbligatorietà vaccinale e vuole maggiori garanzie ed è contro la centralità della vaccinazione nelle politiche sanitarie, ma non è contro i vaccini in sé (posizione definita “free-vax”). Questo nonostante il mainstream faccia di tutta l’erba un fascio, sebbene spesso la manifestazione immediata sia la stessa: la denuncia di un certo episodio, vero o falso, di danno da vaccino, la denuncia di dati dell’inefficacia, ecc.

La privatizzazione del servizio sanitario e la predominanza delle case farmaceutiche private rischiano di creare un conflitto di interessi a svantaggio del diritto di cura dei cittadini. Come possiamo superare questo grande problema? Ce lo spiega Vittorio Agnoletto, autore del libro “Senza respiro. Come ripensare un modello di sanità pubblica”.
(Link dell’intervento molto interessante: https://vimeo.com/491191459).

Il vaccino può essere la soluzione ad un problema ben definito e circoscritto, ma non può essere la soluzione al problema della salute e, a dircelo, è proprio la crisi che il Covid ha generato, facendo emergere tutte le contraddizioni del “modello sanità” nelle società neo-liberali.

Sarebbe invece più interessante che sul vaccino si facesse un altro tipo di riflessione.

“Il nostro (vaccino) non basta. L’Ue pensava ne sarebbero arrivati altri e non ha ordinato abbastanza dosi” ha dichiarato, a Der Spiegel, Ugur Sahin, amministratore delegato di Biontech partner della Pfizer nella produzione del vaccino, qualche giorno fa. Un modo neanche tanto elegante per dire ai Paesi europei: dovevate scommettere di più su di noi, dovevate e dovete sborsare ulteriori milioni. E i Paesi europei sicuramente apriranno le loro borse, gareggeranno tra di loro a chi si accaparrerà più vaccini e riempiranno ulteriormente di soldi le multinazionali. Questa critica giustamente è stato lo stesso Agnoletto a farla, dicendo che tutto questo sarebbe stato evitabile. “Sarebbe stato sufficiente che i nostri Paesi avessero appoggiato la richiesta di India e Sudafrica per una moratoria sui brevetti nel periodo della pandemia. Ma le nazioni europee, così come gli USA, hanno lasciato che tale proposta cadesse nel vuoto e ora quelle stesse aziende che loro hanno protetto gli presentano il conto. Sintesi: noi ci abbiamo rimesso un sacco di soldi e ora, con un numero insufficiente di vaccini, rischiamo la salute; loro realizzano guadagni stratosferici e si fanno quattro risate su di noi. Le multinazionali del farmaco prima ci “spolpano” e poi ci deridono”.

D’altronde perché un vaccino, finanziato con soldi pubblici, che dovrebbe essere accessibile a tutti in una emergenza simile, non è di proprietà pubblica?

Se il dibattito si concerta sul vaccino, vuol dire che non vogliamo ammettere che materialmente il problema è come è stata pensata la sanità: tra infermier* sottopagat*, poche assunzioni, soldi alla sanità privata, servizi extra moenia, 37 miliardi di tagli alla sanità in dieci anni, tagli dei posti letto, mancata territorialità dei servizi e molto altro. Tutto questo mentre le spese militari schizzano alle stelle e mentre le istituzioni italiani e europee ci rassicurano che il Recovery Fund ci permetterà di potenziare il welfare state. Nulla cambierà se si proseguirà con le “politiche di deterrenza” volte a contenere i problemi, affidandosi a fondi europei che tutto faranno tranne che potenziare i nostri servizi a causa delle ormai svelate “condizionalità”.

Il problema è strutturale e non emergenziale.

Le altre 5 parti dell’inchiesta le trovate qui:

Era globale Covid e vaccino, profitto e poca trasparenza. La politica delle case farmaceutiche – Parte I
Covid-19, profitto e trasparenza. Cosa conosciamo dei vaccini occidentali? – Parte II
Diritti di proprietà intellettuale e “sciovinismo vaccinale”. La questione politica sui vaccini anti-Covid – Parte III
Il British Medical Journal martella i vaccini anti-Covid per la mancanza di trasparenza – Parte IV

British Medical Journal riattacca: “Sull’efficacia al 95% del Vaccino Pfizer dateci i dati grezzi per verificare” – Parte V