Vicino e Medio Oriente, scenari politici e prospettive future: un’intervista a Talal Khrais

InfoPal – Roma. Di Angela Lano.

Pubblichiamo qui di seguito un’intervista al collega Talal Khrais, responsabile delle Relazioni Internazionali di Assadakah, sull’attuale situazione politica nel Vicino e Medio Oriente.

Dalla Siria ci giungono molte notizie, spesso contrastanti: quali sono le dinamiche reali e le prospettive del prossimo futuro?

“Solo una riconciliazione potrebbe salvare la Siria. Stiamo attenti: lì esistono delle minoranze che ci andranno di mezzo. La stessa presenza cristiana e armena è a rischio. Ci sono tre milioni di cristiani in Siria. Secondo me le rivendicazione e le riforme sono più che necessarie per la Siria. Il problema non è questo: sono stato quattro volte negli scorsi 11 mesi, in Siria. All’inizio si trattava di un movimento di massa, conoscevo anche i protagonisti di questa sacrasanta lotta per la democrazia. Oggi, esistono gruppi diversi che sparano, uccidono i giovani militari a sangue freddo. Sono gruppi purtroppo sostenuti dai Paesi arabi del Golfo, dalla Francia e dagli Stati Uniti.

“Vogliono punire la Siria per la sua allenza con l’Iran e Hezbollah. Io non riesco a capire perché non vengano toccati i regimi per i quali ‘democrazia’ è una parola inesistente nel dizionario. A mio avviso si sta lavorando a un progetto ben più ampio: non riuscendo a colpire Iran e Hezbollah si alimentono gruppi salafiti per una guerra in seno all’Islam”.

Cosa ne pensi di un intervento esterno, come nel caso libico?

“In Libia, magrado il sostegno ai rivoltosi contro un regime senza pietà, esiste una guerra economica spinta dalla crisi economica che sta vivendo l’Occidente. E’ un neo-colonialismo per spartire una ricchezza di un Paese, certo l’Italia questa volta è stata messa fuori gioco”.

Qual è la posizione di Hamas in Siria?

“Hamas guidata da Khaled Meshaal non può in alcun modo far parte di un conflitto con la Siria. Meshaal sta svolgendo un ruolo positivo avvicinando il regime alla parte moderata dei Fratelli Musulmani. Va tenuto conto che l’opposizione, all’estero, conta ben poco, mentre il regime ha una sua popolarità, si tratta di milioni di contadini che hanno avuto privilegi durante la riforma agraria”.

Quali sono i rapporti della Siria con il Libano e Hezbollah?

“Hezbollah sostiene il cambiamento in Siria, ma è convinto che esista un piano diverso: quello di smantellare un’alleanza che si oppone a Israle e Stati Uniti. Ricordo che Burhan Ghaliun, capo del Consiglio nazionale siriano, disse che non ci sarebbero state, dopo Assad, alleanze con Iran e Hezbollah”.

Dài un tuo giudizio sulle Primavere arabe, e fai qualche cenno alle varie differenze da un Paese all’altro.

“Le Primavere arabe sono un inizio di un grande cambiamento, però ogni Paese ha una propria specificità. Ci sono Stati che vengono sostenuti dall’Occidente, altri no. Si deve riflettere un po’ sui motivi per cui le repubbliche vengono toccate dalle rivoluzioni, mentre le monarchie no”.

Quale sarà il ruolo dell’Occidente e la sua relazione con il mondo arabo e islamico dopo la vittoria dei Fratelli Musulmani in Egitto, Tunisia e altri Paesi?

“Secondo me l”Occidente’ non esiste. Esiste un’alleanza tra Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti – Paesi che guardano al loro proprio interesse”.

Quali sono, secondo te, le prospettive in Egitto, e in relazione alla Palestina, a seguito della vittoria della Fratellanza?

“Non bisogna temere la Fratellanza Musulmana: anche lei, come Hezbollah, si adatta alla società dove vive. L’Egitto ha una grande storia. Esso, in ogni caso, ritorna con forza sulla scena politica internazionale, ed è protagonista nel conflitto arabo-israeliano”.

Scenari di guerra in Iran: quali sono le tue previsioni? Qual è il vero obiettivo occidentale?

“Io penso all’Italia: un governo tecnico che fa una politica filo-americana. Con il comportamento di Terzi, ex ambasciatore in Israele, e amante dello Stato ebraico, l’Italia rischia di far saltare un scambio commerciale con l’Iran di circa 7,5 mld di euro, mentre si trova in piena crisi economica.

“L’Iran non è il Paese delle banane: è una grande Nazione che ha proprie alleanze, forti, a Oriente, e con la Russia. Le sanzioni contro l’Iran apriranno le porte dell’inferno, perché la risposta della Repubblica islamica non sarà così ‘dolce’: i suoi razzi raggiungono obiettivi molto lontani”.

(Foto: Talal Khrais. http://assadakahsardegna.com/reportage-fotografici/presentazione-di-assadakah-sardegna)

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