Israele demolisce le case di al-Araqib per l’83a volta

114920_345x230Biʾr al-Sabʿ(Beersheva) – Ma’an e Quds Press.  Lunedì i bulldozer israeliani hanno demolito per l’83° volta le case nel villaggio beduino di al-Araqib, nel Negev, assieme ad un’altra casa nel villaggio di Atir, sempre nel Negev,  secondo quanto affermato da attivisti locali.

Secondo quanto riferito, la polizia di Israele ha imposto la chiusura del villaggio di al-Araqib prima di effettuare le demolizioni.

L’attivista Aziz Siyah Abu Mdeighem ha dichiarato a Ma’an: “Loro ridono davanti a noi mentre demoliscono le nostre case e ci chiedono deridendoci ‘Come state?’”.

“E’ irrispettoso nei confronti dei Palestinesi”, ha ribadito, “Noi staremo qui anche se demolissero al-Araqib 100 volte”.

Nello stesso momento, ad Atir, nella parte nordorientale di Hura, nel Negev, i bulldozer scortati dalla polizia di Israele demolivano una casa nella quale viveva una famiglia di 12 persone.

Ibrahim al-Afinsh, il proprietario della casa, ha ribadito che la gente di Atir e di tutto il Negev non rinuncerà mai al proprio diritto sulle sue terre.

L’attivista Abu Mdeighem ha chiesto ad Israele “il rispetto della legge, visto che essi affermano che il loro paese e’ democratico”.

L’attivista ha detto che le demolizioni ad al-Araqib continuano, anche dopo che l’Alto Tribunale di Giustizia di Israele ha sentenziato che le terre di al-Araqib non appartengono allo stato.

Ha affermato che le autorità locali israeliane, le quali contestano la sentenza, hanno presentato una querela chiedendo alla corte di obbligare i residenti di al-Araqib a pagare una multa di 5.000 shekel al giorno.

Abu Mdeighem ha detto: “Israele sta celebrando la sua indipendenza distruggendo le nostre abitazioni”, riferendosi al “Giorno dell’Indipendenza” che Israele quest’anno celebra il 23 aprile, secondo il calendario ebraico.

I Palestinesi commemoreranno anch’essi la creazione di Israele del 1948 –  conosciuta tra i Palestinesi come la Nakba, la catastrofe – il 15 maggio, secondo il calendario gregoriano, in ricordo della violenta espulsione di circa 750.000 Palestinesi dallo stato appena creato.

Questa cifra comprende il 90% dei Beduini palestinesi che avevano fino ad allora sempre vissuto nel Deserto del Negev e che Israele ha confinato in una riserva.

Le demolizioni, in aggiunta alla negazione dei servizi fondamentali e all’accesso alle infrastrutture, fanno parte della campagna israeliana nel quadro della pianificazione attualmente in corso contro i villaggi dei Beduini nel deserto del Negev, nel quale circa 70-90.000 persone vivono.

Nel maggio 2013, un comitato israeliano di governo ha approvato un progetto di legge che stabilisce un programma per l’evacuazione dei villaggi di Beduini “non riconosciuti”, la maggior parte dei quali esistevano gia’ prima dello stato di Israele.

Sia al-Araqib che Atir sono tra i 40 villaggi del Negev che le autorità di Israele hanno definito non riconosciuti, fornendo come motivazione il fatto che i 53.000 Beduini Palestinesi che vivono qui non possono provare la proprieta’ delle terre.

Circa 100 abitazioni dei villaggi non riconosciuti sono state demolite dall’inizio del 2015, mentre le autorità israeliane hanno emesso ordinanze di demolizione per centinaia di altre abitazioni.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi