“Vogliamo vivere”

Dci-palestine.org. Sei anni dopo, i giovani palestinesi a Gaza riflettono sulla loro sopravvivenza all’Operazione Protective Edge. (Da InvictaPalestina.org).

PARTE 1: SINFONIA DI BOMBARDAMENTO

“Quasi tutti nel nostro quartiere sono fuggiti, tranne noi. Mio padre ha insistito perché rimanessimo nella nostra casa”. Zahra Shaikha, che ora ha 23 anni, ricorda ancora le notti che lei e la sua famiglia trascorsero a dormire nel loro soggiorno sei anni fa con la radio accesa, preparandosi contro gli incessanti bombardamenti delle forze israeliane sulle case circostanti durante l’offensiva militare israeliana del 2014 sulla Striscia di Gaza.

Durante l’operazione Protective Edge (Margine protettivo), tra l’8 luglio e il 26 agosto 2014, le forze israeliane hanno ucciso almeno 2.220 palestinesi a Gaza, di cui  1.492 civili, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (UN.OCHA).

Come molti altri, Zahra e la sua famiglia si rifugiarono nella loro casa nel campo profughi di al-Bureij, nel centro di Gaza. Ma nessun luogo nella Striscia di Gaza era sicuro durante l’offensiva militare, poiché le forze israeliane colpivano indiscriminatamente le aree residenziali densamente popolate. Defense for Children International – Palestine ha trovato numerose prove schiaccianti di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse dalle forze israeliane, alcune delle quali sono ascrivibili a crimini di guerra, inclusi attacchi a luoghi in cui era noto i civili si riparassero, come le loro case e le scuole, e l’attacco diretto contro i bambini da parte di missili israeliani lanciati con droni.

“Non so come descrivere il bombardamento”, racconta Zahra. “Era come una sinfonia. Era il nostro riferimento al mattino e alla sera”. Descrivendo il caos del prolungato bombardamento da cui la sua famiglia si stava rifugiando, Zahra continua: “anche se sentivi il pericolo ed eri consapevole che potevi morire, l’adrenalina avrebbe comunque preso il sopravvento, e nient’altro, è cercavi di agire”.

Altre volte, Zahra ha riferito che la famiglia non aveva altra scelta che abituarsi. Rise mentre raccontava al DCIP della notte in cui suo padre si svegliò al rumore delle esplosioni nelle vicinanze. “Mio padre aprì gli occhi e chiese: «Hanno bombardato? Gli dissi: Sì. Non c’era niente che potesse fare. Non poteva fermare la guerra. Così cercò di tornare a dormire.”

Una sera, mentre Zahra dormiva, si svegliò con la sensazione che la sua casa stesse tremando. “Mi sono svegliata pensando che fossimo stati bombardati e stessimo per morire. Sono saltata dal letto e ho scoperto che la nostra casa non era stata bombardata, ma dalla finestra ho visto che la casa del mio amico Malak era distrutta.”

L’amico di Zahra, Malak Ziada, quella sera perse sua madre, suo padre, suo fratello e suo zio, tutti uccisi nell’esplosione della loro casa. “È stato molto doloroso, non sono riuscita a capirlo finché non ho visto il fumo nero dalla finestra, le macerie e le ambulanze. È stato un momento difficile e un’immagine che non potrò mai dimenticare”.

Le forze israeliane hanno ucciso bambini al ritmo di uno ogni ora durante il culmine della violenza. Il DCIP ha verificato in modo indipendente la morte di 547 bambini palestinesi tra gli uccisi a Gaza, 535 dei quali come risultato diretto degli attacchi israeliani. Quasi il 68% dei bambini uccisi dalle forze israeliane aveva 12 anni o meno. Al momento dell’attacco, durante la quale le forze israeliane hanno ucciso 164 bambini in attacchi con droni, Israele era il più grande esportatore mondiale di droni aerei.

“La guerra del 2014 è arrivata nel momento in cui gli studenti delle scuole superiori avevano appena terminato gli esami”, ha detto Zahra. “È stato devastante. Conoscere i risultati durante la guerra, solo per scoprire che lo studente era stato ucciso.”

Il 26 agosto 2014, l’Egitto ha mediato una tregua indefinita tra il governo israeliano e le fazioni palestinesi. Tuttavia, il costo umano della guerra non si è concluso con l’accordo di cessate il fuoco. Diversi bambini sono morti nei mesi successivi all’aggressione militare, inclusi tre neonati morti per ipotermia nel gennaio successivo. Tutti e tre provenivano da case danneggiate o distrutte durante l’operazione. Un quarto bambino, Mohammad Sami Abu Jarad di quattro anni, è morto dopo aver raccolto una granata inesplosa lasciata dai soldati israeliani che avevano occupato la sua casa a Beit Hanoun, a nord di Gaza.

Sei anni dopo, i bambini sopravvissuti continuano a pagare il prezzo della violenza indiscriminata inflitta dalle forze israeliane durante l’Operazione Protective Edge. Almeno 3.374 bambini sono rimasti feriti e oltre 1.000 sono rimasti permanentemente disabili, secondo l’UN.OCHA. Per molti bambini, il costo psicologico è, allo stesso modo, incalcolabile. Lo stress post-traumatico e le malattie mentali derivanti dall’offensiva militare del 2014 sono ulteriormente aggravati dalla frequente distruzione delle infrastrutture di Gaza, compreso il suo sistema sanitario, e da un prolungato assedio militare che ha devastato la sua economia. In poche parole, il sistema sanitario di Gaza non può soddisfare le esigenze dei pazienti e fornire cure costanti.

Con una lunghezza di sole 26 miglia (42 Km) e una larghezza di sette miglia (11 Km), e con una popolazione di 2 milioni di persone, Gaza è una delle zone più densamente popolate del mondo. Circa 1,4 milioni di palestinesi a Gaza sono rifugiati, molti dei quali vivono negli otto campi profughi. L’assedio illegale della piccola enclave costiera da parte di Israele, giunta al suo tredicesimo anno, ha creato una grave crisi umanitaria che ha reso la Striscia di Gaza quasi inabitabile.

Alla vigilia dell’Operazione Protective Edge, la disoccupazione nella Striscia di Gaza era al 34,5%. Secondo l’UNRWA, almeno il 57% delle famiglie soffriva di insicurezza alimentare e circa l’80% della popolazione dipendeva dall’assistenza internazionale e dagli aiuti umanitari.

Durante l’operazione Protective Edge, quasi 18.000 unità abitative sono state distrutte o gravemente danneggiate, secondo l’UN.OCHA. Un attacco aereo israeliano il 29 luglio ha reso inutilizzabile l’unica centrale elettrica di Gaza, provocando interruzioni di elettricità per 18 ore al giorno in tutta la Striscia. Danni ingenti al sistema idrico e fognario hanno influito sull’accesso all’acqua municipale per il 20-30% delle famiglie. Tre dei 32 ospedali e 24 dei 97 centri di assistenza sanitaria di base sono stati costretti a chiudere. Secondo i funzionari palestinesi il costo totale del danno è stato stimato in 7,8 miliardi di dollari.

L’impatto dell’assalto alle infrastrutture e all’economia di Gaza si può leggere nei numeri. Oggi la disoccupazione è al 46%, secondo l’Ufficio Centrale Palestinese di Statistica (Palestinian Central Bureau of Statistics – PCBS). Secondo l’UN.OCHA, nel 2018, il 62% delle famiglie era in stato di insicurezza alimentare e l’80% della popolazione dipendeva dagli aiuti umanitari.

Zahra ha riflettuto sull’impatto della politica di blocco di Israele e sulla sua capacità di superare la devastazione della guerra. “Voglio che la vita continui”, ha detto. “Ho paura di arrivare a un punto in cui non posso ambire a ciò che desidero a causa delle nostre circostanze.”

PARTE 2: NESSUN POSTO IN CUI NASCONDERSI 

“Istintivamente, da bambini, abbiamo paura del rumore delle munizioni e dei bombardamenti, ma a Gaza devi imparare a conviverci”, ha detto al DCIP Salah Alyyan, 23 anni. “Prima del 2014 avevamo già vissuto gli attacchi del 2008 e del 2012, quindi avevamo in parte sviluppato un processo mentale per adattarci alla nostra realtà”.

Nel 2014, Salah, che ora lavora con i bambini in un centro educativo, aveva già vissuto cinque offensive militari israeliane sulla Striscia di Gaza negli 8 anni precedenti, due delle quali particolarmente devastanti: Operazione Pillar of Cloud (Colonne di nuvola) nel 2012 e Operazione Cast Lead (Piombo fuso) nel 2008. Tuttavia, l’entità della forza dispiegata contro i palestinesi a Gaza durante l’Operazione Protective Edge ha superato di gran lunga quella delle precedenti operazioni militari.

“Gli attacchi sono iniziati quando alcuni amici e io stavamo andando a scuola a piedi”, ricorda Salah. “Il vetro di un negozio vicino a noi si è frantumato, tutti correvano. Il mio fratellino era ancora a scuola e ho visto che l’attacco era vicino alla scuola. Ero paralizzato. Volevo raggiungere mio fratello, ma allo stesso tempo il bombardamento era vicino e continuava ad avvicinarsi”.

Le prove e la documentazione raccolte dal DCIP hanno rilevato che, in numerose occasioni, le forze israeliane hanno preso di mira illegalmente popolazione e strutture civili, provocando l’uccisione di bambini. In uno di questi casi, la quarantenne Rawia Joudeh e quattro dei suoi cinque figli sono stati uccisi da un missile israeliano lanciato da un drone nel pomeriggio del 24 agosto mentre giocavano insieme nel cortile della famiglia a Tal al-Zatar, un quartiere nel campo profughi di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza. I bambini avevano un’età compresa tra i 6 e i 14 anni.

L’esecuzione di un attacco che non è diretto a un obiettivo militare specifico costituisce un attacco indiscriminato e equivale a un crimine di guerra. I civili, compresi i bambini, non devono mai essere un bersaglio e si presume che le strutture e le infrastrutture civili non siano obiettivi legittimi. Nonostante ciò, le forze israeliane hanno sparato più di 36.000 proiettili di artiglieria in aree residenziali densamente popolate nella Striscia di Gaza durante l’Operazione Margine di Protezione, i cui effetti non possono essere limitati come richiesto dal diritto internazionale. Il lancio di proiettili di artiglieria in prossimità di civili o strutture civili costituisce un attacco indiscriminato.

Nessun giorno, come il 20 Luglio, ha dimostrato più chiaramente gli attacchi indiscriminati e sproporzionati che hanno caratterizzato l’offensiva israeliana, quando le forze aeree e di terra israeliane hanno ucciso almeno 27 bambini nel quartiere Shuja’iyya di Gaza City. Lo stesso giorno un caccia da combattimento israeliano distrusse anche la casa della famiglia Abu Jami a Khan Younis, nel sud di Gaza, uccidendo 18 bambini. In totale, 59 bambini in tutta la Striscia di Gaza hanno perso la vita in uno dei giorni più cruenti dell’operazione Protective Edge.

“È una storia dell’orrore”, ha detto Salah a DCIP. “Ognuno di noi, io e i miei fratelli, abbiamo la nostra storia dell’orrore. Da bambino, non capisci cosa sta succedendo. Essere un bambino a Gaza, specialmente durante le guerre, ti fa chiedere: “perché tu?” Perché i bombardamenti devono sempre avvenire qui? Perché sei nato in questo posto e non puoi fuggire?”

Le autorità israeliane hanno rimosso soldati e coloni israeliani da posizioni permanenti all’interno della Striscia di Gaza nel 2005, ma Israele continua a occupare Gaza attraverso il suo controllo effettivo dei confini, delle coste, dello spazio aereo, dell’economia, delle telecomunicazioni, dell’energia, dell’acqua e delle fognature di Gaza. Le restrizioni all’importazione imposte da Israele su materiali da costruzione e altri beni hanno ostacolato in modo significativo il ripristino delle infrastrutture di Gaza a seguito dei ripetuti attacchi militari israeliani. L’assedio israeliano su Gaza, che dura da 13 anni, impedisce ai palestinesi di lasciare Gaza, anche per motivi medici urgenti.

“Ho cercato di andarmene, ho ottenuto delle borse di studio, ma le autorità israeliane mi hanno impedito di lasciare Gaza”, ha detto Salah. “Vuoi che l’incubo finisca. Vuoi inseguire i tuoi sogni.”

Salah si è recentemente laureato all’Università islamica di Gaza, dove ha studiato fisica. Sin dall’infanzia, Salah si era dedicato a perseguire una carriera come fisico. Ha raccontato al DCIP delle volte in cui ha visto bambini visitare musei scientifici in programmi televisivi. “Mi chiederei se potrò mai andare a vedere un museo della scienza? Vorrei pensare a come potrei essere migliore di tutti questi bambini nelle scienze, per essere creativo e innovativo e unico, se solo avessi questa possibilità.”

PARTE 3: TROPPE GUERRE DA RICORDARE

“La guerra del 2014 è quella in cui siamo stati bloccati per più di 50 giorni?”, ha chiesto Lama Ghazali, 22 anni, con una timida risata. “Le nostre biografie ora includono l’essere qualcuno che è sopravvissuto a tre guerre. Immaginate che faccia parte del vostro curriculum vitae?”

Dopo l’offensiva militare israeliana del 2012 su Gaza,  durante la quale le forze israeliane hanno ucciso 167 palestinesi, tra cui 33 bambini, la famiglia di Lama temeva che i civili sarebbero stati presi di mira dalle forze israeliane. Quindi, credendo che sarebbe stato un posto più sicuro per ripararsi, nel 2014 durante l’operazione Protective Edge, la famiglia lascia la propria casa nel quartiere di Tel al-Hawa nel sud di Gaza per una casa in affitto nel centro di Gaza.

“Ero solito sedermi da solo, come qualcuno che sta semplicemente aspettando il proprio turno”, ha detto Lama al DCIP.”Non avevo speranza che arrivasse domani. È così che ci si sente a vivere una guerra. Nessuno è migliore di nessuno, muoiono anche i civili.”

Lama di solito dormiva durante il giorno, poiché i bombardamenti erano più intensi di notte e spesso chiamava i suoi amici per condividere gli aggiornamenti. Ha detto al DCIP che i bambini si dicevano l’un l’altro, “se senti il ​​fragore di un bombardamento, non preoccuparti. Significa che l’attacco è distante. Se fossi qui, non lo sentiresti. Saresti morto.”

Quando occasionalmente sbrigava delle commissioni, come andare a prendere il pane con suo padre, Lama temeva che la sua famiglia sarebbe stata uccisa mentre lei era fuori. “Tutti speravano solo di morire insieme”, disse. “A quel tempo, provavamo compassione per i singoli sopravvissuti.”

Indubbiamente, l’effetto psicologico della costante minaccia di morte o lesioni ha inflitto un trauma significativo e duraturo ai bambini che hanno vissuto l’Operazione Protective Edge. Secondo le prove raccolte dal DCIP, dopo l’offensiva, molti bambini hanno mostrato segni di traumi psicologici, tra cui l’enuresi notturna, difficoltà a dormire e ansia da separazione da genitori o altri tutori.

“Abbiamo una storia di depressione”, ha spiegato Lama. “Tutto è diventato uno scherzo. Scherziamo su tutto. L’abbiamo trasformata in una commedia, ridendo delle volte in cui non abbiamo l’elettricità o della paura di morire che ci prendeva quando dovevamo andare a prendere il pane”.

Le Nazioni Unite stimano che 370.000 bambini palestinesi hanno avuto bisogno di un supporto psicosociale immediato dopo l’operazione Militare. Uno studio del 2018 ha rilevato che il 95% dei bambini a Gaza ha sviluppato sintomi di depressione, iperattività, preferenza per la solitudine o aggressività. Il 54% dei bambini nelle aree più duramente bombardate durante l’offensiva è stato descritto come affetto da un grave disturbo da stress post-traumatico (PTSD). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che oltre il 20% della popolazione di Gaza ha successivamente sviluppato condizioni di salute mentale che richiedono cure psicologiche. Il Programma di Salute Mentale della Comunità di Gaza (Gaza Community Mental Health Program) ha rilevato un aumento del 18% della depressione nei primi cinque anni dall’inizio dell’assedio israeliano permanente su Gaza.

“Questa è diventata la nostra normalità”, ha detto Lama. “Abbiamo cercato di adeguarci perché anche noi vogliamo provare a vivere. Così ci diciamo, tutti dobbiamo morire un giorno. Cerchiamo di dare un senso a tutto questo. Che altro possiamo fare?”

Tale è la tediosa iniquità della politica di chiusura di Israele che Lama è più che disposta a sopportare l’umiliazione di attraversare il confine con l’Egitto. “L’assedio è così duro”, ha detto a DCIP. “Sei disposto a subire la tortura se significa uscirne. Si arriva al punto in cui si pensa, qualsiasi altra cosa piuttosto della prigione in cui viviamo.”


PARTE 4: UCCIDERE I BAMBINI IMPUNEMENTE.

Nonostante le prove schiaccianti di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane durante l’Operazione Protective Edge, giustizia e responsabilità rimangono precluse per i bambini palestinesi.

In quanto “potenza occupante” ai sensi del diritto umanitario internazionale, Israele ha il chiaro obbligo di proteggere la popolazione civile nella Striscia di Gaza. Inoltre, i bambini godono di protezioni speciali, così come le infrastrutture civili che forniscono riparo e servizi ai bambini durante i conflitti armati. In ogni momento, Israele deve proteggere i diritti dei bambini palestinesi, incluso il diritto alla vita, come riconosciuto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dalle convenzioni Internazionali sui Diritti Civili e Politici.

Tuttavia, le forze israeliane sono raramente ritenute responsabili di gravi violazioni contro i bambini palestinesi, comprese uccisioni extragiudiziali e uso eccessivo della forza. Secondo la documentazione raccolta dal DCIP, dal 2000 le forze israeliane o i coloni hanno ucciso almeno 2.117 bambini palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza.

Una commissione indipendente delle Nazioni Unite ha presentato un rapporto al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra nel giugno 2015, descrivendo in dettaglio le violazioni del diritto internazionale durante l’offensiva militare del 2014. Il rapporto, presentato da Mary McGowan Davis, commissario della Commissione indipendente di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza del 2014, ha dettagliato minuziosamente il grado in cui i bambini palestinesi sono stati “ferocemente colpiti” dall’aggresione militare israeliana a Gaza. Il rapporto ha evidenziato numerose violazioni da parte delle forze israeliane, inclusi attacchi indiscriminati contro civili e attacchi aerei arbitrari su edifici residenziali, nonché violazioni da parte di gruppi armati palestinesi.

Dal 2015, l’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale ha esaminato se vi fosse un ragionevole fondamento per ritenere che crimini di guerra siano stati, e siano tuttora, commessi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza. Nel dicembre 2019, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, ha annunciato che l’esame preliminare si era concluso con la determinazione che esistevano sufficienti elementi per giustificare l’apertura di un’indagine per crimini di guerra.

Tuttavia, il procuratore ha anche chiesto una sentenza giurisdizionale dalla prima Camera Preliminare della Corte sulla competenza della giurisdizione territoriale della Corte Penale Internazionale, ai sensi dell’articolo 12 (2) (a) dello Statuto di Roma, in Palestina.

Il 28 gennaio 2020, la prima Camera Preliminare ha emesso un’ordinanza che stabilisce la procedura e il calendario per la presentazione delle osservazioni sulla richiesta del Procuratore ai sensi dell’articolo 19, paragrafo 3, dello Statuto di Roma, relativa all’ambito di competenza territoriale della Corte nella Situazione nello Stato di Palestina.

Lo scorso marzo, il DCIP ha presentato osservazioni scritte alla Corte Penale Internazionale sollecitando che le forze israeliane siano ritenute responsabili dei crimini di guerra commessi contro i bambini palestinesi dal 2014.

Agendo in qualità di rappresentante legale dei bambini palestinesi uccisi illegalmente dalle forze israeliane in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, e dei loro parenti stretti, il 16 marzo DCIP ha presentato osservazioni legali alla prima Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale. La Camera dei tre giudici ha il compito di determinare se la Corte ha giurisdizione su presunti crimini che si verificano nei Territori Palestinesi Occupati. DCIP ha sollecitato la Camera a ritenere che la Corte abbia giurisdizione territoriale su tutto il territorio occupato da Israele nel 1967. La prima Camera Preliminare dovrebbe prendere una decisione nei prossimi mesi.

La comunità internazionale non è riuscita a ritenere le forze o i funzionari israeliani responsabili per gravi violazioni dei diritti umani contro i bambini palestinesi durante l’offensiva militare del 2014. Senza responsabilità, i bambini palestinesi subiranno e continueranno a sopportare il peso delle offensive militari israeliane e della prolungata occupazione militare

Traduzione per  Invictapalestina.org di Beniamino Rocchetto.