Wikileaks e la guerra israeliana su Gaza: contenuti delle rivelazioni e commenti

Gaza – Agenzie, InfoPal. Il giorno dopo le rivelazioni di WikiLeaks, le autorità di Hamas nella Striscia di Gaza hanno voluto precisare che le stesse tesi che oggi emergono sulla scena internazionale non sono nuove al Movimento di resistenza islamica: “Al contrario, si tratta degli stessi contenuti che hanno costituito oggetto delle denunce mosse da Hamas sin dal giorno successivo alla guerra israeliana su Gaza (2008-2009)”.

Il vasto tesoro di comunicazioni diplomatiche pubblicato da WikiLeaks domenica scorsa, 28 novembre, include rivelazioni su alcuni piani statunitensi per un'estesa operazione di spionaggio nei confronti di Hamas e dei funzionari dell'Autorità nazionale palestinese (Anp).

Nei documenti si accenna in particolare ad un incontro tra membri del Congresso Usa e il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, il quale, in quell'occasione, avrebbe comunicato ai rappresentanti americani che Israele consultò Egitto e Anp ben prima della guerra su Gaza.

Secondo Barak, sia l'Egitto sia l'Anp rifiutarono la proposta di assumere il controllo della Striscia dopo l'eventuale sconfitta di Hamas.

La rivelazione emerge dall'estratto di una conversazione avvenuta nel giugno 2009 tra il senatore Usa Bob Casey, il deputato Gary Ackerman e Barak.

Inoltre, dai documenti di WikiLeaks trapela la diffidenza manifestata negli Stati Uniti da ufficiali israeliani (Ehud Barak e Tzipni Livni) e si accenna all'ammissione di Barak sull'inesistenza di qualunque accordo con Egitto e Anp sulla liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato a Gaza, nel 2006, dalla resistenza palestinese.

A proposito dei rapporti tra le parti, WikiLeaks accenna anche al ruolo di Keith Dayton (generale statunitense, Coordinatore della sicurezza tra Israele e Anp fino ad ottobre 2010) nel tentativo di avvicinare Anp e Israele.

I funzionari palestinesi erano sotto stretto controllo; si richiedevano “informazioni biografiche, finanziarie e biometriche” sui soggetti in questione, “incluse le guardie armate fuori e dentro Striscia di Gaza e Cisgiordania”.

Un altro documento espone una “direttiva per la raccolta d'informazioni riservate a livello nazionale”, in cui viene ordinato di ottenere “i dettagli dei piani di viaggio – mezzi e itinerari – dei leader dell'Anp e dei membri di Hamas”.

“Imbarazzo diplomatico” nelle relazioni Usa-Israele. Il ministero degli Esteri israeliano avrebbe ricevuto un comunicato ufficiale da parte dell'ambasciata Usa a Tel Aviv, nel quale si fa riferimento ad alcuni dei documenti segreti pubblicati dal sito WikiLeaks e riguardanti i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Israele in grado di “mettere in imbarazzo i due Paesi oltreché danneggiare numerosi protagonisti”. La notizia del contatto è riportata dal quotidiano israeliano Ha'aretz online.

Secondo il diplomatico che avrebbe redatto il comunicato, i documenti in questione sarebbero parte dei messaggi inviati a Washington dall'ambasciata statunitense in Israele e conterrebbero informazioni, rapporti ufficiali e altro materiale diplomatico accompagnato da alcune considerazioni provenienti da ambienti diplomatici.

La fonte avrebbe specificato di aver l'intenzione di informare Israele con anticipo sull'esito delle pubblicazioni, “perché non ci siano sorprese e affinché lo Stato ebraico possa farsi trovare preparato a un eventuale incidente diplomatico fra i due Paesi”.

Da parte sua, il portavoce ufficiale dell'ambasciata Kurt Huber si è dimostrato cauto nel commentare la notizia delle rivelazioni, sottolineandone tuttavia la pericolosità e condannando la scelta di WikiLeaks.

Le affermazioni di Barak sul presunto preavviso dato ad Egitto e Anp sulla guerra di Gaza è forse la rivelazione più significativa di Wikileaks sulla questione palestinese.

Reazioni e commenti. 'Azzam al-Ahmed, membro del Comitato centrale di Fatah, nega che il suo movimento o il governo di Ramallah fossero stati messi al corrente da Israele sui preparativi della guerra e tanto meno, secondo al-Ahmed, sarebbe stato accordato un coordinamento.

Al-Ahmed specifica che gli incontri con la leadership di Hamas per una soluzione agli ostacoli alla riconciliazione nazionale sono frequenti, pur riconoscendo l'esistenza delle attuali difficoltà nei rapporti tra le due principali fazioni politiche palestinesi.

Lunedì scorso, 29 novembre, anche il presidente dell'Anp, Mahmoud 'Abbas, aveva ritenuto opportuno negare un coinvolgimento di Fatah e del suo governo.

Ahmed 'Issaf, portavoce di Fatah si accoda alle dichiarazioni di al-'Ahmed e aggiunge che nelle settimane precedenti all'attacco (Operazione Piombo Fuso, 2008-2009), il suo movimento fece qualunque sforzo per instaurare un dialogo con Hamas e, stando alle sue dichiarazioni: “Si fece di tutto per evitare un massacro sulla popolazione palestinese di Gaza”. Secondo le conclusioni di 'Issaf, Fatah avrebbe ricevuto un rifiuto da Hamas.

Anche Saeb 'Ereqat, capo negoziatore dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), ha smentito le parole di Barak: “Sapevamo della guerra solo perché gli israeliani dicevano che ci sarebbe stata una guerra”, ha dichiarato all'Associated Press. “Tuttavia”, precisa 'Ereqat “non ci furono mai delle vere consultazioni tra noi e Israele”.

Dalla Striscia di Gaza, il leader del Movimento di resistenza islamica, Isma'il Radwan, ripete le affermazioni dominanti nel suo movimento: “Nessuna sorpresa le dichiarazioni di WikiLeaks. Siamo sempre stati convinti della complicità di Fatah nell'aggressione su Gaza dove 1.400 cittadini palestinesi furono assassinati. Non ci fu alcun tentativo di unità come invece si afferma in ambienti di Fatah e dell'Anp e noi, all'epoca come oggi, scegliemmo di restare dalla parte della popolazione palestinese, per la sua protezione. Abbiamo tagliato ogni ponte di comunicazione con l'occupazione sionista”.

Commentando le rivelazioni, quanto affermato da Radwan si ritrova anche nell'intervento del portavoce del ministero dell'Interno di Hamas Ihab al-Ghusayn, che aggiunge: “Sappiamo che l'America è parte attiva di quanto sta accadendo, tuttavia sarebbe auspicabile che assumesse un atteggiamento più equo anziché continuare ad ignorare la legittimità del processo che ha portato Hamas a vincere le elezioni”.

Intanto, da Il Cairo, la diplomazia statunitense si allerta per screditare queste come le attese rivelazioni di Wikileaks sul proprio ruolo dal territorio egiziano nelle varie fasi di pacificazione in Medio Oriente.

L'esercito israeliano: “inaccettabili le pubblicazioni di WikiLeaks”. Il col. Sima Vaknin-Gil, responsabile della censura militare presso l'esercito israeliano, ha condannato la pubblicazione da parte di WikiLeaks di migliaia di documenti segreti “riguardanti i piani strategici d'Israele e i suoi rapporti diplomatici con gli Stati Uniti”.

“Un fatto senza precedenti destinato a provocare scompiglio, poiché oltrepassa i limiti accettati in ambito giornalistico”.

Oltre ai contenuti relativi al coordinamento e all'avallo sulla guerra contro la Striscia di Gaza, Vaknin-Gil scredita pure le voci secondo le quali Israele avrebbe in serbo progetti per rovesciare il regime iraniano, per porre fine al dominio di Hezbollah in Libano, per sciogliere la coalizione Siria-Iran e su altre questioni che stanno a cuore al governo israeliano.

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