
Gaza – The Palestine Chronicle. Le autorità israeliane hanno impedito a 11 medici e infermieri statunitensi di lasciare Gaza, nonostante l’accordo di cessate il fuoco tra la Resistenza palestinese e Israele, che ha posto fine a più di 15 mesi di attacchi incessanti sulla Striscia.
L’équipe medica statunitense, entrata a Gaza il 9 gennaio dello scorso anno, doveva partire il 22 gennaio.
Tuttavia, i funzionari israeliani hanno bloccato la loro uscita, citando un non meglio precisato “incidente” ad un posto di blocco, secondo quanto riportato dal media indipendente Zeteo.
Un medico del gruppo ha dichiarato che l’unico evento degno di nota di cui erano a conoscenza in quel momento era il fuoco delle forze israeliane contro i palestinesi che cercavano di tornare a sud a Rafah.
Al team è stato anche ordinato di non recarsi nel sud di Gaza a causa di quelle che le autorità israeliane hanno descritto come “alcune considerazioni operative”. Di conseguenza, il gruppo è rimasto bloccato nel nord di Gaza.
Il gruppo, che fa parte dell’organizzazione umanitaria Rahma, è attualmente bloccato nel nord della Striscia di Gaza e Israele ha comunicato che non può nemmeno spostarsi a sud per lasciare la Striscia “a causa di alcune condizioni operative che sono attualmente al vaglio in questi giorni”, ha riferito Zeteo.
Zeteo ha anche citato Shehzad Batliwala, uno dei medici intrappolati, affermando che essi sono “necessari per fornire cure critiche ai cittadini statunitensi e ad altri in patria”.
I funzionari israeliani hanno informato il gruppo che potrebbe essere autorizzato a partire domenica.
Nel frattempo, a un’altra équipe medica della stessa organizzazione è stato negato l’ingresso a Gaza, secondo quanto riferito, a causa di un “incidente” simile, costringendola a tornare in Giordania.
Le restrizioni in corso nei confronti dei professionisti del settore medico arrivano mentre Gaza continua a risentire gli effetti di uno dei genocidi più documentati della storia moderna.
Per 15 mesi, i palestinesi di Gaza hanno sopportato bombardamenti incessanti, sfollamenti di massa e distruzione, con ospedali e strutture mediche tra gli obiettivi principali degli attacchi israeliani.
I rapporti indicano anche che i professionisti del settore medico al di fuori di Gaza che si sono espressi contro la crisi umanitaria stanno affrontando ripercussioni professionali e personali.
A novembre, The Intercept ha descritto le ripercussioni subite dagli operatori sanitari statunitensi che hanno espresso preoccupazione per la situazione a Gaza e in Libano.
Tra questi c’è la dottoressa Rupa Marya, medico e professoressa alla UCSF, che ha subito aggressioni online e sanzioni istituzionali per la sua attività pro-Palestina.
I post di Marya che sollevavano preoccupazioni sulla presenza dei militari israeliani negli spazi professionali l’hanno portata a essere messa in congedo retribuito, a vedersi sospendere la pratica medica e infine a essere bandita dal campus e dall’ospedale dell’UCSF, anche se poi è stata reintegrata nel lavoro clinico.
Traduzione per InfoPal di F.L.