11 persone, compreso un minore, rapiti in Cisgiordania

Imemc. Secondo quanto riferito da fonti locali e di sicurezza, domenica 1° giugno le forze israeliane hanno rapito 11 palestinesi, tra cui un minore, nei distretti di Nablus e Betlemme.

Nella regione di Nablus, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Asira al-Qibliya, dove ha rapito otto persone e danneggiato le loro proprietà.

Un altro raid è stato condotto nel vicino campo profughi di Askar, dove le forze hanno rapito un residente di 21 anni.

A Betlemme, i soldati israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio di al-Khader e hanno preso il tredicenne Ahmad Salah mentre si preparava a lasciare la sua scuola.

Le fonti hanno riferito a WAFA che le forze dell’ordine hanno arrestato uno studente di 13 anni, mentre stava lasciando la sua scuola, provocando scontri con la gente del posto. I soldati israeliani hanno sparato granate assordanti e lacrimogeni sui residenti, causando un gran numero di casi di asfissia.

L’International Solidarity Movement (ISM) riferisce che lunedì mattina 2 giugno, ad al-Khalil (Hebron), le forze israeliane hanno arrestato due bambini palestinesi, Fares Abu Senene, di 10 anni, e Haitham Asrawi, 7, per un’ora.

Un attivista di ISM che era presente ha dichiarato: “Quando siamo arrivati ​​era chiaro che i bambini erano molto giovani, troppo giovani per essere detenuti o arrestati da soldati pesantemente armati. Abbiamo parlato con diverse persone che hanno visto cosa è successo e hanno spiegato c’era stato un litigio con alcuni coloni provenienti dagli insediamenti illegali nelle vicinanze. Sembra che i coloni abbiano attaccato i bambini, che hanno cercato di reagire e sono stati poi trattenuti dai militari israeliani. Dopo un’ora i bambini sono stati rilasciati. Questo episodio è solo un altro esempio dell’ingiustizia che i palestinesi affrontano a causa dell’occupazione ad al-Khalil”.

I soldati hanno fatto irruzione anche nel campo profughi di al-Izza, dove hanno rapito un giovane di 22 anni, dopo averne razziato la casa.

Domenica mattina nella Gerusalemme Est occupata, il Rabbi Yehuda Glick, accompagnato da un gruppo di coloni, ha fatto irruzione nei cortili della moschea di al-Aqsa, sotto la protezione della polizia israeliana. Secondo i testimoni, i coloni israeliani hanno irrotto nella moschea dalla Porta dei Maghrebini e hanno attraversato il cortile.

Al Ray riporta che negli scorsi mesi gruppi di coloni ebrei estremisti, spesso accompagnati dalle forze di sicurezza israeliane, hanno ripetutamente invaso il complesso di al-Aqsa

Le frequenti violazioni irritano i musulmani palestinesi e occasionalmente portano a scontri violenti, mentre l’occupazione israeliana irrigidisce le restrizioni sull’accesso ai cancelli della moschea con procedure militari, controllando i documenti dei fedeli e convocandoli per interrogatori nella stazione di Qashtala.

Al Ray riporta che alla fine dello scorso maggio il comandante della polizia israeliana di Gerusalemme ha deciso di vietare al Rabbi Yehuda Glick l’accesso alla moschea di al-Aqsa per quattro mesi.

Per i musulmani, rappresenta terzo luogo più sacro al mondo. Per gli ebrei, la zona è sacra in quanto “Monte del Tempio”.

I rapporti delle Nazioni Unite hanno rivelato che, durante il solo mese di aprile, oltre 200 palestinesi sono stati feriti dalle forze militari e di polizia israeliane.

Israele occupò la città di Gerusalemme durante la guerra del 1967. La annesse poi nel 1980, dichiarandola capitale dell’autoproclamato stato ebraico.

Più di 500 mila israeliani vivono in insediamenti illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in violazione diretta del diritto internazionale e con la piena complicità dei governi occidentali, che ogni anno forniscono miliardi di dollari in aiuti esteri e armi.

Traduzione di F.G.