120 mila palestinesi di Gaza passano l’inverno in case senza porta e senza finestre, afferma il Consiglio norvegese per i rifugiati

Gaza – WAFA. Oltre 120 mila palestinesi a Gaza vivono in 21.500 case che non hanno finestre, tetti sicuri o porte, avverte il Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC), lasciando le famiglie a fronteggiare le condizioni invernali in rifugi non protetti.

L’analisi del NRC mostra che quasi 2 mila case sono ancora distrutte a seguito di molteplici aggressioni, negli ultimi dieci anni. Molte famiglie sono costrette a stare dai parenti, il che comporta condizioni di sovraffollamento ed un rischio maggiore di malattie legate all’inverno.

Israele impone da 16 anni un assedio a Gaza, che ha portato ad una prolungata crisi economica ed una diffusa disoccupazione. Sebbene i materiali da costruzione siano disponibili a Gaza, la maggior parte degli abitanti non può permettersi di effettuare le riparazioni o le migliorie necessarie alle proprie case.

Il NRC ha chiesto ad Israele di revocare l’assedio e ha invitato i donatori a fornire aiuti per assistere i palestinesi a ristrutturare le loro case.

“Dopo un’estate con un’altra aggressione, ancora più famiglie non avranno un tetto sopra la testa in questo inverno”, ha dichiarato Caroline Ort, direttore del NRC per la Palestina. “Più bambini andranno a letto in stanze esposte a condizioni meteorologiche estreme. Alcune famiglie devono usare coperte sottili per coprire le loro finestre rotte. I donatori internazionali e gli Stati con influenza devono lavorare per alleviare una crisi umanitaria le cui radici si trovano nelle restrizioni israeliane e nell’inflazione scatenata dal conflitto in Ucraina”.

Alcuni residenti hanno detto al NRC che si affidano alla combustione di vecchi vestiti per stare al caldo mentre la temperatura scende. Le misure disperate sollevano pericoli per la salute e la sicurezza, compreso il rischio di incendi. I tetti sono soggetti a cedimenti in quanto non sono costruiti per resistere a intense piogge.

Forte alluvioni, nel dicembre scorso, hanno aggravato le sofferenze in tutta Gaza. Israele ha aperto le dighe vicino alla recinzione perimetrale di Gaza, rilasciando grandi quantità di acqua che hanno allagato case, strade e fattorie a Khan Younis. Una valutazione del NRC ha identificato 100 famiglie in quella regione in urgente bisogno di aiuto.

“Non avrei mai immaginato che la mia casa, un giorno, sarebbe stata allagata, ma è successo”, ha affermato Sultan, la cui abitazione di tre stanze nel centro di Gaza è stata sommersa dalle acque alluvionali dopo che Israele ha aperto le dighe. “Ho dovuto aprire un buco nel muro per far uscire l’acqua. La casa è diventata una piscina di fango. I mobili sono stati immersi nell’acqua, comprese le coperte e i materassi”.

Le carenze di energia continuano a rappresentare una grande preoccupazione per oltre due milioni di persone a Gaza, con interruzioni di corrente che si estendono fino a 12 ore al giorno. Il prezzo ufficiale del gasolio per il riscaldamento è aumentato di 0,21 dollari al litro nell’ultimo anno, arrivando a 1,77 dollari al litro nel gennaio 2023, rendendo la fonte vitale di energia fuori portata per la maggior parte delle persone.

Circa 100 famiglie rimangono sfollate a Gaza a causa dei danni causati dalle ultime due operazioni militari israeliane, del 2021 e del 2022.