13 settembre 1993, Accordi di Oslo: la colonizzazione della Palestina subì un’accelerata

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. Il 13 settembre 1993 venivano siglati ufficialmente i cosiddetti Accordi di Oslo, conclusi già il 30 agosto dello stesso anno, preceduti da lunghi negoziati, per lo più segreti, delineati alla Conferenza di Madrid.

Le firme degli accordi siglati tra Rabin (primo ministro israeliano, famoso per la sua politica di “spezzare le braccia” ai palestinesi) e Arafat (leader del OLP, riconosciuto dalle parti in causa come rappresentante dei palestinesi) avvennero in pompa magna a Washington, sotto gli auspici del presidente Clinton.

Da lì a pochi anni si sarebbe dovuto formare uno stato palestinese indipendente, lungo i confini del ‘67, in cambio del riconoscimento dell’entità sionista (Israele) nel 78% della Palestina storica e la rinuncia alla resistenza armata. Questioni annose come Gerusalemme, rifugiati palestinesi, insediamenti israeliani nell’area, sicurezza e confini, vennero deliberatamente esclusi dagli accordi e lasciati in sospeso.

Seppur inizialmente, gli accordi furono accolti con favore, perché visti come la fine della guerra e della sofferenza palestinese, ma l’illusione durò poco. Nei fatti portò a una spaccatura politica dei palestinesi, vista la parzialità degli accordi. Oltre i partiti palestinesi, diverse grandi personalità, come Mahmoud Darwish, che uscì dall’OLP, ed Edward Said, imputarono agli accordi la fine della Palestina e della Causa Palestinese.

Difatti, negli anni successivi, non ci fu alcun ritiro delle truppe sioniste dalle cosiddette “aree B e C” e l’espansione degli insediamenti israeliani accelerò di cinque volte rispetto alla normale crescita: il fatto compiuto è una specialità sionista. Ancora oggi, a 27 anni dagli accordi, Israele è considerato potenza occupante, con le centinaia di colonie ed insediamenti illegali, secondo le risoluzioni dell’ONU basate sulle leggi internazionali. Gli “auspici” e le risoluzioni delle Nazioni Unite sono tuttora oggetto di scherno in Israele, di fatto la pulizia etnica e la colonizzazione di Gerusalemme, e di varie zone della Cisgiordania, indicano chiaramente come il piano sionista continui ininterrottamente da 72 anni.

Le nuove generazioni palestinesi, dalla Cisgiordania a Gaza, dalla Palestina storica occupata ai rifugiati ed espatriati nel mondo, si pongono in un’ottica critica e avversa sugli accordi e le loro conseguenze, capendo in parte le forzature date dal contesto storico.

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