1400 donne palestinesi arrestate dall’Intifada di al-Aqsa

nahil-abu-aishaRamallah-Quds Press. Un rapporto ufficiale palestinese afferma che le autorità di occupazione israeliana hanno arrestato circa 1400 donne e ragazze palestinesi dall’inizio dell’Intifada di al-Aqsa (settembre 2000) ad oggi.

Il rapporto, recentemente pubblicato dall’Ente per gli affari dei prigionieri e dei liberati (dell’OLP), dichiara che tali arresti hanno colpito madri, mogli e donne anziane, così come hanno colpito studentesse, ragazze minorenni, donne del mondo accademico, donne con posizioni di rilievo nella società, membri del Consiglio legislativo. In prigione sono finite anche donne ferite e colpite da armi da fuoco.

Il rapporto afferma che gli attacchi contro le donne palestinesi sono aumentati con lo scoppio dell’Intifada di Gerusalemme, e che, durante tale periodo, sono state arrestate 118 donne palestinesi – di cui nove si trovano ancora nelle carceri dell’occupazione. Fra le arrestate, 4 hanno partorito in prigione in condizioni molto difficili.

Nelle carceri israeliane rimangono 57 detenute, di cui 13 minorenni. La più giovane di loro è la bambina Dima al-Wawi, 12 anni, di Hebron, condannata a scontare 4 mesi e mezzo di carcere e a pagare un’ammenda di 8.000 shekel.

Nel carcere femminile di al-Sharun si trova la deputata KhalidaJarrar, che sconta una condanna a 15 mesi di prigione.

Lina Jarbuni, provenienti dai Territori occupati dal 1948, detenuta da 14 anni, è considerata la donna palestinese che ha trascorso il maggior numero di anni nelle carceri dell’occupazione, è passata alla storia come “il Sostegno delle prigioniere”.

Fatima Barnawi è stata la prima militante palestinese, arrestata nel novembre del 1967 dopo aver messo una bomba nel cinema “Sion”, a Gerusalemme, ed è stata rilasciata dopo 10 anni circa.

Traduzione di Federica Pistono