Appelli a proteggere i giornalisti palestinesi dalle violazioni israeliane

Manifestanti musulmani e cristiani si riuniscono per protestare presso la chiesa di San Porfirio nella città di Gaza, Gaza, il 15 maggio 2022, su invito dell’Unione dei Giornalisti Palestinesi e del Consiglio dei Rappresentanti della Chiesa arabo-ortodossa ,per la giornalista Shireen Abu Akleh, che è morta per i colpi sparati dai soldati israeliani durante un raid nel campo profughi di Jenin. [Ali Jadallah – Agenzia Anadolu].

MEMO. Lunedì, le organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto la protezione dei giornalisti dalle “violazioni israeliane” nei Territori Palestinesi Occupati.

L’invito è giunto nell’ambito degli eventi per la Giornata Internazionale di Solidarietà con i giornalisti palestinesi.

Rawhi Fattouh, capo del Consiglio Nazionale Palestinese, ha affermato in un comunicato stampa, che “i giornalisti in patria e nella diaspora hanno sacrificato decine di martiri, feriti e prigionieri per dedicarsi alle parole oneste, schierandosi con la giusta causa del loro popolo”.

Ha denunciato “l’attacco  delle forze di occupazione alle istituzioni dei media, l’assassinio o il ferimento di decine di giornalisti con l’intento di uccidere, e il loro arresto, l’ultimo dei quali è la martire [corrispondente di Al-Jazeera che è stata uccisa lo scorso maggio], Shireen Abu Akleh.”

“Crediamo nel potere della parola, dell’immagine e della libertà di espressione, e crediamo anche nel potere della lotta di massa e della resistenza popolare di fronte all’occupante razzista”.

Da parte sua, Hamas ha chiesto di “rafforzare la solidarietà con i giornalisti palestinesi e le istituzioni dei media e fornire loro protezione e sostegno”.

Izzat Al-Rishq, capo dell’ufficio stampa del movimento, ha dichiarato: “Israele non si cura delle leggi internazionali che proteggono i giornalisti e commette crimini contro l’umanità, che non riusciranno a nascondere la verità e a imbavagliare”.

Ha aggiunto: “La persecuzione, le molestie e il terrorismo praticati contro le istituzioni dei media palestinesi, la loro chiusura, distruzione e i ripetuti tentativi di combattere i contenuti palestinesi sui social media, sono una politica faziosa adottata dall’occupazione che serve al suo programma razzista e contribuisce a fuorviare l’opinione pubblica mondiale”.

Al-Rishq ha invitato “a unificare gli sforzi dei media tra tutte le istituzioni di stampa e dei media palestinesi, arabe, islamiche e internazionali per servire la causa palestinese”.

L’Ufficio Informazioni nella Striscia di Gaza ha affermato che Israele sta commettendo varie forme di violazione contro i giornalisti palestinesi.

“Queste violazioni vanno dal colpire direttamente o dall’arrestare per prevenire la copertura, al divieto di viaggio e movimento, oltre alle misure restrittive e all’assalto alle case dei giornalisti, specialmente in Cisgiordania e nella Gerusalemme occupata”.

Ha notato che più di dieci uffici dei media sono stati danneggiati in agosto quando l’esercito dell’occupazione israeliana “ha colpito una torre nel quartiere Rimal nella città di Gaza, con quattro missili”.

L’ufficio ha registrato più di 173 casi di violazioni contro siti di social network e contro l’occupazione israeliana per la lotta ai temi palestinesi.

Ha invitato “le organizzazioni per i diritti umani e coloro che difendono le libertà di stampa a denunciare le violazioni sistematiche che Israele commette contro i giornalisti palestinesi e a fornire loro piena protezione”.

A sua volta, il Comitato di Sostegno ai Giornalisti Arabi con sede a Beirut ha invitato la Corte Penale Internazionale a ritenere l’occupazione responsabile dei crimini contro i giornalisti palestinesi.

Nella sua dichiarazione, il comitato ha affermato che l’occupazione israeliana ha commesso 513 violazioni contro giornalisti palestinesi dall’inizio dell’anno, compresa l’uccisione di Abu Akleh e della giornalista Ghufran Warasna in Cisgiordania.

Ha aggiunto che “160 giornalisti sono stati feriti da proiettili metallici, di gomma e di spugna, bombe a gas velenoso, spray al peperoncino e granate stordenti, dall’inizio di quest’anno“.

Secondo la dichiarazione, il comitato ha verificato circa “61 casi di arresto, detenzione, citazione, divieti dalla moschea di Al-Aqsa e arresti domiciliari contro giornalisti, nonché 30 casi di estensione e proroga dell’arresto ed emissione di nuove condanne per giornalisti detenuti“.

Il comitato ha chiesto di “lanciare una campagna locale, araba e internazionale per esporre le pratiche dell’occupazione contro i giornalisti e per intensificare il monitoraggio e la documentazione dei crimini al fine di preparare una causa completa per raccogliere denunce davanti ai tribunali internazionali per punire i responsabili”.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli