Di L.P. Esattamente 48 anni fa veniva ucciso l’intellettuale palestinese Wael Zuaiter. Un crimine rimasto del tutto impunito.
Traduttore, attivista e dirigente politico palestinese, fu rappresentante di Al-Fatah e portavoce dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina in Italia dal 1968. Nel giro di pochi anni riuscì a costruire una rete di contatti con politici, giornalisti e intellettuali che lo resero il punto di riferimento per ogni iniziativa a favore della Palestina nella capitale. A fine del 1968 aveva già posto le basi per un Comitato Italiano di Sostegno al Popolo Palestinese, con la collaborazione di tutte le forze di sinistra. Tra il 16 e il 27 settembre 1970 combatté la Battaglia di Amman, dalla quale venne segnato profondamente. Zuaiter incontrava ogni giornalista italiano interessato al Medio Oriente e dialogava con il Movimento Studentesco. Riuscì ad organizzare un comizio di Abu Omar, uno tra i più vicini collaboratori di Yasser Arafat, a Milano, a cui parteciparono 20.000 persone.
Il Mossad israeliano lo sospettava di guidare il gruppo di Settembre Nero a Roma e di essere coinvolto in un fallito attentato contro un volo El Al, cosa che non l’aveva mai riguardato. Eppure il Mossad lo inserì nella lista degli obiettivi dell’Operazione Ira di Dio, un’operazione segreta organizzata per uccidere i soggetti ritenuti direttamente o indirettamente responsabili del massacro di Monaco del 1972. Autorizzata dal premier Golda Meir nello stesso 1972, l’operazione si sarebbe protratta per più di 20 anni portando all’uccisione di moltissimi palestinesi e arabi in tutta Europa, molti dei quali non avevano avuto legami con Settembre Nero e con gli avvenimenti di Monaco. Erano gli anni dell’Affare Lillehammer e dell’incursione dell’Israeli Defence Force eseguita in Libano nel 1973 per eliminare alcuni esponenti palestinesi di rilievo.
Tra i bersagli dell’Operazione Baionetta (altrimenti detta) vi fu proprio Zuaiter, assassinato dai servizi segreti israeliani sebbene fosse ritenuto innocente quando nell’agosto 1972 fu interrogato dalla polizia italiana in relazione all’attentato all’oleodotto della SIOT, rivendicato da Settembre Nero.
Fu ucciso mentre rientrava a casa, alle 22.30 del 16 ottobre 1972, con 13 colpi di pistola nell’androne del palazzo romano a piazza Annibaliano. Secondo la sua famiglia, venne assassinato dal Mossad in quanto intellettuale influente, capace di persuadere i circoli intellettuali italiani della bontà della causa nazionale palestinese.
Suoi amici intimi come Alberto Moravia, Jean Genet, artisti come Ennio Calabria, statisti come Giorgio La Pira, storici come Maxime Rodinson, giornalisti come Ennio Polito, Bernardo Valli o Antonio Gambino, hanno sempre concordato nel sostenere che fosse un pacifista, un intellettuale mai collegato con alcuna organizzazione della lotta armata.