2° Convegno sui diritti umani negati: PRIGIONIERI PALESTINESI NELLE CARCERI ISRAELIANE

6 giugno 2007 – ORE 17,00 – Sala Est/Ovest della Provincia di Firenze, via Ginori n°. 12   – Firenze

 

2° Convegno sui diritti umani negati: PRIGIONIERI PALESTINESI NELLE CARCERI ISRAELIANE

 

La Palestina è tutta una prigione.

 

La Palestina è tutta una prigione assurda e contraddittoria, dove chi ha la possibilità di usufruire ancora di un quarto d’ora d’aria libera convive, senza saperlo, con chi ha solo qualche minuto di vita prima di essere “giustiziato” senza processo.

Il cielo aperto, percorso da dolci brezze e da nubi dall’odore acre di gas e di incendio; le colline, macchiate di verde e di roccia, che nascondono nel loro succedersi l’ineluttabilità di quel muro che all’improvviso appare, mostrando tutta la profondità della ferita mortale inferta nel cuore della natura, sono parti di un paesaggio che possono creare l’illusione di un luogo e un tempo in cui la storia  non ha ancora colorato di sangue le soglie di ogni casa; dove le rovine dei villaggi cancellati, delle città devastate dalle bombe e dalle ruspe sono solo immagini assurde di un incubo sognato, ma non vissuto.

Purtroppo, tutta la Palestina si rivela come un’estesa prigione le cui mura perimetrali si stanno sempre più definendo, all’interno della quale la popolazione si distingue nelle categorie di chi è già stato, di chi lo è attualmente e di chi prossimamente sarà prigioniero, perché colpevole del solo reato di essere Palestinese e di voler continuare a vivere come Palestinese sulla terra dei propri avi.

Non importa l’essere bambini o vecchi, uomini o donne; trascinarsi con difficoltà sotto il peso degli anni e delle malattie. Non ha valore essere gravide. Meno ancora essere hendicappati. Prima o poi, imprevedibilmente, la legge dell’occupante, abbatterà bambini, colpiti da una pallottola, mentre stanno ancora giocando o sono seduti ai banchi di scuola. Alcuni saranno raggiunti da scariche che devasteranno il loro corpo, un attimo prima pieno di energia in una corsa letale.

Altri bambini, arrestati e poi torturati nelle carceri delle colonie ebraiche, finiranno come prigionieri nelle celle delle carceri criminali israeliane per adulti, dove il volo di rondini dei loro occhi innocenti verrà oscurato da un  terrore senza fine.

Ai loro padri non resterà altro che il ricordo di un figlio rapito nel cuore della notte, trascinato dolorosamente legato, svestito e rabbrividente,  sbattuto entro il cupo vano di un mezzo militare.

Le loro madri, poi, consumeranno forze e speranze nella vana ricerca di un ricordo irraggiungibile, respinte irrimediabilmente da mura, barriere, recinti, cancelli, posti di controllo, permessi, orari.

Alcune di loro lasceranno su quegli ostacoli altri figli, partoriti morti nell’inutile speranza di un soccorso, di un gesto di umana solidarietà.

I padri e i fratelli, accumunati dall’impotenza e dalla miseria, saranno tutti dei potenziali ricercati e scopriranno nella loro età la barriera invalicabile per recarsi al lavoro, per andare a studiare, per farsi curare, per amare, per pregare.

Potranno morire subito, sparati al collo mentre stanno controllando il livello dell’acqua nel serbatoio domestico, o assassinati con un colpo alla nuca, mentre giacciono impotenti al suolo. Potranno essere “giustiziati”, insieme ad altri innocenti, nell’esplosione di un auto colpita da un missile israeliano “intelligente”.

Oppure potranno vivere, rinchiusi nelle strette e buie celle dei centri d i tortura e di detenzione israeliani, lorde di sangue e di escrementi, rabbrividendo al freddo e al caldo sotto le tende dei campi di detenzione nel deserto del Negev, con il corpo morente piagato dalle percosse.

Telmond, Ofar, Megiddo, Jalbai, Shatta, Jalama, Petah Tikva, Beer Sheeva’, Ketziot (Ansar 3), Ramleh, Nafha, Ashqaloon, Hadareem, Kfar Youna, sono alcuni dei nomi dei tanti centri di detenzione e delle prigioni per interrogatori e per torture israeliane, dove forse più di 700.000 palestinesi, dal 1967 ad oggi, vi hanno sofferto la tragica esperienza di una lunga e illegale reclusione.

 

6 giugno 2007                                   mariano mingarelli

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