Di Lorenzo Poli. 2 maggio 2014, Strage di Odessa – la dimenticata strage neonazista nel cuore dell’Occidente “democratico”.
Nella strage di Odessa, Ucraina, vennero massacrate e arse vive dalla violenza neonazista, scatenatasi dopo la “Rivoluzione colorata” di Euromaidan, oltre 40 persone, durante un attacco alla Casa dei Sindacati, dove i manifestanti si erano rifugiati per scappare dalla repressione (secondo altre fonti i feriti sarebbero addirittura 160).
Morirono sindacalisti, socialisti, pacifisti, comunisti (il Partito Comunista verrà messo fuori legge l’anno successivo, a settembre 2015).
In questa strage morì anche Vadim Papura, 17 anni, giovane comunista, studente al primo anno dell’Università Nazionale di Odessa Mechnikov, attivista del Komsomol e del Partito Comunista d’Ucraina. Nonostante ciò, i nostri media sensibili “a random” al tema dei diritti umani, non hanno mai ricordato questa strage. Il colpo di Stato nazista del 2014 in Ucraina fu applaudito da tutti i governi occidentali, in modo trasversale da esponenti della destra liberale e della “sinistra” neo-liberal. Oggi, durante l’anniversario, regna il silenzio dell’Europa, la mancanza di indagine da parte delle autorità ucraine e la minimizzazione dei fatti (esattamente come allora).
In giorni in cui sentiamo galoppare la retorica dei “valori occidentali”, ci chiediamo se questi valori tollerino stragi neonaziste nell'”Europa civile e democratica”, le violenze e le torture commesse da milizie paramilitari d’estrema destra come i Battaglioni Azov e Aidar.