Al-Quds (Gerusalemme) – InfoPal. In un rapporto delle Nazioni Unite compilato da 80 associazioni si afferma: “250mila palestinesi sono esposti alla violenza dei coloni di Israele. Tra i 60 e i 70mila sono i palestinesi fortemente a rischio”.
“La media settimanale degli attacchi di coloni israeliani contro cittadini e proprietà palestinesi è salita del 40% nel 2011 rispetto all’anno precedente. Dal 2009 è aumentata del 165%”.
Ocha, Ufficio per l’assistenza umanitaria Onu, sostiene che “la violenza da intendersi nei dati è quella prodotta da un’esistenza condotta interamente sotto occupazione militare. Vanno intesi altresì gli attacchi materiali, le istigazioni e le confische delle proprietà con la loro devastazione. I divieti di accesso ai propri terreni e quelli alla libertà di pascolare. Anche il bestiame è fatto oggetto di aggressione dei coloni israeliani”.
Nello stesso documento si ricercano, e si individuano, le responsabilità precise di quest’escalation: “Il governo di Israele incita questo stato di violenza sul campo. Le aggressioni provengono dai coloni dei principali avamposti coloniali e da quelli dei piccoli caravan mobili stanziati su terra palestinese senza alcun permesso. Il loro è un segnale chiaro alle forze d’occupazione israeliane: ‘non ci manderete via da qui'”.
Nel 2011, 10mila alberi di proprietà palestinese sono stati distrutti. Sono in gran parte uliveti. Le conseguenze sullo standard di vita di quanti ne traggono sostentamento sono catastrofiche.
Per decenni, la politica applicata da Israele ha visto agevolazioni agli insediamenti illegali e uno slancio alla colonizzazione dei Territori palestinesi occupati. La terra dei palestinesi è stata confiscata, derubata insieme alle relative risorse, alle infastrutture stradali, mentre si è creato un sistema di diritti discriminatorio.
In questo quadro, a farne le spese sono i palestinesi della Cisgiordania occupata (2,5milioni). Israele è responsabile di aver creato una cortina di protezione giuridica sulle terre confiscate dai coloni. Quest’impunità non può che dare man forte a nuova violenza da parte degli stessi coloni.
Inoltre oltre il 90% delle denunce presentate dai palestinesi lesi sono cadute in prescrizione, o comuqnue non si sono mai concluse con accusa e punizione.
A luglio 2011, un gruppo di 127 palestinesi ha dovuto lasciare le proprie terre, spostandsi dall’area A verso la B. Era insostenibile la frequenza delle aggressioni dei coloni israeliani.
Nel lungo periodo queste scelte forzate produrranno effetti devastanti nella vita socio-economica delle comunità palestinesi.
Elisa Gennaro