293 donne sono state uccise nell’ultima offensiva contro Gaza

Women demonstration, Qalandiya checkpoint, West Bank, 7.3.2015
Gaza-Quds Press. In occasione della festa delle donne, il centro Al-Mizan, un’organizzazione palestinese per i diritti umani, ha annunciato gli esiti della guerra sulla Striscia di Gaza, ponendo l’attenzione sulle prime vittime di questa ultima: più di 200 donne palestinesi sono state ferite, mentre ne sono state uccise 293.
In un comunicato stampa emesso in occasione dell’8 marzo, il centro ha annunciato i risultati della ricerca sull’ultimo attacco alla Striscia di Gazza. Nel comunicato, si denuncia che il numero delle donne che hanno abbandonato le loro abitazioni, rese inagibili ed inabitabili dagli attacchi dell’esercito israeliano, si aggira intorno ai 34.697, mentre 2604 case di proprietà di donne palestinesi sono state demolite dalle forze dell’occupazione.
Aggiunge che 791 donne palestinesi, oggi sono vedove dopo che i loro mariti sono stati uccisi dalle forze dell’occupazione israeliana.
In un censimento eseguito dal ministero della Sanità Palestinese, risulta che durante e a causa della guerra, 2168 donne sono state ferite, 600 circa hanno dovuto subire un aborto.
L’organizzazione per i diritti umani, precisa che il deterioramento delle condizioni di vita, le continue violazioni dei diritti umani nelle terre palestinesi e nella Striscia di Gaza, in particolar modo, pone le donne in una condizione difficile. Una condizione che la porta a subire l’oppressione etnica per mano delle forze dell’occupazione, espresse nelle varie forme. Questo ovviamente oltre alle politiche di discriminazione sociale, economica e di sfruttamento che subiscono e condividono con il resto delle donne nel mondo.
Le donne che risiedono nella Striscia di Gazza, vivono condizioni di difficoltà e violazione dei loro diritti ancora più estreme rispetto alle loro connazionali. Oltre ad essere le prime vittime di omicidio da parte delle forze israeliane, esse sono vittime del fenomeno della disoccupazione, povertà e dello sfollamento forzato. Sono anche le prime a pagare il prezzo dell’assenza di una legislazione interna al paese. Ciò le porta a dover sopportare ed acconsentire a condizioni lavorative che non rispondono nemmeno ai basilari principi del diritto del lavoro che sono trattate dalle norme internazionali in materia di diritti umani. Non viene garantito loro, né rispettato, un salario equo. L’orario di lavoro non tiene minimamente conto delle norme internazionali né di quelle nazionali.
La loro sicurezza sul posto di lavoro non viene garantita, e ovviamente le loro ferie non vengono pagate.
Le sofferenze delle donne palestinesi della Striscia di Gaza non sembrano volersi fermare. Oltre a tutto ciò, esse vengono uccise, maltrattate e arrestate da parte delle forze dell’occupazione. Tutti i suoi diritti, sia politici che civili, vengono sistematicamente violati. Non hanno il diritto di viaggiare o muoversi liberamente. Non viene loro garantito nemmeno il diritto alla sicurezza. A causa dell’assedio costante e dei continui attacchi militari alla Striscia di Gaza, i loro diritti economici, sociali e culturali, sono continuamente violati.
La loro sofferenza, aumenta anche a causa della percezione del suo ruolo all’interno della società. Tale percezione si aggrava sempre più a causa delle condizioni economiche e dei problemi sociali, che non solo pone la donna su un piano inferiore rispetto all’uomo, ma che in una società patriarcale come quella palestinese, la relega al solo ruolo di procreatrice. Tale condizione, non viola solo i diritti della donna, ma intacca la dignità umana stessa.
Secondo il comunicato, dal 2004 fino ad oggi 38 sono stati i femminicidi nella Striscia di Gaza. Il motivo di tale gesto, spesso è stata la preservazione dell’onore della famiglia. L’organizzazione al-Mizan sostiene che la battaglia delle donne per il raggiungimento, all’interno della società, di un’uguaglianza nei diritti e nelle posizioni sociali, con l’uomo, è un segnale positivo ed assolutamente importante.
La comunità internazionale, ha presentato richiesta affinché la donna palestinese venga protetta e difesa dalle persecuzioni etniche che essa subisce per mano delle forze dell’occupazione, e dai crimini commessi nei suoi confronti, che vedono il loro apice durante gli assedi alla Striscia di Gazza. Il governo palestinese, ha invitato i partiti e le istituzioni a rispettare i diritti delle donne e garantirne il rispetto in ogni momento. Invita a sostenerle e coinvolgerle nei vari ruoli e posizioni sociali. Ruoli e posizioni  che dovranno rispecchiare il suo reale valore all’interno della società. Alle istituzioni palestinesi, è stato chiesto da parte del governo, di sviluppare un piano nazionale orientato verso l’integrazione delle donne nelle istituzioni pubbliche e private che compongono il mercato del lavoro.
Traduzione Asmaa Aboulabil