294 prigionieri gerosolimitani nelle carceri dell’occupazione; 80 di essi provenienti da Silwan

unnamed (1)Gerusalemme-Quds Press. Il Centro per i diritti dei Prigionieri palestinesi della Gerusalemme occupata ha pubblicato i dati secondo cui il numero di prigionieri gerosolimitani rinchiusi nelle carceri dell’occupazione ammonterebbe a 294. Tra essi si segnalano i 36 condannati all’ergastolo, i 2 che da più di 20 anni si trovano in prigione, i 37 minorenni e le 3 donne.

Le statistiche pubblicate dal centro con la collaborazione del Comitato delle famiglie dei prigionieri presentano anche la suddivisione dei detenuti gerosolimitani in base alla zona cittadina di provenienza. Secondo tali dati, l’area dalla quale proviene il maggior numero di prigionieri sarebbe quella di Silwan, a sud della moschea di al-Aqsa (80 detenuti), cui seguono Issawiya (39), il campo di  Shu’fat-‘Anata (29), la zona di Sur-Bahir (26), la Città Vecchia (24), l’area del Monte Scopus (17), quella di Kafr ‘Aqab-Qalandya (16), Thawri (12), Bayt Hanina (10), Wadi al-Jawz (9) e Shu’afat (3). Chiudono la graduatoria le aree di Bayt Safafa, Sawana e Shaikh Jarrah con due detenuti ciascuna ed il quartiere di Umm Tuba, dal quale proviene un solo prigioniero.

I dati rivelano che il decano dei detenuti gerosolimitani risulta essere Samir Abu Na’ma (54 anni), detenuto da 28 anni e condannato all’ergastolo. Il prigioniero di più grande prestigio è però Mohammad Abu Teir, membro anziano di Hamas, che ha passato più di 30 anni nelle carceri dell’occupazione. Il più giovane è invece il quattordicenne Shabal Layth al-Husseyni, condannato a 9 mesi di reclusione.

Sempre secondo i dati, la sentenza più pesante è quella decretata contro Wail Kassim, 43 anni, condannato a 35 ergastoli ed in carcere da 12 anni.

Il rapporto sottolinea poi il caso del detenuto gerosolimitano Murad Namr (29 anni), condannato a 10 anni di reclusione ed in regime d’isolamento da ben 9 mesi.

Si segnala infine la presenza nelle carceri dell’occupazione di 53 prigionieri gerosolimitani ammalati e di due deputati della città santa: Ahmad ‘Attun ed il già citato Mohammad Abu Teir.

Traduzione di Giuliano Stefanoni