Ramallah – WAFA e Quds Press. Trenta detenuti amministrativi palestinesi nelle prigioni israeliane hanno iniziato domenica uno sciopero della fame ad oltranza per protestare contro la loro detenzione ingiusta, senza accuse o processo, secondo quanto affermato dalla Commissione per gli affari dei prigionieri palestinesi.
Hassan Abed Rabbo, portavoce della Commissione, ha dichiarato che i prigionieri hanno deciso di intraprendere lo sciopero della fame per protestare contro la politica di detenzione amministrativa, per mezzo della quale i prigionieri sono trattenuti per periodi rinnovabili senza accusa e processo.
I detenuti amministrativi hanno inviato qualche giorno fa un messaggio in cui affermavano che il confronto con la detenzione amministrativa continua e che le pratiche dei Servizi penitenziari israeliani “non sono più regolate dall’ossessione per la sicurezza come vero e proprio motore dell’occupazione, ma piuttosto sono atti di vendetta a causa del nostro passato”.
Il presidente della Commissione per i detenuti ed ex-detenuti, Qadri Abu Baker, ha osservato che un nuovo gruppo di 50 prigionieri si unirà giovedì prossimo allo sciopero della fame.
Israele ha intensificato la sua politica di detenzione amministrativa contro i palestinesi: infatti, il numero di detenuti amministrativi ha superato i 760, inclusi minorenni, donne e anziani. Secondo la Commissione, l’80 per cento dei detenuti amministrativi sono ex-prigionieri che hanno trascorso anni in carcere, la maggior parte in carcere amministrativo.
La politica israeliana di detenzione amministrativa, ampiamente condannata, consente la carcerazione di palestinesi senza accusa o processo per periodi rinnovabili, di solito compresi tra tre e sei mesi, sulla base di prove non divulgate neanche all’avvocato del prigioniero.
Amnesty International ha descritto la politica di detenzione amministrativa israeliana come una “pratica crudele e ingiusta che aiuta a mantenere il sistema israeliano d’Apartheid contro i palestinesi”.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.