Gaza a Ramallah e Nazareth: un unico popolo, unito

It is time for the Palestinian response to be decisive and conclusive.  Memo. L’offensiva criminale israeliana a Gaza si sta svolgendo proprio durante la campagna elettorale israeliana. Per quanto riguarda la tempistica sembra chiaro che si tratti di eventi legati agli obiettivi personali, faziosi e politici di Benjamin Netanyahu ed Ehud Barak. Tuttavia i reali motivi alle base dell’offensiva vanno ben oltre le elezioni, sono connessi a questioni strategiche, politiche e di sicurezza che non tengono conto di chi occupi le posizioni di primo ministro e di ministro della Difesa di Israele.

La leadership della politica e della sicurezza di Israele ritiene che l’Operazione Piombo Fuso non sia più un né un deterrente né una barriera psicologica per la resistenza. È allarmante che il termine più ripetuto dal ministro della Difesa nel suo recente discorso sia “deterrenza”, suggerisce che è questa la preoccupazione principale del governo israeliano, in particolare dopo gli insuccessi della sua guerra contro il Libano nel 2006 e l’aggressione di Gaza nel 2008/9. Sembra quindi che la cosiddetta Operazione Colonne di Nuvola fosse già confezionata per ripristinare il fattore deterrenza. Attraverso la morte, la distruzione e l’intimidazione della gente di Gaza, Israele ambisce a spezzare la volontà della resistenza palestinese.

Nel corso della sua offensiva del 2008/9, il governo israeliano guidato da Ehud Olmert aveva cercato di applicare il principio del divide et impera: aveva dichiarato guerra contro gli estremisti palestinesi a Gaza, mantenendo allo stesso tempo un buon rapporto con i palestinesi di Ramallah. Questa volta Israele minaccia di attaccare Hamas a Gaza, a causa dei suoi missili, e di frenare l’Autorità Palestinese nella Cisgiordania occupata per il missile diplomatico lanciato alle Nazioni Unite.

Considerando la situazione attuale appare palese che le condizioni per la riconciliazione e unità palestinese sono mature. Non ci sono altre tentazioni, anche per quei leader più propensi ai negoziati e l’ostacolo politico principale sulla strada della riconciliazione è stato rimosso, dal momento che non esistono negoziati e non ci sono rapporti, neanche minimi, con IsraeleÈ scontro aperto su tutti i fronti quindi. Come possono i palestinesi affrontarli se sono distratti da fratture nazionali? Come possono affrontare l’aggressione militare, economica, politica e diplomatica se sono disgregati?

È arrivato il momento di una risposta palestinese decisiva e conclusiva. È arrivato il momento di una risposta che evidenzi che i palestinesi sono un solo popolo e che quello che sta succedendo a Gaza è come se succedesse a Ramallah o a Nazareth. I palestinesi sono un solo popolo indivisibile. Ciò che può sconcertare gli strateghi israeliani durante la loro aggressione, che considerano una mossa studiata, è una reazione palestinese che vada oltre ogni divario.

La nostra gente non è debole come tanti loro leader pensano. La fine dei divari può essere annunciata domani, il coordinamento della sicurezza con Israele può essere cancellato, la resistenza popolare può essere attivata, e si può avviare una campagna per imporre sanzioni su Israele. Tutto questo è fattibile oltre ad andare all’ONU e a smuovere la gente e il governo arabi per avere sostegno e solidarietà a favore della Palestina e dei palestinesi.

La reazione palestinese e araba può mandare all’aria i calcoli della leadership israeliana, gli stessi calcoli che hanno portato all’attuale offensiva a Gaza. I governi di Israele hanno ripetutamente scatenato conflitti prima delle elezioni nella speranza di vincerle e hanno perso tutte le volteÈ successo con Peres nel 1996, con Barak nella sua guerra a Intifada nel 2000, a Olmert e Livni nella guerra a Gaza nel 2008/9.  Com’è successo allora si sta ripetendo adesso. Quest’aggressione potrebbe portare alla sconfitta di Netanyahu alle elezioni. Ma ancora più rilevante è che la reazione araba e palestinese sia un deterrente per Israele in futuro. Come sarebbe ironico se Israele fosse andato a Gaza per dissuadere ma una volta là venisse dissuaso lui stesso.

Il dr Jamal Zahalka è un membro dello Knesset Israeliano.

Traduzione per InfoPal a cura di Viola Migliori