450 Palestinesi arrestati per post su Facebook

Gaza-PIC.  Il Centro studi sui prigionieri palestinesi ha riportato l’arresto di 450 Palestinesi, comprese donne e bambini, dopo lo scoppio dell’Intifada di Gerusalemme, nell’ottobre del 2015, con il pretesto dell’istigazione attraverso le reti sociali.

Il portavoce del centro, Riad al-Ashqar, ha dichiarato che l’occupazione ha sfruttato, dopo lo scoppio dell’Intifada di Gerusalemme, le pubblicazioni dei giovani palestinesi sulle reti sociali come pretesto per arrestarli e imporre loro pene carcerarie e porne altri in detenzione amministrativa.

Ha sottolineato che tra i detenuti c’è un certo numero di giornalisti, donne e bambini, e che la prigioniera Sabah Faroun di Gerusalemme si trova ancora in stato di detenzione amministrativa, rinnovata quattro volte, adducendo l’istigazione come pretesto.

Al-Ashqar ha dichiarato che, nel corso degli ultimi due anni, l’occupazione ha istallato un’unità di comando elettronica speciale per seguire tutti i giovani Palestinesi, in particolare i militanti, considerando ogni tipo di pubblicazione riguardante i “martiri”, i loro commenti, e i crimini dell’occupazione come una preparazione psicologica allo scopo di perpetrare degli attentati contro l’occupazione sionista.
Ha aggiunto che i tribunali israeliani hanno comminato centinaia di pene, che vanno da diversi mesi a più anni, contro prigionieri arrestati per istigazione sulle reti sociali nel corso dei due anni precedenti, donne e bambini compresi.

Al Ashqar ha riportato l’esempio della giornalista Sana Dweik di Gerusalemme, che ha passato sei mesi in prigione per “istigazione”, per avere utilizzato le parole “intifada” e “martiri” nel suo lavoro giornalistico, termini comunemente utilizzati nei media palestinesi e arabi.

Secondo Al-Ashqar, l’occupazione obbliga i prigionieri liberati dopo essere stati accusati di istigazione a non utilizzare le loro pagine Facebook per periodi che arrivano anche a molti mesi, oltre a multe o arresti domiciliari, al fine di impedire loro di esprimersi sui siti.

Al-Ashqar ha definito l’arresto dei Palestinesi a causa dell’espressione della loro opinione, “una violazione evidente delle convenzioni internazionali, quali la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1966 e la Carta europea dei diritti dell’uomo del 1950, che permettono alle persone di esprimere la loro opinione e il loro credo in tutta libertà”.

Al-Ashqar ha lanciato un appello alla comunità internazionale che ha firmato tali accordi e testi affinché intervenga per proteggerli dalle violazioni dell’occupazione.

Traduzione di Laura Pennisi