50 anni di fatiche e duro lavoro distrutti in poche ore

Pchr – Gaza. Narrative sotto assedio. 

Nel corso della recente offensiva israeliana, l’operazione Colonna di Nuvole (14-21 novembre 2012), le Forze israeliane hanno attaccato strade, edifici residenziali e civili in aree densamente popolate, provocando ampie distruzioni nelle proprietà civili della Striscia di Gaza.

Verso le 5.30 di venerdì 16 novembre, la casa della famiglia al-Bahtetee, situata nella zona di Tel al-Hawa, nella Striscia di Gaza meridionale, è stata scossa da un missile lanciato da un aereo israeliano: l’obiettivo era il Dipartimento civile del ministero degli Interni, a pochi metri dalla casa degli al-Bahtetee. La famiglia, composta da 27 persone di cui 13 bambini, è riuscita a fuggire dalla casa di due piani, che ha subito danni non ingenti nel corso dell’attacco. Ma nella stessa giornata, verso le 21.30, quattro aerei da guerra israeliani hanno attaccato nuovamente l’obiettivo, sparando 4 missili. Questa volta la casa della famiglia al-Bahtetee è stata danneggiata pesantemente, così come l’officina meccanica situata al pian terreno dell’edificio.

Mahmud Nimer al-Bahtetee, 62 anni, è il membro più anziano della famiglia: “Durante il primo attacco – ricorda -, stavamo tutti dormendo. Improvvisamente le finestre si sono rotte per l’impatto, e alcuni pezzi di vetro hanno colpito alcuni dei bambini, che riportarono lievi ferite”.

“Subito dopo il primo attacco è arrivata la Difesa civile, per tenere sotto controllo i roghi divampati nell’edificio del ministero, sviluppatisi dal generatore di corrente. Le fiamme sono state domate solo alcune ore più tardi”.

“Dopo il primo attacco la mia famiglia si è rifugiata presso parenti e conoscenti in altre zone della città. Ci eravamo divisi in piccoli gruppi, e la comunicazione tra noi era difficile”.

Mahmud rimase invece in casa: “La costruzione della casa per la mia famiglia mi è costata 50 anni di fatiche e duro lavoro, non potei abbandonarla. Tutte le nostre cose erano ancora lì, volevo restare a sorvegliare”.

Al momento del secondo attacco Mahmud era in casa. Egli ci descrive la sua esperienza: “Il secondo attacco è stato molto più massiccio del primo, e sia la casa che il laboratorio hanno riportato danni ingenti. In quel momento ero sveglio, al secondo piano. L’attacco ha fatto sviluppare un incendio nell’abitazione. Macerie dell’edificio ministeriale e di casa mia sono cadute ovunque nei dintorni. Mi sono riparato in angolo e ho visto finestre, porte e mattoni delle pareti cadere a pezzi attorno a me. Questo attacco mi ha molto scosso. Non capisco perché abbiano deciso di bombardare di nuovo e così pesantemente l’edificio del ministero: era già stato distrutto nel primo attacco”.

Mahmoud esprime l’afflizione che prova dicendo: “La parte più orribile di tutto ciò è stato vedere i miei nipoti feriti, in lacrime: uno di loro, che ha solo un anno e mezzo, non ha più parlato dal giorno degli attacchi, e la mia figlia sedicenne è ancora traumatizzata per tutte le vicende. Quando sente un rumore forte corre da mia moglie e inizia a piangere sulle sue spalle”.

Questa non è la prima volta che la famiglia al-Bahtetee è vittima di attacchi militari. Il precedente laboratorio di Mahmoud, che si trovava nel quartiere di az-Zaytoun, fu colpito e reso inutilizzabile durante l’operazione Piombo Fuso (2008-2009).

Ora, Mahmoud e sua moglie stanno in una stanza al secondo piano dell’edificio, mentre figli e nipoti sono ancora ospiti presso conoscenti e familiari, dal momento che la casa non è in condizioni da poter essere abitata. Date le esperienze passate, la famiglia al-Bahtetee ha perso ogni speranza di indennizzo o riparazioni: stanno ripulendo dalle macerie e cercano disperatamente di trovare il denaro necessario per riparare casa e laboratorio.

Secondo l’articolo 53 della Quarta convenzione di Ginevra del 1949, è vietato, alla potenza occupante, distruggere beni mobili o immobili appartenenti individualmente o collettivamente a persone private, allo Stato o a enti pubblici, a organizzazioni sociali o a cooperative, salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari.  Inoltre, l’articolo 147 stabilisce che non sono consentite la distruzione e l’appropriazione di beni non giustificate da necessità militari e compiute in grande proporzione facendo capo a mezzi illeciti e arbitrari. L’articolo 8 (2)(b)(iv) dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale stabilisce che costituisce crimine di guerra lanciare deliberatamente attacchi nella consapevolezza che gli stessi avranno come conseguenza la perdita di vite umane tra la popolazione civile, e lesioni a civili o danni a proprietà civili ovvero danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale che siano manifestamente eccessivi rispetto all’insieme dei concreti e diretti vantaggi militari previsti.

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice