529 sostenitori di Morsi condannati a morte in Egitto

Il Cairo- Ma’an. Nella giornata di lunedì, dopo due sole udienze, un tribunale ha ordinato l’esecuzione di 529 sostenitori del deposto presidente islamista Mohamed Mursi. Si tratta della sentenza più estesa mai pronunciata nella storia dell’Egitto moderno.

Il verdetto, giunto al culmine di un giro di vite ai danni dei sostenitori di Mursi, è probabile venga sovvertito, secondo quanto affermato da alcuni esperti legali, in occasione dell’appello.

L’esercito, sin dalla deposizione di Mursi del 3 luglio, ha arrestato e mandato a processo migliaia di sostenitori del presidente islamista.

Gli imputati, provenienti dalla provincia meridionale di Minya, rappresentano solo una parte del gruppo di circa 1200 presunti islamisti accusati di aver organizzato la sommossa del 14 agosto e di aver ucciso agenti di polizia come ritorsione all’eliminazione di centinaia di manifestanti ad opera delle forze dell’ordine durante lo sgombero di due accampamenti di protesta sorti al Cairo.

Dei 529 condannati, solo 153 si trovano effettivamente agli arresti essendo gli altri, al momento, ancora latitanti. Qualora questi ultimi dovessero decidere di costituirsi, avrebbero diritto ad un nuovo processo.

Nell’ambito del medesimo processo si segnala anche l’assoluzione di 17 imputati.

L’esperto legale Jamal Eid ha precisato che gli appelli potranno essere presentati alla Corte di Cassazione, la quale con ogni probabilità deciderà per l’istituzione di un nuovo processo o per la riduzione delle pene inflitte.

“Questa sentenza è una vera catastrofe, una vergogna i cui effetti nefasti graveranno sull’immagine dell’Egitto per molti anni”, ha dichiarato Eid, capo della Rete di Informazione Araba sui Diritti Umani.

“Il giudice è passato subito alla sentenza”

Durante l’udienza di lunedì, il tribunale ha comunicato la propria decisione al mufti, l’interprete governativo ufficiale della Legge Islamica, perché la ratificasse. Il mufti, durante la sua carriera, ha sempre confermato le condanne a morte.

L’avvocato difensore Mohamed Tousson ha spiegato che il giudice ha avuto fretta di emettere la sentenza di condanna perché infuriato con un avvocato che gli aveva chiesto di respingere le accuse nei confronti degli imputati.

“Non ha nemmeno verificato la presenza di tutti gli imputati agli arresti, fermandosi al cinquantunesimo”.

“Un avvocato gli ha chiesto di respingere le accuse, al che è andato su tutte le furie, aggiornando l’udienza per l’emissione del verdetto”.

“E’ un’incredibile violazione dei diritti degli imputati. La sentenza non potrà che essere rovesciata”, ha aggiunto.

Il processo di un altro gruppo di 700 imputati, tra i quali anche Mohamed Badie, guida suprema del Movimento della Fratellanza Musulmana di Morsi, avrà luogo martedì.

L’Egitto è continuamente agitato dalle proteste dei sostenitori di Mursi e dagli attacchi ad opera di militanti che hanno portato all’uccisione di oltre 200 membri delle forze di sicurezza dal momento della deposizione del presidente islamista.

Amnesty International sostiene che almeno 1400 persone hanno trovato la morte nei tumulti e che molte altre migliaia sono state arrestate.

Mursi stesso è attualmente imputato in ben tre processi, uno dei quali lo vede accusato di aver ordinato l’uccisione di manifestanti che protestavano all’esterno del palazzo presidenziale.

L’esercito ha deposto il presidente islamista, il primo eletto democraticamente in Egitto, dopo un solo anno di governo, sotto la spinta di manifestazioni di massa che ne chiedevano le dimissioni.

Aggiornamento sul “processo Al-Jazeera”

Il crollo del governo Mursi ha finito per esporre anche gli attivisti ed i giornalisti che nel 2011 avevano protestato contro Hosni Mubarak.

Nella giornata di domenica, un tribunale ha rilasciato su cauzione l’attivista di sinistra Alaa Abdel Fattah, simbolo della rivolta contro Mubarak, che era stato arrestato con l’accusa di aver preso parte ad una protesta violenta non autorizzata svoltasi a novembre.

I procedimenti contro gli attivisti come Abdel Fattah hanno destato gravi preoccupazioni circa la possibilità che le pratiche autoritarie tipiche dell’era Mubarak possano fare ritorno.

Lunedì si terrà inoltre la terza udienza del processo nei confronti dei giornalisti del network d’informazione Al-Jazeera, con sede a Doha.

I giornalisti, tra i quali figura anche il reporter australiano Peter Greste, sono accusati di aver diffuso notizie false e di aver supportato la Fratellanza Musulmana.

Tale processo si compie in un momento in cui i rapporti tra Egitto e Qatar, che a suo tempo sostenne Mursi e la Fratellanza, risultano particolarmente tesi.

Molti giornalisti di diversi Paesi del mondo, con il sostegno di Washington e delle Nazioni Unite, hanno organizzato proteste tese a richiedere il rilascio dei colleghi.

Il presidente egiziano ad interim, Adly Mansour, ha assicurato di essere al lavoro al fine di “risolvere la questione nel più breve tempo possibile”.

Ibrahim Abdel Wahal, avvocato dell’egiziano-canadese Mohamed Abdel Fahmy, arrestato insieme a Greste, ha dichiarato alla stampa che lunedì chiederà che il proprio cliente venga liberato su cauzione, in modo che egli possa ricevere le cure necessarie per la sua spalla, fratturatasi prima dell’arresto.

Traduzione di Giuliano Stefanoni