54 anni dal massacro di Kafr Qasem

29 ottobre 1956 – Kafer Qasem, villaggio nei Territori palestinesi occupati – Israele.

Il 29 ottobre 1956, a Kafr Qasem, 49 civili palestinesi furono assassinati a sangue freddo; tra di essi 7 donne, di cui una incinta e 23 minori tra gli 8 e i 17 anni.

Nelle ore in cui Israele invadeva la penisola del Sinai in una campagna congiunta con Gran Bretagna e Francia per rovesciare Nasser, l'amministrazione militare israeliana vigente tra le comunità palestinesi nei Territori occupati nel '48 (Israele) imponeva un coprifuoco.

Per un'amministrazione militare che infieriva duramente sui palestinesi, si trattava di un provvedimento ordinario.

Tuttavia, proprio dagli avvenimenti di quel giorno, la legge marziale verrà messa in discussione dallo stesso governo israeliano.

Mentre l'esercito era impegnato sul fronte egiziano, internamente la guardia di frontiera (Megav) – comandata dalle forze di difesa israeliane con il col. Issaachar Shadmi – sarebbe stata responsabile dell'ordine nella zona del Triangolo, in cui erano compresi sette villaggi palestinesi.

Bisognava anche controllare la frontiera e sventare eventuali infiltrazioni dei combattenti palestinesi dalla Giordania, i feda'yyin.

Uno di questi villaggi era Kafr Qasem e quel giorno il comando spettò al magg. Shmuel Malinki.

Le comunicazioni del coprifuoco furono consegnate a partire dalle 3 del mattino del 29 ottobre, in molti erano già fuori dal villaggio per lavorare e gran parte della popolazione che si trovava altrove sarebbe rientrata dopo il tramonto, proprio nelle ore del coprifuoco.

In molti restarono ignari della notifica del provvedimento e, informato del coprifuoco, il capo di villaggio ammonì gli israeliani sui rischi di lasciare che i civili rientrassero in quelle ore, senza una dovuta comunicazione sulla prescrizione.

L'ordine era di sparare coloro che non avessero rispettato l'imposizione del coprifuoco.

Più tardi, Malinki confiderà che, in una conversazione con Shadmi, il col. israeliano aveva espresso l'intenzione di impartire una lezione alla popolazione affermando: “Chiunque uscirà da casa, sarà sparato. Se nella prima notte di coprifuoco qualcuno oserà violarlo, pagherà e la lezione servirà al resto degli abitanti nelle ore successive. Non voglio sentimentalismi, ma non voglio nemmeno arrestare, concludendo in arabo 'Allah yarhamo'”, (formula usata in memoria dei defunti, ndr).

Gli ufficiali israeliani furono portati davanti alla giustizia: otto furono condannati a pene carcerarie e, da lì a poco, furono tutte annullate.

Anche il magg. Shadmi fu condannato per aver esteso le ore del coprifuoco senza averne ricevuto l'autorità, ma non per il massacro. Assolto, pagherà una pena pecuniaria simbolica – pari a un centesimo di Nis (News Israeli Shekel).

Kafr Qasem è commemorata ogni anno dai suoi abitanti. Furono numerose le vittime e l'operazione fu resa possibile attraverso un inganno pianificato che dimostra, ancora una volta, la tendenza e la natura criminali del Sionismo.

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