“Hamas! Non bere il calice avvelenato!”

Di Khalid Amayreh, Pal.info.

Spero che Hamas possa restare sufficientemente vigile in questi giorni e non venga raggirata dal bere il calice avvelenato che le è stato preparato durante la fuorviante agenda delle elezioni generali in Cisgiordania.

La scorsa notte (l’articolo è del 21 aprile 2013. In quei giorni erano in corso le elezioni universitarie, ndr), le truppe di occupazione israeliana ha fatto irruzione nelle case e nei dormitori dei leader degli studenti islamisti presso l’Università Nazionale al-Najah – al-Najah National University -. Non è chiaro se la scandalosa e ingiustificata detenzione di questi studenti innocenti fosse coordinata dalle forze di sicurezza palestinesi. Le due forze di sicurezza (israeliane e palestinesi)  possiedono un preciso regime di coordinamento, principalmente contro Hamas.

Infatti, nonostante la frequente apparente tensione tra la leadership israeliana e quella palestinese, sarebbe bene far notare che la cooperazione e coordinazione di sicurezza tra le due parti è rimasta  incolume. Inoltre, gli USA hanno sempre percepito che questa coordinazione di sicurezza tra l’esercito di occupazione israeliana e le agenzie di sicurezza palestinesi resta incolume anche al tumulto nella Palestina occupata.

L’arresto dei leader degli studenti islamici, proprio 48 ore prima che si svolgessero le elezioni degli studenti, è un inequivocabile messaggio ad Hamas. Le parole non pronunciate di questo messaggio sembrano dire ciò che segue.

“Non permetteremo ad Hamas di vincere ancora nella West Bank anche se dovessimo arrestare ogni candidato islamista. Abbiamo commesso un errore nel 2006 e non lo ripeteremo ancora”.

Naturalmente, Fatah continuerà a borbottare sulle elezioni, sapendo abbastanza bene che qualunque elezione in base alle presenti circostanze rappresenterebbe una finzione da un punto di vista democratico.

Ma Fatah è assolutamente falso e disonesto riguardo l’intero processo di riconciliazione. Fatah sa che le misure drastiche israeliane contro Hamas andranno probabilmente in suo favore. E quindi non si dovrebbe parlare di elezioni ma di trappola pianificata intesa a far commettere un suicidio politico ad Hamas.

Sfortunatamente, alcuni attivisti islamici e leader in Cisgiordania non sono pienamente consapevoli della gravità della rete tesa per Hamas.

Alcuni di questi leader, inclusi alcuni membri del parlamento eletto, credono che il movimento prevarrà sui cattivi disegni in qualche modo alquanto miracolosamente. Altri pensano, in maniera similmente ingenua, che le masse vanificheranno e impediranno la cospirazione. Ma, francamente, tutte queste reazioni riflesse appartengono al campo della pura illusione, non alla realtà.

Di fatto, molti di questi fratelli hanno trascorso la maggior parte del periodo che va dal 2006 nelle prigioni e campi di detenzione israeliani. Perciò, non vi è dubbio che hanno un’accurata conoscenza della situazione sul campo. Alla luce di tutto ciò, dobbiamo sostanzialmente far capire a questi fratelli che il 2013 non è il 2006 e che gli stessi strumenti utilizzati per mobilizzare il sostegno popolare sette anni fa potrebbero non essere adeguati oggigiorno.

Non c’è dubbio che il supporto a Hamas sia ancora diffuso e forte tra la gente. In ogni caso, il prezzo personale da pagare per sostenere Hamas, promuoverlo o persino votarlo è molto più alto di quanto non lo fosse nel 2006.

Oggigiorno, apparire in un video o programma televisivo, partecipare o prendere parte ad una manifestazione di Hamas può veramente condurti in una prigione israeliana o palestinese. Sì, l’atmosfera di intimidazione della polizia di stato possono essersi mitigate un po’. Ma, ci sono ancora centinaia di migliaia di persone diffidenti nel votare Hamas per paura di ritorsioni e altre conseguenze negative, come perdere il proprio lavoro, essere arrestati o persino torturati.

Hamas non deve farsi ingannare dalle parole dolci sulle elezioni perché i requisiti fondamentali per avere elezioni veramente oneste e democratiche semplicemente non sussistono.

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas recentemente ha dichiarato che organizzare le elezioni era la chiave per ottenere la riconciliazione nazionale. Ma ciò è fuorviante per la semplice ragione che Abbas non fa riferimento alla West Bank, di fatto l’occupazione israeliana continua a controllare tutte le strade e i dintorni nel territorio occupato, inclusa la capitale di Abbas, Ramallah.

Queste questioni devono essere rese note onestamente e in modo risolutivo al mediatore egiziano prima che sia troppo tardi  per timore che i fratelli egiziani cadano nella trappola di pensare che la Palestina sia sovrana e possa essere ritenuta capace di organizzare delle vere elezioni. Soprattutto, Hamas deve insistere nel voler ricevere garanzie di ferro da parte della leadership egiziana sul fatto che Israele non arresterà i candidati di Hamas né prima né dopo le elezioni.

Inutile dire che prendere parte a qualunque elezione in assenza di queste garanzie rasenterebbe la follia di un suicidio politico.

Non sono sicuramente contro la riconciliazione palestinese. Ma sono contro la politica disonesta che coinvolge la nostra gente poiché questo tipo di  raggiro alla fine creerebbe problemi più difficili e cancellerebbe qualunque parvenza di fiducia che possa ancora esistere tra Fatah e Hamas.

Alla luce dei fatti, anziché completare la riconciliazione tra Fatah and Hamas, i due movimenti possono optare per un modus vivendi amichevole fino a quanto il fattore Israele possa essere escluso o neutralizzato.

Un punto finale. Una vittoria per Fatah nelle elezioni considerate potrebbe effettivamente portare alla liquidazione della causa palestinese.

Le leadership di Fatah, come  Mahmoud Abbas, sono ossessionate dalla questione di essere uno stato. A loro non interessa il diritto di ritornare di milioni di rifugiati palestinesi sradicati dalla loro patria ancestrale per mano degli invasori Sionisti dell’Europa Orientale.

Abbas, che ha affermato di non avere il diritto di ritornare a Safad, potrebbe veramente arguire che i rifugiati non hanno il diritto di ritornare alle loro case e villaggi in quella che è ora Israele!!!

E questo rappresenterebbe la liquidazione della loro causa.

Similmente a quelli che si oppongono all’appello di alto tradimento, verrebbero chiamati estremisti e terroristi o quant’altro.

Perciò, è di primaria importanza che Hamas rifiuti di essere un falso testimone del tutto esaurito dei diritti palestinesi.

 

Traduzione per InfoPal a cura di Isabella Pinna