La storia si ripete: l’esercito dell’Egitto come l’esercito dello Shah

Irib. Di Davood Abbasi. Corsi e ricorsi storici, diceva Giambattista Vico.

Era l’8 settembre 1978. La città era Teheran. La piazza si chiamava Jalè, oggi si chiama “piazza dei martiri”. L’esercito intima di non manifestare. La gente lo fa lo stesso ed i generali dello Shah di Persia, che hanno come maggiori consiglieri i colleghi statunitensi decidono di mostrare di cosa è capace “l’esercito dello Shah”. Piazza assediata dai carri armati. Uno, due, tre…i soldati aprono il fuoco e lì, testimoni oculari assistono ad un massacro. 4 mila morti e centinaia di feriti; anche se il regime monarchico parlerà solo di duecento vittime.

Chi conosce la storia dell’Iran sa che quella strage fu la goccia che fece traboccare il vaso e che fece staccare il biglietto di andata senza ritorno per lo Shah e per tutti i suoi generali e i loro consiglieri americani.

Era il 14 agosto 2013. La città era il Cairo. Le piazze erano due. I carri armati c’erano. Le piazze si chiameranno “piazze dei martiri”, bisognerà solo aspettare. L’esercito ha intimato di non manifestare ma la gente c’era. I “generali” di Sua Malvagità el-Sisi che hanno anche oggi come maggiori consiglieri i colleghi statunitensi ma soprattutto qualcuno a Tel Aviv, hanno deciso di mostrare fin dove possono cadere in basso. Uno, due e tre…I morti sono migliaia di nuovo, ed il regime intimorito dagli effetti della sua barbarie ne riferisce meno di 300.

Il governo egiziano intima di non manifestare più. Finirà dunque quì?

I generali egiziani che sono vigliaccamente audaci solo nel giocare a tiro a segno con la popolazione indifesa hanno un grande difetto: non conoscono la storia.

Non comprendono che se fino ad oggi avevano, sulla carta, un qualche sostegno da qualche parte tra la gente, dopo il bagno di sangue di mercoledì 14 agosto, questo sostegno si sarà ridotto ad una nullità. E non conoscono la storia nemmeno i sostenitori dell’esercito egiziano, ovvero Stati Uniti e Israele.

Già ieri in Turchia la gente ha manifestato in sostegno agli egiziani e contro l’esercito; indovinate dove? Davanti all’ambasciata americana. Perché?

Perché la gente ha compreso che è sempre da lì che arriva tutto, quando c’è morte e distruzione in Medioriente.

Ed è inutile che la Casa Bianca si metta a condannare perché ormai non la dà a bere nemmeno ai bambini.

Oggi l’Egitto intero è in lutto per i suoi martiri e quei suoi coraggiosi figli che hanno dato vita per un futuro migliore del Paese.

Ma la nazione dovrebbe anche comprendere che ormai il dado è tratto e che il conto alla rovescia per el-Sisi e la sua banda è iniziato.

“Versate questo sangue, la nostra vita sarà più duratura. Uccideteci, la nostra gente diverrà sempre più cosciente”.

Queste erano le parole dell’Imam Khomeini negli anni della rivoluzione in Iran, che però sembrano pronunciate proprio per l’Egitto di oggi.

E come accadde per l’Iran, anche in Egitto, la gente vincerà. La gente riuscirà…