GAZA, BAGHDAD, BEIRUT: PSEUDOSINISTRE OFFRONO IL CAPPIO AL BOIA 
NAZISIONISTA

FULVIO GRIMALDI, Mondocane fuorilinea

29 marzo 2008

E – lo sapevate? – l’olocausto di Gaza avviene da cinque anni in Iraq 
ogni giorno

Se raccontate una bugia sufficientemente grossa e continuate a 
ripeterla, la gente finirà col crederci. La bugia può essere 
mantenuta solo finchè lo Stato riesce a proteggere la gente dalle 
conseguenze politiche, economiche e militari della bugia. Diventa 
così di importanza vitale per lo Stato usare ogni suo potere per 
reprimere il dissenso, dato che la verità è il nemico mortale della 
menzogna e, di conseguenza, la verità è il massimo nemico dello 
Stato. (Joseph Goebbels)

La manipolazione dei media è oggi più efficiente che nella Germania 
nazista, dal momento che ora siamo convinti di ottenere tutta 
l’informazione che vogliamo. Questo equivoco impedisce alla gente 
addirittura di cercare la verità. (Mark Crispin Miller)

Non temete il nemico, poiché il nemico può solo prendervi la vita. 
Molto meglio che temiate i media, poiché quelli vi rubano l’onore. 
Quel potere orribile, l’opinione pubblica di una nazione, è creato da 
un’orda di ignoranti, compiaciuti sempliciotti che fallirono da 
zappatori o calzolai e si aggrapparono al giornalismo sulla via verso 
l’ospizio. (Mark Twain)

Boicottare i cannibali

La definizione della Palestina come "terra senza popolo per un popolo 
senza terra", finzione ebraico-sionista accreditata in tutto il mondo 
dalla fine del’800, inizio del piano predatorio, fino al giugno 1967, 
quando le fiamme al cielo e la cenere al vento dei villaggi e corpi 
palestinesi incendiati e dispersi si videro da un capo all’altro del 
pianeta, sta per essere finalmente trasformata in realtà. Esponenti 
dell’ultima delle giunte militari impegnate nel genocidio, hanno una 
tale certezza di impunità internazionale da aver espresso il proprio 
delirio sanguinario nei termini di "faremo un olocausto a Gaza" (voce 
del governo). E in una loro settimana lavorativa, pur di rimuovere 
quanto di una dirigenza non venduta e comprata insiste a difendere il 
diritto alla vita del popolo palestinese, i carnefici addestrati dal 
ricordo di Auschwitz e frementi di emulazione, hanno ammazzato 
centoventi esseri umani e ne hanno ferito, mutilato, neutralizzato 
altre centinaia. Come si conviene agli eredi di bagni di sangue 
storici, per primo quello del progenitore Erode, delle loro vittime 
metà sono civili, bambini e donne. Effetti collaterali! Allora sono 
effetti collaterali anche i colpiti dal kamikaze sull’autobus. Com’è 
che si fa tanto casino per questi e si glissa su quelli? Ignorando 
che il kamikaze colpisce comunque occupanti, complici oggettivi o 
soggettivi di un genocidio, gli F16, occupati e perseguitati. Effetti 
di un meccanismo collaudato sui civili palestinesi – Puntate! Mirate! 
Fuoco! – dal fondatore dello stragismo istituzionale israeliano, Ben 
Gurion, e praticato ininterrottamente, da allora fino all’estinzione 
di tutti coloro che opponevano pelle, ossa, ulivi e poesia al modulo 
"terra senza popolo".

Le armi proibite dell’"Esercito più morale del mondo"

E vedendo le agghiaccianti foto della gente maciullata dagli ordigni 
dell’"esercito più morale del mondo", mi sono riapparse le 
devastazioni nei corpi dei colpiti mostratemi dai medici libanesi 
dopo l’invasione israeliana. Devastazioni interne, organi trituratie 
quasi nessun segno esterno. Necrosi che vanificano ogni imputazione. 
Armi nuove, segrete, proibite,chimiche, ad energia. Armi che fanno 
finta di niente, ma che protraggono agonia e dolori inenarrabili. 
Abominazioni scaturite da laboratori USraeliani, dalle psicopatie di 
chi deve arrampicarsi su montagne di cadaveri, solcare imperturbato 
oceani di sofferenza, per allontanare una nemesi che i grumi di 
umanità sepolti in fondo al pozzo delle sue nequizie gli fanno 
tuttavia percepire inesorabile. Mai come oggi è politicamente, 
moralmente, umanamente, giustificato e necessario il boicottaggio di 
queste belve. E mica solo alla Fiera del Libro che ha rimpiazzato 
l’Egitto con lo Stato sionista come ospite d’onore e ha ostracizzato 
i palestinesi. E va qui segnalato l’appello per la costituzione di un 
Tribunale Internazionale sulla Palestina, sul terrorismo israeliano, 
nell’esempio di quello di Bertrand Russell sul Vietnam (sottoscrivete 
a PalTribunal@gmail.com).

Brulicano le larve tra le carogne del palazzo

Intanto, una classe politica irrimediabilmente e universalmente 
veltrusconizzata (sono lieto che la mia crasi "Veltrusconi" abbia 
incontrato tanto favore) e, dunque, in una fase terminale di 
decomposizione che soltanto il brulicare frenetico di larve fa 
sembrare viva e attiva, si volta dall’altra parte, per non vedere, ma 
anche per occultare il proprio compiacimento. E se la talpa non ha 
affatto ben scavato, ben scavato ha invece la lobby. Quella che non 
c’è, ma che si manifesta onnipotente e onnipresente. Quella composita 
e compatta USraeliana che, da un empireo sopra le nuvole, manovra le 
sue carogne di burattini dai variopinti cappelli in testa: PD, PDL, 
Sinistra l’Arcobaleno, Lega, UDC, Destra (gli unici che ammettono di 
esserlo)… Ologrammi dell’antipolitica che ci ammorbano di 
putrefazione sfilando incessantemente, come carillon impazziti, il 
Veltroblob ("la cosa più orribile che abbia mai visto") in testa, nei 
telegiornali e nei cianciaspettacoli e rovesciandoci addosso 
borborigmi senza senso e senza verità. Sono riusciti nel colpo 
maestro esemplificato al meglio dagli Stati Uniti: controllare sia 
l’amico che il nemico fabbricandoli tutti e due e poi facendoli 
giocare alla lotta di classe, o alla guerra. Il primato assoluto di 
una strategia che risale ai primordi della Chiesa cattolica 
apostolica romana, con la simultanea identificazione con i potenti 
(gerarchia, Salesiani, Opus Dei) e la manipolazione dei deboli 
(Francescani, teologie della liberazione), lo ha raggiunto il 
complessino terroristico Bush-Rumsfeld-Wolfowitz-Cheney-Rice-Clinton 
& Co. quando, coglionando il mondo intero, hanno messo in campo il 
pupazzo islamico Al Qaida e gli hanno lanciato contro le "armate del 
Bene". Da noi, ripetizione in sedicesimo, con la sceneggiata di 
quello che Grillo chiama psiconano contro l’omino di burro.

L’omino di burro, il Paese dei balocchi e i ciuchini

E intanto si era fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro 
muoversi in lontananza un lumicino… e sentirono un suon di bubboli e 
uno squillo di trombetta…Finalmente il carro (targa PD) arrivò: e 
arrivò senza fare il minimo rumore, perché le sue ruote erano 
fasciate di stoppa e di cenci… Lo tiravano dodici pariglie di 
ciuchini… ma la cosa più singolare era questa: che quelle dodici 
pariglie, ossia quei ventiquattro ciuchini, invece di essere ferrati 
come tutte le altre bestie da tiro o da soma, avevano in piedi degli 
stivaletti da uomo di vacchetta bianca. E il conduttore del carro?… 
Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una 
palla di burro, con un visino di melarosa, una bocca che rideva 
sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto che 
si raccomanda al buon cuore della padrona di casa. Tutti i ragazzi, 
appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nel 
montare sul suo carro, per essere condotti da lui in quella vera 
cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di 
"Paese dei Balocchi". I ragazzetti erano ammonticchiati gli uni sugli 
altri, come tante acciughe nella salamoia. Stavano male, stavano 
pigiati, non potevano quasi respirare: ma nessuno diceva ohi! Nessuno 
si lamentava. La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero 
giunti in un paese, dove non c’erano né libri, né scuole, né maestri, 
li rendeva così contenti e rassegnati, che non sentivano né i disagi, 
né gli strapazzi, né la fame, né la sete, né il sonno…Ma l’omino non 
rise. Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle e, facendo 
finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà 
dell’orecchio destro. Scusate la lunga citazione, ma che forza 
profetica quel Collodi! Per me, in Italia, prima di lui non c’è che 
Dante.

Il buonismo da rettile di Fabio Fazio

Fabio Fazio, il buonista ontologico dalla testa di uovo sodo 
spellato, definito dall’acuto Celentano il peggiore di tutti, si 
sdilinqua, pur ponendosi protervo su una cattedra più alta di mezzo 
metro dei suoi ospiti, in smancerosi e incongrui panegirici per 
Abraham Jehoshua, della triade letteraria israeliana – lui, più 
Grossman e Oz – sguinzagliata dalla giunta di Tel Aviv ogni qual 
volta alle sue zanne intrise di sangue occorre un veloce risciacquo. 
E quando questo puntellatore di muri di contenzione, esaurita il suo 
fiele contro "l’intifada terrorista", conclude scagliandosi contro la 
soluzione dell’unico Stato binazionale, anatema per chi da anni 
lavora alla reclusione dei palestinesi in inoffensivi e non 
contagiosi bantustan, il marchettaro del fine settimana si precipita 
a farlo santo subito: Questa è onestà intellettuale. E’ appena meno 
farisaico di quell’ Abu Mazen che, presidente golpista di un popolo 
pugnalato alle spalle, per spianare il necropercorso di F16 e carri 
Merkava sui sopravvissuti di Gaza, rinnova la già giudiziariamente 
smantellata bufala israeliana di un Al Qaida a Gaza. A Jehoshua e ai 
suoi compari di dissimulazione, andrebbe messo davanti il 
concittadino Jeff Halper, la cui vera "onestà intellettuale" viene 
chiusa dal "manifesto" tra nefandezze giornalistiche che, pure, non 
rappresentano che i tentacoli della piovra USraeliana. Quel Jeff 
Halper che, rifiutando l’infame simmetria tra vittime che si 
difendono da assassini e assassini in serie che si fanno passare per 
aggrediti, nel progetto "Due Stati per due popoli" individua e 
denuncia il complotto colonialista di Israele e della comunità 
internazionale, con la collaborazione di Abu Mazen. Il progetto di 
apartheidizzare i palestinesi in uno pseudo stato bantustan composto 
da Gaza e tre, quattro cantoni in Cisgiordania, senza continuità 
territoriale. E senza tutto il resto. E già, come farebbero i 
razzisti sionisti a infliggere l’apartheid a quei "cani", "scimmie", 
"ragni" di palestinesi (così li potete udire e leggere descritti 
nell’"Unico Stato Democratico del Medioriente") quando ci fosse uno 
Stato democratico per entrambi i popoli? Oltretutto a rischio di 
sorpasso demografico palestinese (e semita)?

L’astuto imbonitore del consumismo pseudoculturale di Rai Tre, fosse 
un giornalista vero, avrebbe potuto far balenare all’interlocutore 
ebreo ciò che Veltroni in periodico viaggio di lavoro ad Auschwitz 
sicuramente percepisce e accuratamente tace: il parallelo 
agghiacciante tra quel campo di concentramento nazista e il consimile 
lager di Gaza. I tedeschi rastrellarono gli ebrei polacchi e li 
rinchiusero dietro a una barriera perimetrale in una minuscola zona 
di Varsavia.

I tedeschi privarono i reclusi del ghetto di cibo e beni essenziali. 
I tedeschi ridussero a 241 calorie al giorno la media alimentare 
degli ebrei. La media per i reclusi di Gaza è al 61% del necessario. 
I tedeschi tagliarono servizi indispensabili come acqua ed 
elettricità, sabotarono l’assistenza sanitaria, infine distrussero il 
ghetto radendo al suolo case ed infrastrutture. I reclusi del ghetto 
si ribellarono e furono dai nazisti schiacciati a suon di stragi. 
Segnalare le differenze tra Varsavia e Gaza. Ce n’è una: il mondo 
onorò e onora le vittime e i sopravvissuti di quella resistenza e di 
quel massacro; il mondo volta le spalle all’altra parte, quando non 
regge il cappio del boia avallandone la diffamazioni.

Quando TDF molla la contropulizia etnica di Milosevic e s’avventura a 
Gaza

E qui ci mette del suo anche il "buon Tommaso Di Francesco", di 
formazione (e a volte deformazione) balcanica e di depistaggi 
mediorientali Ho già scritto della sussunzione da parte sua 
dell’inversione sionista-imperialista della vicenda Fatah-Hamas a 
Gaza, quando TDF stigmatizza "il golpe perpetrato da Hamas". Da anni 
si sapeva che era vero il contrario, già la stampa egiziana aveva 
pubblicato i documenti scoperti da Hamas nell’arcoriana villa dello 
spione USraeliano Mohammed Dahlan, capo della sicurezza del quisling 
Abu Mazen, che provavano il progetto Usa della liquidazione fisica 
della dirigenza di Hamas, quella regolarmente eletta alla guida del 
governo palestinese e già decimata dai rapimenti israeliani. Già 
l’emittente "Al Jazira" aveva condotto un’inchiesta coronata dallo 
stesso esito. Ma TDF, con l’orecchio ai megafoni sionisti, tirava 
dritto. Poi è venuta la rivista "Vanity Fair", frivola, mondana, ma 
non nuova a exploit giornalistici seri e in controtendenza, a 
pubblicare quei documenti che dimostravano come Hamas abbia solo 
prevenuto il golpe dei rinnegati. A questo punto anche Di Francesco 
deve cedere. Lo fa in prima pagina (6/3/08), divincolandosi un po’, 
ma compensando la ritirata con un profluvio di derisioni e dileggi a 
carico della pubblicazione statunitense. Capisco l’imbarazzo.

Pasolini e la stampa di sinistra che "aballa"

E’ una vera tragedia questa "sinistra", questa "stampa di sinistra", 
che avalla (aballa!) le peggio cose confermando l’omologazione del 
profeta Pasolini. Omologazione veltrusconiana tra vampiri e 
succhiati: tutti vampiri alla fine, di prima, seconda e terza classe. 
Morti viventi di morte. E così "il manifesto", ove più grave è il 
torto, perché più alta la responsabilità. Nel pieno dello tsunami 
omicida israeliano a Gaza, l’opinionista di lusso Zvi Schuldiner, con 
credibilità attestata dalle sue compassionevoli frequentazioni dei 
bersagliati dai fuochi d’artificio di Hamas a Sderot, ci spara dalle 
pagine nobili del "manifesto" carichi di cerchiobottismo che, come è 
intrinseco all’atteggiamento, comportano un colpo al cerchio e dieci, 
risolutivi, alla botte. Cerchiobottismo che, senza più tema di 
correttive intemerate del compianto Stefano Chiarini, avvolge nella 
vasellina la mazza ferrata del crociato sionista. Le bombe-carta 
"Kassam" diventano "pioggia di missili"; la politica di Hamas, 
ricorrendo al diritto dell’occupato di difendersi con tutti i mezzi, 
sancito dall’ONU, oltreché dall’etica, è criminale e sbagliata; 
palestinesi e israeliani pagano prezzi durissimi, e non si precisa, a 
parte l’abissale squilibrio nei prezzi pagati, che i secondi se li 
meritano in quanto occupanti e oppressori, mentre ai primi sono 
indebitamente imposti. Alla pari, secondo Schuldiner, Hamas, con il 
suo popolo decimato e i suoi rappresentanti eletti rapiti e sotto 
chiave senza processo, e la leadership israeliana, impegnata da 
sessant’anni nel genocidio, ci stanno portando su una strada senza 
uscita, colma di sangue e dolore. Chè, vogliamo forse avere il 
cattivo gusto di misurare col bilancino morti e distruzioni, ma anche 
responsabilità, dell’una e dell’altra parte?

Cerchiobottismo: i primatisti del "manifesto"

Schuldiner ha anche la fortuna di poter ricorrere a una spalla. Con 
entusiasmo cita l’europarlamentare PRC Luisa Morgantini che, 
recandosi con lui nella martoriata Sderot, ha ben potuto ascoltare le 
voci di chi subisce l’attacco dei "missili" di Hamas, accreditata tra 
gli israeliani "buoni" per il fatto che non critica lo Stato di 
Israele (criticare uno Stato teocratico fondato sul dominio della 
razza eletta? Non sia mai!), ma la politica sbagliata dei suoi 
governi. "Sbagliata"? Una politica che ha per obiettivo precipuo di 
sbranare i popoli di questa terra, di annichilirne i resti e di porsi 
come modello di Stato alla Destra avanzante del Terzo Millennio, è 
solo un refuso? Non per nulla, Hugo Chavez, che insieme a Fidel la sa 
più lunga di tutti, e come tanti in America Latina ha potuto 
sperimentare il ruolo di sostegno e guida che Israele ha avuto e ha 
per i servizi di sicurezza e di repressione delle dittature e 
oligarchie del Continente, ha definito la Colombia del dittatore 
fantoccio degli Usa, Uribe, "l’Israele dell’America Latina". 
Immancabile la dilagante presenza della Morgantini e affini nel 
"manifesto" dall’iniqua equivicinanza sulla carneficina colonialista 
di Gaza. Non solo nelle citazioni dell’occhiuto Schuldiner. C’è anche 
nella firma che la sua "Associazione per la pace", insieme ad altri 
(Arci, Cgil, Donne in Nero, Fiom, Pax Christi, Ong varie, Un ponte 
per…) pone sotto una lettera aperta ai candidati delle elezioni 
politiche. Qui, alterando ancora una volta i fattori, si parla della 
penalizzazione di un milione e mezzo di persone, per le azioni e 
decisioni di una piccola minoranza. Se credete che come "piccola 
minoranza" questi promotori di fiori nei cannoni degli assediati 
intendano la ciurmaglia di tagliagole che governa la politica e 
l’esercito di Israele, avete sbagliato. Riprovate. Saremmo fuori 
bersaglio se interpretassimo quella "piccola minoranza" come un 
milione mezzo di disperati, incazzati, insanguinati, mutilati che, 
nella stragrande maggioranza, appoggiano chi ha il coraggio e la 
dignità di far valere il diritto alla vita, almeno morendo in piedi, 
reagendo all’aggressione. I bravi firmatari insistono: Condanniamo i 
lanci di razzi "Qassam" in Israele da parte di gruppi armati di Hamas 
ed altre forze estremiste. I razzi fanno vivere la popolazione di 
Sderot nella paura e creano un clima sempre più ostile ai 
palestinesi. Davvero alle generazioni di bambini frantumati dalle 
bombe e granate mirate di Tsahal, incarcerati, torturati, e ai loro 
genitori esperti di analogo trattamento, dovrebbero rompere il cuore 
le afflizioni degli abitanti di Sderot, di quelle brave persone che, 
rubata la loro terra, distrutto il loro villaggio, sradicato le loro 
coltivazioni, cacciato nei campi profughi i titolari, hanno fatto 
fiorire quella terra? E non sono correttamente estremisti di entrambe 
le parti sia coloro che arrivano con le bombe, la fame e la peste, 
avendo dietro le salmerie di tutto il mondo, sia quelli che, soli 
come tonni nella mattanza, non si rassegnano a subire tutto questo, 
limitandosi a invocare morgantinianamente il solito dialogo tra lupo 
e agnello tra i battimani dei bravi signori in tribuna? Peccato che 
Luisa e co., mentre invocano un cessate il fuoco, non si ricordino – 
come si ostina a non ricordarlo nessuno – che gli "estremisti" di 
Hamas quel cessate il fuoco l’hanno proposto invano già mezza dozzina 
di volte. Ora ci aspettiamo che la simpatica combriccola di pseudo-
equivicini formuli un appello anche per l’Iraq, chiedendo agli 
"estremisti" della Resistenza di smetterla di far vivere nella paura 
i portatori guantanamisti di democrazia, come anche le loro 
marionette nella "Zona verde" e associate milizie tagliagole a mezzo 
servizio con l’Iran.

Ah, quegli estremisti di Hamas!

Potrei insistere con quel gioiello di giornalismo equilibrato che 
questo Schuldiner da prima pagina, pagina cui non accede l’unica voce 
decente e competente, dopo Chiarini, che il "manifesto" abbia in 
Medioriente, Michele Giorgio. Quello di Hamas, "fazione dura" (?), 
sarebbe avventurismo militare. Hamas ha aggravato la situazione", 
Hamas forza militarmente la crisi, "sono i duri di Hamas che erano 
disposti a una nuova invasione israeliana… Palestinesi e israeliani 
sono oggi vittime del gioco di scacchi tra gli Stati Uniti, sempre 
più attivi con la loro politica del terrore (mica quella di 
Israele!), Israele e la fazione militare di Hamas… il gioco sporco di 
due leadership criminali… il lancio criminale dei razzi…Sangue e 
vendetta, vendetta e sangue. Sangue e vendetta? E già, mica 
occupazione e liberazione, mica genocidio e resistenza, cosa vi 
credevate? Con la "modernità" di Veltroni e "l’innovazione" di 
Bertinotti, con l’equidistanza-vicinanza di pacifisti a 360 
utilissimi gradi e degli avvoltoi Ong, vogliamo ancora trascinarci 
dietro le bubbole del diritto internazionale, delle risoluzioni Onu, 
della sacrosanta legalità della lotta di liberazione, di quella 
algerina, africana, araba, irlandese, cubana, vietnamita…? Stiamo 
dalla parte giusta, stiamo con i "moderati" di entrambe le parti, 
dividiamo a metà torti e ragioni (un po’ più della metà versus molto 
meno della metà). Estremisti di entrambe le parti (ma soprattutto 
quei terroristi di resistenti), raus!

Quei martiri di Sderot

Per raddrizzare una bilancia pericolosamente pencolante sotto il peso 
abnorme del sangue palestinese, questo campionissimo della 
mistificazione manifestaiola si precipita a Sderot al momento in cui 
la macelleria israeliana a Gaza raggiunge il – momentaneo – culmine. 
Bella mossa. Come spararti una torcia in faccia mentre stai guardando 
bruciare Gaza. Permette al "manifesto" del Valentino Parlato, che 
marchia di "antisemiti" coloro che non vogliono onorare alla Fiera 
del Libro di Torino lo Stato serial killer di semiti, di porre sullo 
stesso piano e in analoga evidenza il massacro nazistoide a Gaza, 
raccontato dalla vox clamantis in deserto Michele Giorgio, e le 
ambasce dei colonizzatori e predatori di Sderot. Costoro sono alla 
mercè della pioggia criminale di missili, effetto della politica 
criminale dell’ala dura di Hamas. Schuldiner si aggiusta la foglia di 
fico dell’equidistante, invocando in chiusura un negoziato serio ed 
equo che, solo, potrebbe rompere il circolo di sangue… Peccato che 
questo criptosionista non si chieda chi abbia offerto cento volte il 
dialogo e la tregua, venendo sistematicamente respinto a forza di 
assassini e atrocità disumane. Chi lo abbia perseguito invano, 
perfino a costo della propria dignità e della sopravvivenza del suo 
popolo.

Giuliana Sgrena col cappio in mano

L’epitome della giornalista piagnona epperò dotata di scudiscio a 
sette code in difesa dei valori occidentali, glorificata per meriti 
di sequestro a dispetto dei suoi deragliamenti scritti, è Giuliana 
Sgrena, l’eroina del "manifesto", rapita a Baghdad dopo aver 
intervistato le donne di Falluja sopravvissute allo sterminio al 
fosforo degli Usa (senza peraltro averci mai raccontato, prima 
dell’inchiesta di Sigfrido Ranucci su Rai News 24, le cose che quelle 
donne le avevano rivelato). Giuliana Sgrena è di quella categoria di 
inviati, prospicua nel "manifesto", che versano calde lacrime sulle 
vittime della guerra, confortando al tempo stesso le ragioni 
propagandistiche che l’aggressione l’hanno voluta giustificare. Così 
sugli "integralisti islamici" di Algeria e di tutti i paesi, così su 
Al Qaida, così sul "terrorismo islamico", così sulla "società civile" 
afghana che vorrebbe tanto l’occupazione occidentale, solo un po’ 
meno bombarola. Sgrena e i suoi colleghi nel giornale non ci hanno 
mai spiegato come mai il "quarto uomo" della macchina che portava 
Calipari, l’agente Sismi e Sgrena, di cui per tre giorni loro e 
l’unità di crisi affermavano l’esistenza, sia poi svaporato nel 
nulla, mai esistito.Un patto con gli Usa che cela un passaggio 
inconfessabile delle trattative di Calipari con i rapitori? Una 
dimenticanza? Un refuso?

Alì, il chimico?

Ma Giuliana Sgrena ha dato ancora una volta il meglio di sé in 
occasione dell’annuncio dell’imminente impiccagione a Baghdad di Ali 
Hassan Majid, detto anche da lei "Ali il chimico", come prescritto 
dalle centrali di demonizzazione Cia. Il tribunale che lo ha 
condannato è uno scherzo giuridico osceno, istituito e governato 
dagli Usa, nel quale gli avvocati della difesa vengono ammazzati e i 
testimoni sfavorevoli alla sentenza predecisa picchiati e 
incarcerati. Ma Sgrena si limita a deplorare che il tribunale 
speciale iracheno non va molto per il sottile sui prigionieri 
eccellenti. Gentile. Non fosse per quello, e non si trattasse di mera 
vendetta, la sentenza potrebbe anche passare, vero? Per Sgrena, Ali 
Hassan Majid è, come da copione, un criminale, uno dei più feroci 
esponenti del regime di Saddam. Naturalmente Al Majid, in quanto 
comandante in capo delle truppe irachene nel 1988, durante 
l’offensiva "Anfal" contro i secessionisti curdi, quinta colonna del 
nemico iraniano, condusse a Halabja una feroce offensiva contro la 
popolazione kurda… che aveva provocato secondo una stima di Human 
Rights Watch, circa 100.000 vittime, se non 180.000… un bombardamento 
di gas mostarda e di gas nervino (sarin) provocò la morte di 5000 
civili… Pari pari dal "New York Times", massimo fautore mediatico 
dell’aggressione all’Iraq, proprio perché motivata – secondo Bush – 
dal fatto che Saddam gassò la propria gente. Peccato che l’emula del 
"più autorevole giornale di lingua inglese", però dichiaratamente ed 
entusiasticamente filo-israeliano, non abbia riportato anche l’ampio 
articolo sullo stesso giornale il 31/1/2004, nel quale il massimo 
responsabile al tempo della Cia per il conflitto Iraq-Iran, Stephen 
Pelletiere, confortato da altri documenti Cia, dimostra come a 
Halabja non morirono 5000, ma qualche centinaio di abitanti e che 
morirono non per un bombardamento iracheno (è provato che in quella 
campagna non furono impiegati aerei), ma per uno scambio di mortaio 
tra iraniani e iracheni. Le granate contenevano gas nervino, poi 
spostato dal vento verso l’infelice Halabja. Di nuovo, peccato che i 
servizi segreti di tutti i paesi abbiano dimostrato che l’Iraq non 
possedeva gas nervino, ma solo antrace, e che il gas nervino invece 
era in possesso delle forze persiane e da loro ripetutamente 
utilizzato nella guerra. Per Pelletiere e tutti gli esperti non 
asserviti alle diffamazioni Cia, quel gas era stato sparato dagli 
iraniani. Come dissero tutte le fonti sul posto e anche il 
Dipartimento di Stato Usa al momento del fatto. Quanto al massimo 
propulsore della leggenda gas-Halabja, la Ong "Human Rights Watch", 
presieduta dal filo-israeliano Roth e nota per un sistematico 
approccio tipo due pesi e due misure nei confronti dei nemici degli 
Usa, delle sue 100.000 e più vittime di "Anfal" non si è mai trovato 
traccia. E sì che si sono dati da fare per scovare le "fosse comuni 
di Saddam" (esperti com’erano di clamorosi flop per le "fosse comuni 
di Milosevic" in Kosovo).

Inevitabilmente, spargendo vittime lungo il suo corso deragliato, 
Sgrena attribuisce le esitazioni Usa sull’attribuzione ad "Ali il 
chimico" delle nefandezze chimiche, al solito dogma dell’occidente 
che ha rifornito il regime di Baghdad di armi chimiche, implicando la 
trita patacca del "Saddam uomo degli americani" che tanto è servita a 
sabotare il sacrosanto sostegno della sinistra mondiale al paese 
aggredito. Le famose armi Usa fornite all’alleato Saddam, le avete 
mai viste? In quale dei milioni di immagini delle guerra Iraq-Iran, 
della prima guerra del Golfo, del successivo conflitto tra 
governativi e secessionisti sciti e curdi, della guerra del 2003, 
avete visto anche solo un fucile di fabbricazione Usa? Sempre e solo 
armamenti sovietici vecchi di trent’anni, qualcosina di est-europeo, 
di italiano e di francese. Giuliana Sgrena sospenda un attimo il 
lacrimare sui bimbetti iracheni – quelli del tutto dimenticati 
dell’"una Gaza al giorno per cinque anni" – e ricordi come fosse 
proprio l’anatema di Bush, della Cia e del consanguineo "Human Rights 
Watch" contro "Saddam gassatore del proprio popolo", a fornire il 
pretesto per la più criminale guerra di aggressione, occupazione e 
sterminio del nostro tempo. Poi le permettiamo una lacrima sul fatto 
che, ripetendo ad usura il concetto, anche lei abbia dato una mano a 
quel crimine. Esattamente come ora ha offerto il cappio al boia di 
"Alì il chimico". Dimmi con chi vai…

Di fascisti e "narcoguerriglieri"

Non poteva mancare, nella scia del cerchiobottismo imperfetto di 
Sgrena, Di Francesco o Schuldiner (cerchiobottismo che salva il 
cerchio e sfascia la botte) chi, approfittando dell’assenza del 
valido latinoamericanista Matteuzzi, s’intrufola nel giornale come 
Guido Piccoli, o in rete come Gennaro Carotenuto, per schizzare fango 
sulle FARC colombiane, a supporto di chi ne demonizza la lotta di 
liberazione facendone "terroristi" e "narcoguerriglieri". Agevolando 
così il ruolo che gli Usa hanno assegnato alla Colombia del 
narcofascista vero, Uribe, quale ascaro contro i paesi e governi che 
si sono affrancati dal dominio imperialista, Venezuela, Bolivia, 
Ecuador. Nel momento in cui l’operazione controrivoluzionaria e 
destabilizzatrice diventa lampante, con il massacro di Raul Reyes e 
altri 20 compagni delle FARC in territorio ecuadoriano, al fine di 
sabotare uno scambio di ostaggi che stava procurando il giusto 
riconoscimento alle FARC ed esaltava la mediazione di Chavez, cosa 
fanno il "colombista" Piccoli e il tuttologo Carotenuto? Paratosi il 
culo con qualche biasimo al farabutto degli Usa, Uribe, tornano ad 
avventarsi sulle FARC, come penosamente fatto quando, all’epoca del 
primo scambio, fecero proprie le calunnie di Uribe su una presunta 
truffa della guerriglia relativa al figlio di uno degli ostaggi. 
Smentiti e svergognati dagli avvenimenti, Piccoli e Carotenuto non si 
ravvedono, ma contrappongono alla grande e generalizzata barbarie di 
Uribe una, più limitata e sporadica, ma sempre ingiustificata, delle 
FARC! Riecheggiando poi l’insinuante dubbio dei benpensanti di 
complemento se questo protagonista armato sia forza belligerante 
d’origine politica, o banda di terroristi o di narcoterroristi. 
Piccoli non risponde esplicitamente, ed è già una mascalzonata e un 
insulto a quanto tutti gli onesti e competenti sanno. Ma, con 
perfidia, avvolge la sua risposta al cianuro (del resto già data 
molte volte) nel cellophane: E’ vero: le Farc assomigliano poco ai 
rivoluzionari cubani della Sierra Maestra, ai sandinisti del 
Nicaragua e, ancora meno, agli zapatisti messicani, avendo troppe 
volte usato gli stessi metodi del nemico, contribuendo a imbarbarire 
la guerra interna… Ma il sublime della professionalità giornalistica 
la raggiunge questo Carotenuto quando così suddivide il bilancio 
delle nefandezze in Colombia: 95% a Uribe, 5% alle Farc. Ovviamente 
questo luminare della statistica ha battuto palmo palmo i milioni di 
chilometri quadrati della Colombia, non lasciandosi sfuggire neanche 
la più piccola delle nefandezze di ambo le parti. Scientifico. 
Pulitzer non avrebbe saputo fare meglio. Sapendo quali sono i termini 
del conflitto cubano e latinoamericano, nel quale le FARC sono da 
quasi mezzo secolo un’avanguardia della liberazione, a leggere queste 
cose viene la nausea. Precisiamo, comunque, come sia una bella 
fortuna che la guerriglia colombiana non assomigli ai fasulloni 
messicani, governati da 14 anni da un despota onanista, modellato su 
Zorro, il quale non ha saputo far di meglio che sabotare la vittoria 
presidenziale del candidato della sinistra, Lopez Obrador. Quel 
candidato più o meno socialdemocratico, ma certamente un’ottima 
tortilla rispetto al rigurgito tossico dell’amerikano Caldiron, che, 
alla faccia del logoro vaniloquista mascherato del Chapas, avrebbe se 
non altro sottratto il Messico allo schiavista Usa.

Pane avariato e vino con lo spunto

Annunciando l’edizione speciale del giornale il lunedì durante la 
campagna elettorale, Valentino Parlato, un altro lacrimatore sulle 
sventure causate dai cattivi e, d’altro canto, sdegnato fustigatore 
degli "antisemiti" promotori di olocausti che boicottano la Fiera del 
Libro, invoca l’ennesimo soccorso dei suoi lettori. Lettori, 
peraltro, obnubilati dalla ripetizione di stereotipi perfidi e falsi. 
Dice che il giornale vuole essere presente in questa campagna 
elettorale, anche il lunedì, per dire pane al pane e vino al vino, 
per dire la verità… Viste le premesse, si va verso un altro festival 
di patacche imperialiste e, dunque, verso un altro salasso di 
vendite. Basta vedere come il giornale ora pencoli verso quella 
quintessenza dell’impostura e del cinismo capitalista che è Hillary 
Clinton. Orrida ma donna. E a proposito di elezioni, scartato 
l’ambiguo appello del solito Campo Antimperialista ad "astenersi", 
cioè ad annullarsi nella palude indistinta dei menefreghisti, mai 
come stavolta risalta l’opportunità di intervenire, attivamente e in 
modo da potersi contare, con la scheda annullata. Rifiuto esplicito e 
riconoscibile della complicità oggettiva con quella galleria degli 
orrori che si dipana dalla Sinistra l’Arcobaleno fino allo squadrista 
Storace. Una galleria degli orrori al cui capezzale sinistro, alla 
faccia di tutto, sono subito accorsi la Veneranda Maestra di Rue de 
Rivoli, Rossana Rossanda (solita spocchia: niente è più derisorio 
delle punte di astensionismo che emergono qua e là, infantile "non 
gioco più" mentre rotola il mondo), e il suo scudiero Parlato che 
fantastica di voto utile per frenare il PD… nel quale tanti sono 
compagni. Compagni tuoi, Valentino, soprattutto se insisti col mantra 
filo-nazisionista dell’"antisemitismo" e col far imbrattare il tuo 
giornale dalle diffamazioni elaborate nei laboratori della menzogna 
guerrocratica. Compagni di quel Bertinotti che, preso a pesci in 
faccia dal restauratore veltrusconiano di un protocapitalismo in 
salsa fascistoide, sulla cui lista svettano i gagliardetti di 
generali Nato, sbirri di rango, fanatici cattolici, radicali dei 
diritti civili e di Israele e licantropi dell’economia capitalista, 
promette che se saremo forti, il PD sarà costretto a guardare un po’ 
a sinistra. Giusto un po’, mica pretendiamo molto. Solo un po’, come 
con Prodi.

I Cobas, sempre loro

Dovremmo mandare a memoria le inserzioni dei Cobas. La cantano in 
maniera ineccepibile agli invotabili delle spedizioni coloniali, 
dell’apartheid sindacale, dei contratti nazionali evirati e 
triennalizzati, delle privatizzazioni, esternalizzazioni, 
aziendalizzazioni, a massacro degli utenti paganti e a iperprofitto 
di una classe dirigente tutta fatta da mafiosi, scaldini, furbetti 
del quartierino, degli sconti del fisco (cioè di tutti noi) su salari 
massacrati dalle imprese, degli otto ammazzati al giorno sul lavoro e 
da malattie professionali, della devastazione demenziale 
dell’ambiente e della civiltà con Grandi Opere predatorie, del 
ritorno al nucleare, dell’incenerimento diossinico, della spesa 
pubblica dirottata a scuole e cliniche private e via dall’istruzione 
e dalla salute. La devono cantare, costretti in un angolo a pagamento 
da un "manifesto" che gli nega visibilità per non irritare i 
firmatari degli accordi su welfare, legge Biagi, precariato, 
contratti metalmeccanici e missioni di guerra. Non un candidato, non 
una lista da votare, dicono i Cobas. Non un candidato, non una lista.

All’armi, all’armi! Siam veltruschini…

E mentre tutta la galleria degli orrori stende la sua tacita 
connivenza sullo tsunami di morte con cui i più cari e democratici 
dei nostri alleati investono mezzo mondo, davanti alle coste libano-
palestinesi alza le sue batterie di missili l’incrociatore Usa 
"Cole". Pronto a dirottare quell’uragano anche contro gli 
irriducibili di un Libano nel quale i "nostri ragazzi" col casco blù 
si stanno preparando a dare corso al mandato della "comunità 
internazionale". Un mandato che farebbe l’invidia dei Graziani e dei 
Badoglio di Libia e Abissinia, pivellini in orbace di quanto ci 
apprestiamo a fare noi in casco blù, dal Libano all’Afghanistan, dal 
Sudan al mondo, sgambettando allegri al filo dei pupari. E se Prodi, 
saltando a piè pari macerie di ospedali e scuole, servizi pubblici da 
rottamare e sfascio industriale, ci ha fatto settima potenza militare 
mondiale, possiamo immaginarci cosa farà l’omino di burro, il 
Veltroblob. Tutto questo ci renderà pezzenti, ma incrementerà il PIL. 
Tutto questo si chiama "sviluppo", strumento della Banca Mondiale e 
del FMI per indebitare e privare della sovranità i paesi deboli e 
poveri, "Sviluppo" che oggi è diventato "bipartisan", condiviso 
perfino dalla sedicente dissidenza interna del bertinottume. Quella 
fintidenza di magniloquenti rivoluzionari e, al tempo stesso, 
firmaioli di guerra e portatori d’acqua del regime. Coloro che se ne 
intendono pensano e Claudio Grassi e Alberto Burgio, poltronari 
parlamentari ex-"Ernesto". Sviluppo come strumento di lavoro per la 
costruzione di quel consenso dei subalterni che Antonio Gramsci 
definisce cruciale per qualsiasi progetto di egemonia (Ugo Mattei, in 
quegli spazi del"manifesto" per i quali ancora ci sottoponiamo alla 
gogna delle sue adulterazioni). Ricordiamoci anche che questo 
"sviluppo", o "crescita", mantra che incessantemente rotola nell’ ore 
rotundo di tutti, dal Capo dello Stato all’antagonista dello 
"sviluppo sostenibile", si incarna nelle privatizzazioni e produce 
ovunque disastri sociali spietati e irrimediabili che, a loro volta, 
esigono apparati repressivi fascisti (es. Legge Acerbo= Porcellum), 
comportano la Genova del G8 e successiva sfilza ininterrotta di 
mazzate, le condanne delittuose di Firenze, Milano, Cosenza, il 
soffocamento di ogni anelito di rivolta e di ogni tentativo di 
emancipazione.

In origine fu la guerra. Dove casca l’asino dell’omino di burro.

Siccome al centro di tutto questo sta la guerra e la politica di 
riconquista coloniale del Mondo, con in prospettiva lo scontro 
Armagheddon tra Asia e Occidente, le cadute del "manifesto" e delle 
"sinistre radicali", le mistificazioni, il passivo o attivo ripetere 
dei falsi stereotipi fabbricati per una lobotomizzazione a fini di 
dominio, sono da denunciare e combattere con precedenza assoluta. 
Sono avvolte nella nebbia della credibilità tradita, non verificata. 
E’ quella nebbia che va dissipata. Se la mia casa brucia, con chi me 
la prendo per primo, con l’incendiario, o con mio fratello (si fa per 
dire) che mi impedisce di spegnere? Sempre che non voglia ricorrere 
al sicuramente miracologenico cadavere riesumato di Padre Pio, che 
spegne ogni cosa, anche il lume della ragione. Battuta? Perché, quel 
Bertisconi, sodale e missionario dello sbiancacervelli Massimo 
Fagioli, una specie di guru alla Raineesh dalle dodici Rolls Royce 
bianche, è una battuta? E pensare che sfottevamo Craxi per i suoi 
nani e ballerine.

Fulvio Grimaldi
Mondocane Fuorilinea

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