PHRI preoccupata per le decisioni del tribunale e degli ospedali israeliani

PHRI-e1473405884846Imemc. Physicians for Human Rights-Israel (Medici per i diritti umani-Israele, PHRI) ha diffuso un comunicato stampa che qui riportiamo.

“PHRI è preoccupata dalla recente decisione della Corte israeliana di congelare temporaneamente la pratica relativa alla detenzione amministrativa di Muhammad e Mahmoud Balboul, in quanto in sciopero della fame e necessitanti di cure mediche, fino a che le loro condizioni di salute non miglioreranno, con la facoltà di rinnovare le misure detentive una volta usciti dalle attuali condizioni critiche”.

La notizia giunge dopo la decisione della commissione etica dell’ospedale Wolfson di permettere il trattamento medico forzato dei due uomini, in aperta violazione dell’etica professionale e delle leggi nazionali.

Seguendo quanto accaduto a Bilal Kayed, al quale è stata negata la visita di un medico privato e per 71 giorni di sciopero della fame è rimasto incatenato al letto, queste ed altre misure testimoniano tutte le intenzioni di Israele di utilizzare vari metodi per rompere il digiuno dei prigionieri.

Muhammad e Mahmoud Balboul, 25 e 23 anni, stanno scioperando da 60 giorni. La decisione della corte di congelare il loro provvedimento fino a che le loro condizioni di salute non migliorino, ma senza di fatto condonare la detenzione, sta creando un pericoloso circolo di manipolazioni che possono venire perpetrate senza fine.

All’interno di questo circolo vizioso il detenuto, una volta raggiunto il punto critico, è costretto ad interrompere il suo digiuno – digiuno che consiste in una strategia non-violenta che richiede enorme capacità di resistenza psicologica – mentre il vero problema della detenzione amministrativa rimane irrisolto.

Nel mentre, la commissione etica dell’ospedale Wolfson, com’è visibile dai documenti medici, è arrivata alla decisione di nutrire forzatamente Muhammad Balboul e al Qaadi, un 19enne compagno di digiuno.

I medici hanno tentato di nutrire Balboul, ma il ragazzo ha resistito fisicamente al tentativo, dunque i dottori non hanno insistito per paura dei possibili danni che gli avrebbero causato.

Nel frattempo anche il team che seguiva il giovane al Qaadi ha interrotto il trattamento forzato, sempre per paura di conseguenze fisiche gravi dal momento che “non esiste molto letteratura medica al riguardo, ci muoviamo su un terreno inesplorato”.

Anche in passato si sono verificati simili scioperi della fame, come quello legato all’indipendenza irlandese nel 1920 o quello dell’IRA nel 1980, e ora come allora affrontiamo giorni critici.

La commissione etica dell’associazione PHRI, composta da medici volontari, ha scritto all’ospedale Wolfson per protestare contro la decisione priva di etica e contraria la legge, e ha richiamato la commissione etica dell’ospedale e lo staff medico al rispetto delle volontà dei pazienti.

In risposta il Dottor Yizhak Berlovitz, direttore dell’ospedale, ha scritto sostenendo che la struttura agisce in accordo all’etica e alla legge.

E’ evidente che non sia stato questo il caso, in quanto secondo la legge che stabilisce i diritti del paziente, finché questo è cosciente qualunque intervento su di lui da lui non richiesto è violazione della legge. La pratica è anche contraria alla Dichiarazione di Malta, che specificatamente si riferisce ai pazienti in sciopero della fame, affermando che non possono essere costretti a nutrirsi se non lo desiderano.

Nelle sue osservazioni finali di questo 2016, la Commissione Europea contro la tortura ha segnalato che “la Commissione è preoccupata per le accuse di casi in cui i prigionieri impegnati in sciopero della fame sono stati puniti o sottoposti a maltrattamenti” (paragrafo 26) e raccomanda che Israele “urgentemente adotti le misure necessarie per porre fine alla pratica della detenzione amministrativa e garantisca a tutte le persone che sono attualmente trattenute in detenzione amministrativa tutte le garanzie giuridiche di base” (paragrafo 23).

Purtroppo il desiderio di Israele di spezzare la volontà degli scioperanti presagisce che tali pratiche continueranno, mentre gli scioperi della fame proseguiranno così come le politiche di detenzione amministrativa arbitraria e abusive.

Chiediamo alla comunità internazionale di premere per il rilascio dei tre uomini, al Qaadi, Muhammad e Mahmoud Balboul, e di porre fine a pratiche dure, inumane e degradanti che spingono affinché i prigionieri si lascino sfamare, e  di rivedere le violazioni continue e sistematiche dei diritti umani dei prigionieri e detenuti palestinesi, in particolare per quanto riguarda la politica della detenzione amministrativa”.

Per ulteriori informazioni:
Dana Moss
International Advocacy Coordinator
dana@phr.org.il
Cell: 054 575 3426

Traduzione di Marta Bettenzoli